23 marzo 2010

LA DARSENA DI MILANO, “UNE AUSSI LONGUE ABSENCE”


Giorgio Origlia

“Une aussi longue absence” è un film francese tratto da un libro di Marguerite Duras premiato con la Palma d’Oro a Cannes nel lontano 1961, con una bella e brava Alida Valli che crede di ritrovare in un mendicante senza memoria il marito scomparso perché internato 16 anni prima in un campo di concentramento: il titolo italiano era “L’inverno ti farà tornare”. Che può avere a che fare quel film con la vicenda della Darsena di Milano? Il legame tra questo specchio d’acqua da anni abbandonato e i milanesi ricorda inevitabilmente il travaglio di un’unione sofferta, piena di vuoti e di trascuratezze, come nel film. Vista dagli uni come monumento da preservare, dagli altri come spreco di spazio, da altri ancora come potenziale business, la Darsena ha vagabondato senza ruoli tra gli uni e gli altri per decenni, trovandosi di fatto abbandonata da tutti, e oggi racconta nel suo stato di degrado la sostanziale incapacità di chi ha finora amministrato la cosa pubblica di mediare tra gli interessi di parte gestendo e valorizzando le risorse del territorio per il bene comune.

Il luogo è stato invece per secoli un punto di riferimento nella vita di Milano, fino a diventare uno dei più importanti porti d’acqua dolce d’Europa. Senza una Darsena e le Conche adiacenti che fungevano da porto i Navigli stessi non avrebbero mai avuto ragione di esistere. Ma malgrado la Milano da bere abbia ridato nuova vita e valore ai Navigli, la Darsena è rimasta per decenni un luogo negletto, un’appendice priva di valore. Il fondo si è toccato con il sindaco Albertini che, azzerando ogni valore storico e d’uso dell’area, ci ha visto soltanto il potenziale valore fondiario, e affidando l’incarico di realizzare un parcheggio di 700 posti auto sull’area, era pronto a cancellare per sempre la Darsena dalla topografia milanese.

D’altra parte, come disse allora Croci, riferito al parcheggio di piazza Sant’Ambrogio ma anche alla Darsena “a noi interessa quello che c’è sopra, non quello che c’è sotto” (commento riportato nel libro “Milano da morire” di Offeddu e Sansa). Anche se qui si trattava di seppellire sotto il cemento non qualche rudere, ma un pezzo della storia di Milano. Per fortuna la gestione degli appalti fu talmente maldestra da diventare imbarazzante per la successiva giunta, che iniziava a dover mostrare di occuparsi del problema del traffico e dell’inquinamento. Il progetto venne quindi bloccato, ma l’incarico era già assegnato, e sapremo come si concluderanno gli strascichi contrattuali di questa vicenda. Alla prossima puntata, dopo il 31 marzo 2010, quando il TAR esaminerà il ricorso dell’impresa allora incaricata del lavoro.

Comunque nel 2004 venne bandito un concorso per la riprogettazione dell’area, vinto dal gruppo francese Bodin et Associes. A 6 anni di distanza il progetto, non potendo tener conto del tratto di mura spagnole recentemente riportato alla luce, oltrechè probabilmente costoso, appare superato.

Invece da anni alcuni Comitati che raggruppano i molti cittadini interessati all’area dei Navigli chiedono o propongono interventi leggeri di conservazione e valorizzazione dell’area, che siano economicamente sostenibili e rispettosi del valore non solo storico ma anche funzionale del luogo.

Con una lettera ai diversi enti che hanno la responsabilità e potere di decidere cosa fare nel dicembre 2009 Gabriella Valassina, a nome dei Comitati cittadini per i Navigli, pone in modo chiaro i punti fermi dell’intervento.

