16 marzo 2010

QUANTO PESERÀ DI PIETRO IN LOMBARDIA?


L’IDV è un partito giovane. Fondato, sciolto, aggregato prima ai democratici, poi a Occhetto; inizialmente è una pura appendice del leader che a tutti gli effetti si comporta come Lombardo, Casini, Mastella, uomini politici che personalizzano al massimo il partito sia in termini programmatici (nel senso che il programma è riassunto dalla loro figura), che economico organizzativi.

Diversamente da questi, Di Pietro, dopo l’insperato regalo di Veltroni, comincia a organizzarsi sul territorio in forme e modi più simili a quelle di un partito tradizionale: apertura di sedi, partecipazione con il proprio simbolo a tutte le elezioni locali, congressi ecc. Per fare questo l’IDV da una parte coopta politici presenti sul territorio e provenienti da altre forze politiche, dall’altra cerca altre figure simbolo.

Il risultato porta alla fuoriuscita di alcuni soci della prima ora, a forti differenziazioni regionali e provinciali, a una dialettica interna più accentuata che in passato, a oscillazioni su temi e proposte che spaziano dalla tradizionale attenzione alla legalità a temi più tipici della tradizione sindacalcomunista. Ma soprattutto porta a una crescita dell’importanza politica del dipietrismo, che è oggi la componente più strutturata dell’opposizione dopo il PD.

Nella Lombardia formigoniana il quadro è il seguente. Alle regionali del 2005 l’IDV prende 61000 con l’1,4%, per intenderci circa la metà del partito dei pensionati. A Milano città i voti sono 8860, in pratica a ogni voto all’IDV ne corrispondevano 15 dell’ulivo. Alle elezioni comunali dell’anno successivo i voti sono 8843: è un partitello dallo scarso peso politico.

Alle politiche del 2008 il salto di qualità: i voti a Milano (senato) sono 32000 e in regione 215000. Per ogni elettore IDV in Lombardia ce ne sono 7,5 del PD.

Alle europee del 2009 350000 voti pari al 6,5%. A Milano 48561 pari al 7,86% in pratica a ogni voto all’IDV ne corrispondono 3,5 al PD.

Secondo l’analisi dei flussi elettorali (relativa all’anno scorso) di Buttaroni, il maggior contribuente al successo dell’IDV è stato il PD, ma vi è stata una capacità di attrazione anche verso il centro e il centro destra che hanno riversato un numero di voti pari o forse superiore a quelli provenienti dalle sinistre radicali.

L’ascesa elettorale del dipietrismo è evidente: recupera voti dagli alleati ed anche dagli avversari mentre declinano gli altri ex partner dell’unione (verdi, rifondazione ecc.)

In Lombardia il fenomeno è generalizzato su tutto il territorio regionale sia pure a macchia di leopardo.

Le elezioni amministrative del 2009 sono un successo anche se inferiore e di molto alle europee; l’IDV infatti è penalizzata dalle molte liste civiche che pescano nello stesso bacino. Comunque a Bergamo ha raddoppiato le percentuali, a Cremona idem, a Pavia quasi triplicato. Alle provinciali milanesi prende 100000 voti (contro i 357000 del PD) pari al 7%. In diverse elezioni poi ha scelto di correre da sola o in alleanze senza: Saronno, Cinisello Balsamo, Melzo, provinciali di Brescia, dimostrando localmente una spiccata voglia di contare.

Oggi l’IDV è l’unico partito del centrosinistra dotato di significativo peso elettorale e dell’autonomia politica necessaria a condizionare le scelte di un PD che oscilla tra il 21% delle europee e il 28,2% delle politiche (senato). In poche regioni come la Lombardia il sogno del PD come partito a vocazione maggioritaria è svanito così nettamente.

L’IDV tuttavia, priva di leader regionali di peso (gli eletti al parlamento nazionale sono fedelissimi al leader ma sconosciuti ai più), non ha fin ora localmente palesato una scelta significativa e caratterizzante, sia essa politica o sulle candidature. Probabilmente la posizione politica più rilevante che ha assunto è stata la contrarietà espressa a un molto improbabile accordo con l’UDC; accordo cui non credeva nessuna ma sul quale Casini e Di Pietro si sono scambiati un po’ d’insulti, salvo pragmaticamente poi essere alleati in Piemonte.

Queste elezioni regionali sono dunque per il dipietrismo lombardo un banco di prova fondamentale, se infatti manterrà i voti delle europee la sua forza di attrazione è destinata a crescere ed è facile prevedere che si presenterà all’appuntamento delle comunali con una diversa voglia di contare, tanto più che le elezioni comunali sono a doppio turno.

Walter Marossi

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti