29 marzo 2010

L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO A MILANO. IL FALLIMENTO DELLA POLITICA


Era il 21 gennaio del 1989 (21 anni fa!) quando tutti i quotidiani del sabato (ma ci avevano pensato già i tg della sera prima) intitolavano a otto colonne “Allarme inquinamento a Milano”. Solo il Giornale, dove l’allora direttore Montanelli era in vacanza, provò a ignorare la notizia e a sostenere nei giorni seguenti che era una forzatura dell’assessore verde (io stesso). Il vicedirettore Cangini fu subissato da lettere di lettori tra l’incredulo e l’infuriato e terminò la sua promettente ascesa. Cosa era successo? Solo che il Comune di Milano con comunicato stampa delle 17.30 di venerdì 20 gennaio (a firma sindaco Pillitteri, assessore alla sanità Antoniazzi, Ufficiale sanitario prof. Volpato) aveva invitato i cittadini a non usare l’auto possibilmente nel week-end. Oggi potrebbe sembrare un invito da nulla e invece fu una rivoluzione!

Perché per la prima volta un’amministrazione non nascondeva un problema ma invitava i cittadini a farsene carico. Dopo quel sabato, per una settimana, Milano e l’inquinamento tennero la prima pagina. A Milano vennero ministri (Ruffolo dell’Ambiente, Tognoli delle Aree urbane) a promettere investimenti nelle metrò, nel trasporto pubblico, ecc. Da allora il tema divenne centrale “politicamente” e ognuno faceva gara ad annunciare una sua ricetta: l’assessore Pds Castagna con le domeniche a piedi, l’assessore verde Barone con le targhe alterne, ecc. Le norme provvisorie che ci eravamo dati con una Commissione voluta dal Prefetto Caruso, coordinata dall’allora suo giovane assistente Ferrante, a cui parteciparono Poggio di Legambiente come delegato dell’ecologia e Volpato per la sanità, divennero poi Legge nazionale con i ministri Ruffolo e Ripa di Meana.

Finita la giunta “rosso-verde” (e occupata Milano a vivere la difficile stagione di “tangentopoli”), il pallino politico passò a quella “rosaverde” regionale di Fiorella Ghilardotti e l’assessore verde Monguzzi che con Legge apposita definì le aree urbane interessate e la funzione direttiva della Regione. Certo non va dimenticato che la sensibilizzazione iniziò col Comitato per la Città di Properzi e Corleone che concordò nel 1985 con il sindaco Tognoli un referendum che iniziò la limitazione del traffico in centro. Al termine di una legislatura piena di novità (ne ho fatto un bilancio in un samizdat girato tra pochi amici), quella dal 1985 al 1990, il Consiglio Comunale stava approvando un referendum per estendere la limitazione del traffico alla cerchia dei navigli (che in quel clima sarebbe passato), ma la tragica morte in aula per infarto dell’assessore Angelo Cucchi (mentre faceva un intervento contrario!) fece sospendere l’ultima seduta utile per l’approvazione.

Da allora sono cambiati gli inquinanti (non c’è più il piombo nella Benzina), ma i problemi sono rimasti gli stessi, con scarsa capacità d’iniziativa politica, scarsa efficacia e un’invadente rassegnazione a qualche blocco e a qualche miglioramento tecnologico (le marmitte più sofisticate).

Sembrava che Letizia Moratti (all’inizio del suo mandato) volesse prendere il “toro per le corna”. “La salute prima di tutto!”, aveva affermato. Ma l’Ecopass è sembrato più un sistema di far cassa che di influire sui problemi. Perché in 20 anni non si è fatto niente? Il motivo principale sta nell’indebolimento della politica (nella sua credibilità, nella sua cultura, nella qualità della sua classe dirigente). Nonostante le leggi di elezione diretta di sindaci, presidenti di provincia e di regione diano più poteri e stabilità a queste cariche, non si è ancora trovato una persona tra i governanti che dica: la salute è un problema prioritario per tutta la società, è il primo standard della qualità di una città.

Allora sediamo a un tavolo tutti insieme e vediamo cosa ognuno può fare per migliorare la situazione. Faccio un esempio: se a Milano 600.000 persone arrivano ogni giorno e l’80% di loro arrivano tra le 7 e le 9 del mattino, sarà difficile non avere il traffico bloccato a quell’ora. Se le stesse se ne tornano a casa tutte tra le 17 e le 19…idem. E’ chiaro che treni, autobus, metro…sono tutti pieni e insufficienti negli stessi orari. Se i negozi aprono tutti alle 8 e chiudono tutti alle 19.30, quando la gente farà la spesa?

Ma se tutte le aziende fanno gli stessi orari, tutte lo stesso periodo di ferie, come faremo a decongestionare? Solo con l’impegno d’imprenditori, sindacati, commercianti, col coinvolgimento delle aziende di servizio pubblico, solo con un impegno corale e coordinato si otterranno risultati seri. Ma chi se non “la politica” può chiamare tutti a una responsabilità? Era questo il modo di essere sindaco di Caldara che, socialista contrario alla guerra, si trovò a essere sindaco durante la guerra 15-18 e organizzo l’assistenza agli orfani, il lavoro delle donne, la solidarietà.

Ma erano altri tempi… anche se pure allora i massimalisti (tra cui Mussolini) che erano maggioranza nel socialismo post-bellico “lo liquidarono” senza pietà non ricandidandolo alle successive elezioni. Ma questa è un’altra storia, è la vocazione della sinistra a perdere salvandosi “l’anima bella”…

 

Pier Vito Antoniazzi



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