19 aprile 2010

LA RICCHEZZA DI MILANO: NON PROFIT E VOLONTARI


La domanda che ci si può porre è: ma Milano è solo la città del business? Per fortuna la risposta è no. A Milano non solo operano importanti aziende “profit”, ma anche tante realtà “non profit”, con la qualifica di Onlus, e che soprattutto coinvolgono nelle loro iniziative migliaia di volontari. Il tema è di estremo interesse in questo periodo in cui si parla di crisi del capitalismo, si discute del fine delle imprese, si tornano a riscoprire, dopo un periodo in cui la teoria manageriale americana aveva orientato le stesse business school, gli autori italiani dell’economia aziendale, a partire da Zappa, che sottolineava già negli anni ’30 come le imprese avessero come fine “il soddisfacimento dei bisogni umani”, mentre negli anni ’60 Pietro Onida sottolineava che le imprese avessero un “insieme di molteplici obiettivi da conseguire congiuntamente”, intendendo con ciò che l’uomo nella sua attività non ha solo una dimensione puramente economica, ma che vi agisce con tutta la sua persona, con valori che non possono limitarsi all’interesse individuale, ma che devono considerare il “bene comune”.

I nuovi economisti stanno finalmente scrivendo che obiettivo dell’economia è la felicità, e la felicità dipende non dal possesso di beni, ma dall’insieme delle relazioni con gli altri individui. Finalmente ci si è accorti che parlare di homo economicus è un non senso, in quanto in tale assunzione si dimentica… “il volontariato”. E quindi l’agire delle persone all’interno delle organizzazioni può essere spiegata solo considerando gli attori economici in tutte le loro dimensioni. Questo preambolo per parlare di una grande ricchezza che contribuisce a rendere Milano una società vivibile, la ricchezza rappresentata dalle persone che lavorano gratuitamente a favore del prossimo, che donano parte del proprio tempo e parte di sé agli altri: i volontari. I volontari, favoriscono una società migliore, contribuiscono alla presenza di un “capitale sociale” (come dicono i sociologi) che rende vivibile la città, per altri versi difficile, inquinata, e soprattutto poco adatta ai bambini.

Volontari donatori di sangue, volontari che donano il loro tempo: l’importanza di questa presenza è attestata dalla “Mappa del volontariato” che lo stesso Comune di Milano ha redatto e di cui proporremo una breve sintesi. Scorrendo il rapporto, emerge la ricchezza del fenomeno, in quanto accanto a “volontari” che operano per convincimenti religiosi, legati alle attività delle Parrocchie e del Vescovo nella Caritas diocesana, ci sono “volontari” che operano all’interno di organizzazioni laiche, e anche in organizzazioni imprenditoriali, con lo scopo di diffondere le buone pratiche della responsabilità sociale delle imprese (CSR), per migliorare la qualità dei rapporti fra imprese e comunità di riferimento.

Milano ha molti enti non profit: grandi Fondazioni di emanazione bancaria, che spesso sostengono l’attività delle associazioni a cui partecipano i volontari, grandi organizzazioni fondate per l’assistenza dei meno fortunati, a cominciare dalla Fondazione Don Gnocchi, alla cui attività collaborano associazioni di volontari, fino a fondazioni molto recenti, espressione dell’imprenditorialità milanese, come Sodalitas, che organizza anche gruppi di volontari ex dirigenti, che mettono a servizio delle diverse realtà non profit le loro competenze, per favorire la crescita di quel “capitale sociale” che è la vera ricchezza di una città, anche se le statistiche economiche spesso non sono in grado di misurarlo.

