19 aprile 2010

UBOLDO, ASSASSINI IN OSPEDALE


Rachel è stata assassinata. La sua colpa: essere invisibile, perchè piccola e nigeriana. Non poteva parlare e non doveva parlare, e anche se avesse potuto non sarebbe stata udita. D’altra parte, neppure le parole, le urla, il dolore straziante gridato dal padre è stato udito. Invisibili ai ciechi, inauditi ai sordi, intoccabili agli insensibili. L’Odio generato e diffuso a piene mani dalla Lega trova i suoi primi silenziosi esecutori. Per carità, niente pogrom, niente assalti sanguinosi, niente violenza, basta lasciar fare al mercato e ai regolamenti, basta ripetere ossessivamente il mantra dell’odio, che poi qualcuno si incarica, nel silenzio dei suoi adempimenti tecnico formali, nel gelo della prassi tecnocratica, di eseguire le condanne a morte.

Così Rachel, bimba di tredici (13) mesi è stata lasciata morire senza cure nella civilissima Uboldo, in un ospedale che, siamo certi, è assolutamente in regola con i gelidi criteri dell’accountability federalista, ma non ha trovato la sensibilità, il cuore, l’umanità consapevole, per salvarle la vita. Prima negandole l’assistenza, poi fingendo di apprestargliela, in realtà lasciandola morire come una piccola bestiola condannata. Prima di lei, a Melzo, stessa ASL, è morto nelle medesime circostanze un piccolo albanese di 18 mesi. In 200 poi i migranti extracomunitari hanno urlato sgomento e rabbia per le vie di Carugate.

Hanno protestato civilmente, come certamente padri e madri italiani non avrebbero fatto. Hanno gridato con la morte ma anche la paura nel cuore, paura di essere cacciati, colpiti, ancora più esclusi: la furia del debole che non sa che fare neppure del suo dolore. Ma questi piccoli corpi, questi dolori strazianti, questo sgomento senza parole, a qualcuno vanno messi in conto e non si pensi che qui basti fare il nome degli esecutori materiali di questi veri e propri assassinii, di questa pulizia etnica sub specie sanitaria. Qui non è solo questione del medico ignavo (ma quanto sarebbe stato solerte e apprensivo di fronte al figliolo malato della “Gianna”) o del manager dell’ASL (i regolamenti sono i regolamenti, ma quanto si sarebbe sbattuto per trovare una soluzione al figlio del politico a cui deve tutto).

Ignavia e burocrazia sono lo schermo della mano dei mandanti della campagna di odio, di disprezzo, d’indifferenza: gli assassini hanno altri nomi, sono molto più importanti e arroganti. I Bossi, i Maroni, i Calderoli, i Borghezio, questa spuma sociale proveniente da chissà quale spurgo della storia nostra, hanno sulla coscienza, propria e personale, morale anche se non penale e non solo politica, la responsabilità di avere propagato nel paese, e fin nella nostra cattolicissima Brianza, la teoria e la prassi di un’apartheid spirituale che inquina le coscienze, ottunde le sensibilità, distoglie la memoria dalle nostre radici più profonde. A chi ritiene che la Lega sia una sorta di DC verde, un po’ più sanguigna e maleducata, ma tutto sommato tanto simile alla cara vecchia balena, sfugge il momentum, sfugge la comprensione essenziale della rottura culturale che questa formazione culturalmente eversiva si porta dentro geneticamente: la DC era tanto inclusiva, quanto la Lega è escludente, fondata su clivage verticali ricavati dal concetto di nemico: prima i terroni, poi gli extracomunitari, domani chissà.

E non sia di schermo il fare bertoldesco, quell’aria da ragazzotti di campagna, onesti, e magari solo un po’ rozzi ed eccessivi solo verbalmente. No, qui vi è di più, molto di più, vi è un changement dell’anima, un chiudersi nel proprio, un cercare riparo dalle onde furiose della globalizzazione condotto privilegiando uno spirito di falsa comunità, un rinserrarsi sui danèè, sulla roba, un gridare all’untore che ce la vuole portare via, un untore cercato e individuato indipendentemente, e anzi, proprio per la sua innocente debolezza, chè il capro espiatorio assolve alla sua funzione esattamente perché è innocente.

Povera Rachel, poveri genitori di altri paesi, e poveri noi.

Giuseppe Ucciero



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