29 marzo 2010

NAPOLETANI A MILANO 60 ANNI DOPO


Come in un film già visto: noio vulevuam savuar, per andare dove dobbiamo andare … dove dobbiamo andare …. oggi per un napoletano passeggiare in piazza duomo significa a livello inconscio imbattersi in un ghisa e chiedere delucidazioni ,magari sull’ecopass. Purtroppo le cose non stanno così. Chi è” atterrato” o è stato “paracadutato” dalla famiglia o da un amico a Milano negli anni 50/60 si è trovato di fronte ad uno scenario enormemente diverso da quello attuale. Il comune era propositivo, la viabilità decisamente funzionante rispetto alla bolgia napoletana, c’era lavoro e la cultura del lavoro.

I napoletani arrivavano a Milano in punta di piedi e quando per le ineluttabili vacanze natalizie “scendevano” a Napoli (così si dice perché la città è più giù sulla cartina geografica …) raccontavano del paese delle meraviglie e gli indigeni rimanevano con il naso all’insù.Si toccava con mano questo senso d’inferiorità rispetto alla metropoli meneghina.La metropolitana, la tangenziale, le aziende, la finanza, la Scala (in realtà il San Carlo che è un teatro lirico del settecento è più sontuoso dell’austera e ottocentesca Scala) lo stadio di San Siro dove il Napoli ha sempre preso delle batoste sia dal Milan che dall’Inter. Questo senso d’inferiorità si è tramandato per generazioni sino ai giorni nostri e ancora oggi quando torni a Napoli ti dicono: ah! ma tu vivi a Milano …. non lo sapevo, e… ma Milano è Milano … qui sai le cose vanno sempre allo stesso modo: il casino, la munnezza, nonostante Berlusconi …. la camorra ….

Oggi ci sono napoletani che hanno del tutto cancellato Napoli (della serie: file delete!), altri che non riescono a staccarsene e fanno i pendolari sull’aereo, altri ancora che guardano con occhio critico entrambe le città. Addirittura qualcuno che era salito (in questo caso il moto sulla cartina è in senso inverso…) negli anni 60 è risceso per delusione, perché è finito un sogno! Quello che è evidente purtroppo è che il differenziale tra le due città si è drasticamente ridotto. I problemi endemici di entrambe non sono stati risolti magari in alcuni casi addirittura Napoli è andata avanti e Milano è restata al palo.Vedi i trasporti dove Napoli ha investito nel Metrò del mare che collega i comuni del golfo con gli aliscafi e in metropolitane e oggi ha quasi completato la copertura della superficie cittadina con addirittura un treno che sale in collina al vomero e sembra un otto volante (provare per credere), il passante lo avevano fatto ai tempi di Mussolini, a Milano si è fatto ai tempi di Craxi….

Quello che si percepisce in maniera netta nei migranti o aspiranti tali è che Milano non è più una meta ambita e il desiderio di migrazione si è indirizzato su Roma caput Mundi (almeno così accontentiamo la Lega che di terùn non ne vuol sapere). Ma i problemi restano: la città oggi è come una bella donna durante un viaggio disastroso e con un improbabile accompagnatore (leggi Moratti) che resta bella ma ha i capelli in disordine , l’ombretto scolorito, il rossetto sbavato, la camicetta macchiata e stropicciata, la gonna lisa e le scarpe sporche. Non è un bel vedere, ma soprattutto questa donna è triste e confusa. Ha perso quella forza che le dava il suo stato di bella donna in ordine e la rendeva estremamente affascinante.

E’ la fine del sogno? I napoletani non desidereranno più di andare a Milano e continueranno a tradirla con Roma oppure arriverà un bel cavaliere (leggi sindaco) che la riporterà agli antichi splendori o la guiderà verso un destino diverso da quello che si legge sul cartellone in tangenziale est all’altezza di via Palmanova: Milano industria commercio arte e cultura.

 

Riccardo Lo Schiavo



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