Il tema del volontariato e del terzo settore hanno assunto una dimensione qualificante dagli anni ’70, quando, rendendosi conto che lo Stato non era in grado di fornire tutti i servizi “pubblici”, dall’assistenza all’educazione, si è sviluppato un movimento d’idee per il superamento del sistema diadico, costituito dal mercato e dallo stato, non più in grado di soddisfare tutti i bisogni e le istanze emergenti da una società che si andava sempre più articolando. Una società civile più ricca e differenziata e quindi complessa, favorita da un processo di cetimedizzazione con forte spinta partecipativa (De Rita). In questo scenario si è assitito a un processo – presente in tutti i sistemi europei –di emersione o riproposizione di forme organizzative e giuridiche promosse dalla società civile. Il volontariato e l’associazionismo, già presenti nel paese, hanno assunto una consapevolezza nuova, con processi di innovazione sociale e organizativa, che hanno portato alla nascita delle “cooperative sociali”, e allo sviluppo del “terzo settore” o economia civile che favorisce la partecipazione diretta dei cittadini. Molteplici provvedimenti legislativi hanno accomapgnato il processo, dalla legge quadro sul volontariato, L. n. 266/91, al D.Lgs. n. 460 del 1997, disposizioni riguardanti le organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus), che ne ha perfezionato la stessa disicplina fiscale. Lo sviluppo del “terzo settore” viene così a riconoscere al privato un ruolo nella fornitura di “servizi pubblici”, che lo Stato non era più in grado di fornire. D’altra parte mentre molte persone dispongono della “risorsa tempo” da donare e meno della “risorsa denaro”, la legislazione sul non profit, prevedendo un sistema di controlli e di rendicontazioni, è venuta incontro alla domanda di partecipazione attiva di molti cittadini, pur lasciando al pubblico il ruolo di supervisione. Infatti le organizzazioni di volontariato devono iscriversi in specifici registri regionali, mentre è stata istituita l’Agenzia per le Onlus, con sede a Milano, con ruoli di controllo e indirizzo.

La realtà del terzo settore è quindi ricca e variegata. La “Mappa del volontariato sociale e delle banche del tempo di Milano” pubblicato a gennaio 2009 a cura dell’Assesorato Famiglia, Scuola e Politiche sociali del Comune di Milano –Ufficio volontariato ricorda che l’Ufficio volontariato è stato istituito trent’anni fa con la finalità di favorire l’integrazione dei Servizi Sociali del Comune con l’opera di persone anziane, e nel tempo l’attività è diventata vero e proprio volontariato. Il volume censisce 371 organizzazioni di volontariato, che coinvolgono 33.700 volontari. Ma Milano conta anche 35.000 donatori di sangue, che donano nei diversi ospedali cittadini. Il volontariato a Milano e Provincia è stato oggetto anche della ricerca a cura di Ciessevi e della Provincia di Milano presentata nel novembre 2009.

I dati confermano la presenza di un universo ampio e rinnovato. In provincia di Milano si contano 1790 organizzazioni di volontariato, di cui 995 sono iscritte al registro del volontariato, con una significativa presenza a Milano città. Prevalgono organizzazioni di piccole e medie dimensioni, mentre i campi di attività sono: sanità, assistenza sociale, sviluppo economico e coesione sociale, filatropia e promozione del volontariato, cooperazione e solidarietà internazionale, ambiente, tutela dei diritti, cultura, sport, ricreazione, istruzione e ricerca, religione, protezione civile. Volendo illustrare alcuni esempi, ci piace citare il caso della Fondazione Don Gnocchi, importante presenza nella realtà di Milano, che nei suoi centri vede attivi (dato 2008) più di 760 volontari, che si dedicano alle categorie sociali ospitate nei vari centri: bambini, anziani, disabili e ammalati.

Amici della Fondazione, Amici del Palazzolo, Avo, Auser, Gruppo Scout, Unitalsi e molte altre associazioni collaborano con il personale nelle attività di socializzazione degli ospiti, offrendo anche un supporto indispensabile alle famiglie. Ma i volontari non si trovano solo in Fondazioni di origine religiosa. Un’importante Fondazione di Milano, espressione della realtà imprenditoriale, Sodalitas, conta su ex dirigenti che dedicano volontariamente il loro tempo alle inziative della Fondazione. Il rapporto sociale 2008 pubblicato dalla Fondazione, presenta la mission di quest’organizzazione, costituita da 72 Fondatori d’impresa (fra cui le maggiori imprese milanesi) e da 90 Fondatori volontari, che poi per le sue attività si avvale anche di 104 volontari attivi, e di 12 in inserimento. Promuovere la cultura della responsabilità sociale d’Impresa e della Sostenibilità, sostenere lo sviluppo mangeriale delle organizzazioni non profit attraverso progetti di sistema e interventi gratuiti di consulenza on demand, promuovere nei giovani l’educazione ai valori sociali del lavoro, incoraggiare la partnerschip con soggetti diversi, oltre che collaborare ai vari eventi della Fondazione sono i compiti ai cui sono chiamati i volontari.

Volontariato significa partecipazione attiva alla crescita del capitale relazionale, vera ricchezza di una comunità. Un orecchio più attento alle istanze che vengono da queste realtà è quanto ci si aspetta dai nostri politici, locali e nazionali.

 

Alessandra Tami

 

 

 


 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti