8 marzo 2010

IL PASTICCIO DELLE LISTE. BRUNETTA SALVACI TU!


La prossima volta in tribunale ad assistere alla presentazione delle liste tanto vale che chiamiamo i caschi blu. Stiamo cadendo sempre più in basso e non c’è paracadute che ci possa salvare, almeno per il momento. La lettura dei giornali del mattino da qualche giorno è traumatica per i contenuti, per i toni e per le dichiarazioni dei leaders politici, l’ultima in ordine di tempo è il Formigoni di ieri: «Qualcuno ci deve delle scuse!». Persino Stefania Craxi, che non è un esempio di equilibrio, ha detto: «Forse dovremmo scusarci con gli elettori», voce solitaria tra i più sguaiati strilli. Comunque la “soluzione” col decreto fa accapponare la pelle soprattutto per quel che riguarda la situazione del Lazio, ma lasciamo ai giuristi delle due parti di rintronarci le orecchie con le loro squisite discussioni, spesso bizantine. E’ chiaro che il danno d’immagine dentro e fuori i confini del Belpaese è enorme e questa ennesima ferita ci metterà tempo a rimarginare.

Una nota preliminare: si sono presentate molte piccole liste che non hanno avuto problemi e questo deve insegnare qualcosa ai “grandi”. Ma cominciamo dalle origini del male e da un’anomalia tipicamente italiana: per le elezioni regionali teoricamente potremmo avere una legge regionale diversa regione per regione e già oggi alcune come la Campania ne hanno una propria. Le ragioni di questa scelta sfuggono al buon senso e costringono tra l’altro gli annunciatori del telegiornale e informare di quest’anomalia gli elettori che sentono canali nazionali e che dunque potrebbero essere indotti in errore. Nei fatti poi le formalità di presentazione delle liste, veramente complicate e garantiste, sono state fortemente volute dai grandi partiti per ridurre l’accesso alle piccole forze politiche ma soprattutto per evitare le liste di disturbo.

Vecchia storia questa. Spesso le liste di disturbo, quelle con simboli e slogan che somigliano a quelli dei grandi partiti, sono subdolamente promosse dagli avversari politici che cercano di confondere l’elettorato avversario per rosicchiare manciate di voti e di preferenze, mandandoli a disperdersi. Tutti sanno che queste liste farebbero una grande fatica e probabilmente non riuscirebbero a raccogliere le firme necessarie se i grandi partiti organizzati (si fa per dire!) non mettessero a loro disposizione lo zoccolo duro dei loro più fedeli sostenitori che ubbidienti si prestano a sottoscrivere qualunque pezzo di carta senza andare troppo per il sottile. Se poi non basta si ricorre alle firme false e questo è un altro capitolo tutto da scrivere. Per avere i dati anagrafici degli elettori il sistema più semplice è quello di ricorrere ad esempio agli albi professionali che pubblicano tutti i dati che servono e che sono già suddivisi per provincie e che indicando la residenza anagrafica e vanno bene anche per le elezioni comunali. La scoperta delle firme false, che quasi sempre ci sono, è un reato che praticamente non ha sanzioni e ci sono persino sentenze di tribunale che scagionano chi dovrebbe autenticarle con la motivazione dell’eccessiva mole di lavoro o della reale impossibilità di un controllo minuzioso.

Dunque adesso quando vediamo chi strilla per questi brogli non può che ricordarci i sepolcri imbiancati. Formigoni, che non è certo stupido, alle contestazioni dei Radicali sul controllo autografo delle firme che aveva raccolto ha detto: «Allora controlliamole tutte e di tutti.». È calato il silenzio. Come andrà a finire? Ricorsi e controricorsi? Qualcuno spera di invalidare le elezioni? La destra accusa la sinistra di strumentalizzazione e la sinistra di stravolgimento delle regole e della Costituzione. Tutto come sempre e con la certezza che alla fine vince chi ha il controllo dei media su chi ha perso il controllo del territorio: la sinistra. Noi cittadini possiamo solo avanzare una richiesta: visto come sono andate le cose e nell’era dell’informatica dobbiamo ancora affidarci ai bolli tondi e ai bolli quadri? Per una volta forse possiamo invocare il ministro Brunetta e le sue semplificazioni. La forza della disperazione.

L.B.G.



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