16 marzo 2010

GLI ALBERI DI PIAZZA CADORNA. COME IN DUOMO?


Una bella domenica assolata dopo tanta pioggia, freddo e vento annuncia la primavera che accogliamo per riconquistare la città nei suoi percorsi pedonali consueti. Piazzale Cadorna, sul cui progetto i più sono sempre perplessi per il disordine formale e la sciatteria delle offerte commerciali lungo le pensiline esterne alla stazione, offre una campionatura di quello che potrebbe accadere in futuro in Piazza Duomo ma anche in via Dante secondo il progetto presentato dalla stampa che prevede l’inserimento di filari di carpini che, in piazza verrebbero a formare un boschetto e lungo via Dante una prospettiva che avrà come riferimento prospettico la statua equestre di Garibaldi e la Torre del Filarete del Castello Sforzesco.

Piazzale Cadorna era stato dotato di quattordici grandi fioriere realizzate con dovizie di dettagli come lo stemma del comune di Milano e sufficientemente grandi per imporsi paesaggisticamente e ospitare Tassi a forma piramidale come possiamo vedere spesso a Parigi e in altre città francesi.

I Tassi, che per loro natura sono resistenti come quasi tutte le conifere, non hanno mai goduto di una grande salute tanto che oggi le fioriere sono vuote perché pochi esemplari hanno resistito all’abbandono. E’ naturale che le fioriere siano diventate contenitori d’immondizia che giace e si accumula. Va da sé che se non ci sono i denari per la manutenzione è inutile protestare per tanta desolazione.

Ma il progetto che incombe su piazza Duomo fa riflettere sul destino che abbiamo sotto gli occhi e che, per desiderio di veder sempre il bicchiere mezzo pieno, ci illudiamo possa essere diverso e realizzabile trovando sponsor capaci di sostenere le spese di una manutenzione inesorabile. La manutenzione non da tregua per le esigenze, questa volta dei bellissimi carpini che perdono parte delle foglie in autunno e parte in primavera, richiedono un buon drenaggio e, a seconda delle specie, salgono in altezza sino a 25 metri. Si presume che la manutenzione sia molto pesante e per molti aspetti proibitiva per il Comune di Milano se a piazza Cavour non si è ancora provveduto a metter mano al dissesto dei marciapiedi che circondano il monumento a Cavour. Le radici degli alberi hanno sollevato l’asfalto creando montagnole che impediscono il passaggio pedonale sconnettendo anche i contorni di granito che un tempo delimitavano l’aiuola. Pure questa piazza è abbandonata alla casualità senza regole né un pensiero coordinato. Nessuno vede o si è stancato.

Le stesse perplessità nascono al persistere di situazioni grottesche alla Darsena e lungo i Navigli.

Ottanta chilometri di degrado titolava i Corriere della Sera del 9 marzo riassumendo i misfatti del Naviglio Grande e del Naviglio Pavese. Carla Di Francesco e Antonello Boatti hanno dato la loro testimonianza nella medesima pagina che gronda di responsabilità eluse, di scelte non approfondite, di occasioni che si ripresentano periodicamente con le loro promesse e precipitano poco dopo nel nulla.

Il Naviglio grande non ha un goccio d’acqua e lungo le due sponde nella domenica che precede la fine di ogni mese si radunano i milanesi per il mercato antiquario. Il letto del Naviglio sta diventando una discarica a cielo aperto e quando raggiunge la Darsena ci si domanda perché si debba vivere in questa sporcizia di promesse, notizie approsimative, senza programmi, senza un’informazione che costruisca con serietà un futuro con risposte che corrispondono a programmi sostenibili. Povero Garibaldi, povero Parini l’uno chiuso in una scatola da anni per restauro, l’altro avvolto dagli odori delle frittelle e dei panzarotti che si consumano fritti nei negozi degli ambulanti che parcheggiano ai suoi piedi!

Illustri amministratori che città ci state consegnando? Cosa potrà porre fine a questo scempio?

 

Antonio Piva



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