Il progetto DARSENA conTEMPORANEA, di un gruppo di progettisti che fa a capo alla professoressa Elisabetta Bianchessi (Politecnico di Milano/NABA) è quello che a mio avviso meglio riassume lo spirito degli interventi che si dovrebbero fare. Questo progetto si propone, in sintonia con la richiesta dei Comitati, come soluzione temporanea, che consenta almeno di recuperare l’area dall’abbandono rendendola vivibile con un costo modesto. Esso propone interventi di valorizzazione dell’esistente, che vanno dal tratto riscoperto di mura spagnole, all’interessante biotopo spontaneo che si è formato nell’area abbandonata, con un limitato ripristino della zona d’acqua, il tracciamento di una pista ciclabile che collega Porta Genova a Porta Ticinese, la realizzazione di una spiaggia urbana e il recupero della banchina, adatta anche ad accogliere mercatini specializzati e altre attività commerciali, nonché il raccordo con le zone a verde della Conca dei Navigli. Questa zona appena accennata nel progetto tra l’altro conta luoghi d’importanza storica rilevante e oggi seppelliti dall’asfalto e da miseri giardinetti, come la Conca di Varenna. Il tutto inteso come elemento rivitalizzante di un più ampio sistema di luoghi storici, che comprendono la vicina Sant’Eustorgio, direttamente e indirettamente collegati all’antico sistema di canali e conche. Nulla di stravolgente, com’è giusto che sia, visto che il “genius loci” c’è già, è pronto a fare del bene e aspetta solo di essere liberato.

Rimane da chiarire l’utilizzabilità della Darsena stessa per la navigazione, e non dobbiamo dimenticare che il recupero funzionale richiamerà traffico, e i parcheggi costituiranno comunque un serio problema che rimane da affrontare, magari altrove, in forma interrata e in aree meno caratterizzate, ad esempio nella vicina piazza Cantore. Intanto la Darsena, svuotata di significato e di acqua, ufficialmente ancora area di cantiere dell’impresa che aveva in appalto i parcheggi, ha schivato un intervento di valorizzazione anch’esso temporaneo tra i più bizzarri che si siano sentiti.

Promosso e finanziato dalla Società Navigli Lombardi, l’anno scorso è apparso il progetto di una pedana galleggiante temporanea destinata ad accogliere botteghe e bancarelle con una finta cortina di case ottocentesche di cartapesta a far da sfondo alla movida notturna dei Navigli, e dotata anche di un faro, ovviamente finto anche lui!

Poco importa se i fari servono in mare e non sui canali navigabili, tanto, devono aver pensato i propositori, con un po’ di alcool in corpo si diventa di bocca buona…quel che conta è vendere.

Anche questo progetto-traghetto verso gli interventi nell’aria per Expo 2015 appoggiato dall’assessore al Turismo Massimiliano Orsetti è stato accantonato, suppongo perché la stagione economica non è stata e non è tuttora delle migliori per inventarsi investimenti e nuove attività commerciali, visto che quelle esistenti stentano a sopravvivere. Ora la Giunta in carica sembra intenzionata ad ascoltare l’appello dei Comitati e a portare avanti la valorizzazione del luogo con un budget sicuramente ridotto e interventi semplici, ma senza orpelli, senza devastazioni e senza speculazioni economiche: in attesa dell’Expo, e di tempi migliori. Per la verità non si sa con quale progetto, ma ben venga comunque una decisione, purchè si faccia presto. Già ora ci si domanda come le banchine, da anni in secca, si comporteranno al nuovo contatto con l’acqua, e prima s’interviene e meglio sarà per tutti.

Un’osservazione un po’ amara: la pressione dell’Expo 2015 alle porte può aver contribuito, ma in realtà cosa ha innescato questo circolo virtuoso? E’ un’accresciuta capacità dell’amministrazione di riprendere in mano le redini della situazione urbanistica milanese, oppure è una resa alla scomparsa degli investitori che, con la perdurante crisi economica, non possono più farci sopra il loro business e quindi non promuovono più nulla?

Che il futuro della Darsena sia stato salvato proprio dalla fase “invernale” dell’economia attuale? “L’inverno ti farà tornare” era il titolo italiano del film citato all’inizio. Possiamo sperare che il gelo della crisi economica abbia fatto ritornare a Milano anche il buon senso?

Giorgio Origlia

vedi le immagini

Credits:

Per progetto “DARSENA conTEMPORANEA” – Prof. PhD. Elisabetta Bianchessi architetto paesaggista direttore master paesaggi straordinari politecnico milano/naba milano — Arch. Andrea Paletti, Arch. Mariapina Usai, Arch. Margherita Fenati, Arch. Carmen Zuleta, Sociologa / Fotografa Arianna Forcella



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