3 maggio 2010

IPOTESI DI AGENDA PER UN GOVERNO RESPONSABILE DELLA CITTÀ


Con questo articolo vorrei dare una traccia degli elementi utili per una gestione socialmente e ambientalmente responsabile della metropoli, intendendo per responsabile una gestione tesa a garantire diritti e risorse a tutti i cittadini in modo inter e infra generazionale. La traccia è costruita con grande semplicità facendo riferimento agli obiettivi delle reti della comunità internazionale, espressi attraverso convenzioni, direttive e programmi quadro. Per uscire dall’attuale deriva provinciale è indispensabile la consapevolezza che solo una nostra attiva e creativa partecipazione alle reti internazionali di collaborazione fra portatori di interesse e fra città permette di risalire l’attuale situazione di declino.

In base ai contenuti della Conferenza di Rio, sottoscritti anche dalla nostra municipalità, questo modello di governo richiede un corpo politico:

* ad alta alfabetizzazione, capace cioè di comprendere e gestire una molteplicità di linguaggi, legati alla moltitudine di portatori di interesse, e di coglierne la rapida evoluzione, anche a causa delle mutazioni nella struttura delle comunicazioni;

* ad alta sensibilità verso il limite di consumo delle risorse, il cui esaurimento è accelerato dall’eccesso di pressione ambientale che l’attuale modello di crescita metropolitana esercita sulla capacità bioproduttiva del nostro territorio.

Un tale corpo politico sarà capace di avviare un autorevole dialogo fra Milano e il contesto delle metropoli e megalopoli internazionali per lo sviluppo di processi sociali, economici e ambientali sostenibili, con le conseguenti opportunità virtuose che ne derivano (un processo iniziato negli anni ’90 con la campagna delle agende 21 e dal quale Milano è sempre stata sostanzialmente assente).

In coerenza con lo statuto fondativo dell’Unione europea l’obiettivo politico primario diventa così l’aumento della coesione sociale, quello strumentale la promozione di uno sviluppo basato sulla dematerializzazione (per diminuire il prelievo di risorse naturali e rivalutare la produzione di beni e servizi della natura).

La crescita della coesione sociale è finalizzata agli effetti positivi del dialogo propositivo tra le tante diversità che caratterizzano la nostra comunità (sostituendo così una politica basata sull’indice di felicità alla vecchia una politica basata sull’indice di edificazione). Di grande portata è il paradigma della dematerializzazione (elemento centrale delle leggi finanziarie dei paesi del Centro-Nord Europa), il quale implica, nelle metropoli sviluppate, un aumento di 10 volte del rapporto fra produttività e consumo di risorse naturali (il Fattore 10 teorizzato dal Wuppertal Institut). I politici, anziché proclamare ripetutamente “stiamo uscendo dalla crisi” devono prendere consapevolezza circa l’urgenza di promuovere la riconversione delle nostre industrie ad alto consumo di risorse ambientali, quali l’edilizia e il trasporto individuale, di avviare settori innovativi quali nanotecnologie, biotecnologie e nuove telecomunicazioni e, soprattutto, di promuovere una visione dello sviluppo economico che dia priorità alla crescita delle risorse naturali, anziché al loro sfruttamento per la produzione di capitale fisico (beni strumentali, edifici, infrastrutture). L’obiettivo di coniugare felicità individuale con benessere ambientale ed economico è dunque perseguibile, e mi sembra obiettivo ben più significativo di quello di costruire un leghismo di sinistra o una sinistra federale. Questi obiettivi richiedono una nuova idea di leadership politica e rinnovo dei modelli organizzativi di governo.

La leadership deve saper sviluppare nei portatori d’interesse i sentimenti di coesione, integrazione, collaborazione, e, nel contempo, deve facilitare il dialogo fra le infinite diversità culturali e di obiettivi che caratterizzano il sistema metropolitano dei portatori d’interesse. I modelli organizzativi di governo si articoleranno per piattaforme di scopo, lavoreranno per obiettivi integrati, come indicato dall’UE, superando la storica organizzazione monofunzionale degli assessorati. Le piattaforme saranno multidisciplinari, quindi in grado di collegarsi con grande flessibilità ai portatori di interesse, opereranno in rete, saranno aperte verso l’esterno e connetteranno il governo metropolitano con il livello internazionale.

Il sistema delle piattaforme sarà finalizzato a perseguire due obiettivi prioritari: aumentare la coesione e sviluppare un “new deal verde” (in sintonia con gli omonimi documenti elaborati da UE, USA e ONU in occasione del vertice di Pittsburg). A livello esemplificativo si possono immaginare le seguenti piattaforme: coesione, creatività, nuovi alfabeti, cambiamento climatico, biodiversità, zero emissioni. La piattaforma coesione avrà lo scopo di fare dialogare le diverse categorie di cittadini, coloro che sono in attesa di cittadinaza, gli operatori economici spaesati dal fenomeno della globalizzazione, gli operatori culturali e sociali, chiamati a dipanare un sistema metropolitano babelico. La piattaforma riattiverà politiche di accoglienza di persone e d’idee, che erano il carattere distintivo del contesto milanese e sarà allineata con gli obiettivi della convenzione Millennium.

La piattaforma creatività avrà lo scopo di superare la lettura funzionale della città a favore dell’esplicitazione dei suoi potenziali creativi, per attrarre nuovi saperi indispensabili per avviare un ciclo virtuoso di sviluppo e procederà secondo gli step della conferenza di Lisbona. La piattaforma nuovi alfabeti si occuperà dei nuovi linguaggi e modalità di comunicazione generati dal rapido progresso nei sistemi di comunicazione. Avvierà la radicale revisione dei servizi, per attivare l’e-learning, l’erogazione telematica di servizi sanitari, la gestione interattiva dei servizi municipali. Anch’essa procederà secondo gli step della conferenza di Lisbona. La piattaforma cambiamento climatico finalmente produrrà l’omonimo piano, riscattando l’attuale umiliazione dell’essere Milano l’unica grande città senza un piano per il cambiamento climatico. Sintomo questo della grande stagnazione di idee e crisi di prospettive che investe la metropoli. Questa piattaforma lavorerà in rete con l’IPCC e le metropoli che dispongono del piano per il cambiamento climatico.

La piattaforma biodiversità, sulla base di un atlante interattivo dell’ambiente metropolitano, renderà operativo un modello di sviluppo che rivaluterà la produzione di beni e di servizi della natura, seguendo gli standard dettati dalla conferenza sulla biodiversità. La piattaforma zero emissioni si occuperà della riconversione industriale, specie dei settori a più alto saggio di occupazione (edilizia, trasporti, energia, …) per recuperare la competitività della base industriale metropolitana e per generare una carbon army di nuova occupazione. Essa sarà il collegamento operativo con le azioni previste dalla strategia E-2020 e sarà coerente con gli obiettivi della conferenza di Kyoto.

In sintesi, un governo responsabile dovrebbe tendere a un più intenso dialogo con l’Unione europea e la comunità internazionale, per integrare la storica ambizione dell’aumento della ricchezza con il concetto più complesso di aumento della felicità dei cittadini, e avviare un modello di occupazione e di intrapresa economica che sia coerente con la rivalutazione dei beni ambientali.

Giuseppe Longhi




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