8 marzo 2010

LISTA CHE FAI BANANA CHE TROVI


Negli ultimi giorni è successo davvero di tutto, cose che noi umani non saremmo riusciti nemmeno a immaginare, per dirla alla Blade Runner. La solida Democrazia Italiana vacilla di brutto, e a farla vacillare non sono tentativi di golpe militare, o insurrezioni popolari, bensì timbri mancati e appetitosi panini. La storia dell’ultima settimana è più o meno nota a tutti, lo sarebbe ancor di più se il Governo della Libertà non avesse deciso di bloccare i talk show di approfondimento politico, ma il clamore degli eventi è (sfortunatamente) tale per cui i cittadini possono sopperire all’assenza dei vari Ballarò e Anno Zero.

Ben sapendo che di tempo per digerire l’indignazione per il decreto salvaliste ce ne vorrà ancora molto e che, come Michele Serra, avremmo bisogno di “un decreto interpretativo ad personam che chiarisse perché siamo così imbecilli da credere ancora nelle leggi dello Stato”, si rimane una volta di più spiazzati e smarriti non potendo contare su un’opposizione degna di tal nome. Chi infatti ha il dovere di saper smaltire le pesanti decisioni di PDL e soci, o quanto meno di far finta, passando al contrattacco, subisce quasi passivamente l’ennesimo affronto della maggioranza che per voce del proprio comandante rispolvera la sempreverde “scelta di campo contro chi sa solo insultare”.

Il quadro che si disegna passando in rassegna le reazioni dei partiti d’opposizione è a dir poco sconfortante. L’UDC con Casini sfodera frasi che solo Helen Lovejoy, la moglie del pastore protestante dei Simpson, riuscirebbe a pronunciare, il “come faremo a essere credibili con i nostri giovani che non potranno partecipare a dei concorsi per l’assenza di un timbro” del leader cattolico riecheggia, come il beffardo quanto inutile “i bambini, qualcuno vuole pensare ai bambini” della signora Lovejoy nelle assemblee comunali della ridente e corrotta Springfield.

L’Italia dei Valori di Di Pietro coglie la palla al balzo per sferrare l’ennesimo attacco volgare e irrazionale contro il Capo dello Stato. La minaccia d’impeachment a Napolitano oltre che senza precedenti è realmente preoccupante. L’ex eroe di Tangentopoli, evidentemente, non si pone i problemi che solleva Oscar Luigi Scalfaro sul Corsera di lunedì 7 marzo: “Cosa sarebbe successo se si fosse votato senza la lista del partito di maggioranza. Sarebbe stato eletto un organismo che non avrebbe rappresentato la realtà e che, nonostante ciò, avrebbe dovuto amministrare le due regioni senza rispecchiare davvero la società. Esponendosi per cinque anni ad agitazioni, turbative, rifiuti d’obbedienza e quant’altro. Una follia”.

Il Partito Democratico, come sempre, naviga a vista, a seconda degli umori con cui si sveglia: un giorno starnazza come Di Pietro, un altro indossa l’uniforme da corazziere e difende a spada tratta il Presidente della Repubblica. Pare che sabato prossimo “il più grande partito riformista”, invece, sfilerà per le strade della Capitale al fianco dell’idv.

Queste sono le risposte a chi cambia le regole a partita in corso, a chi commette errori da “dilettanti allo sbaraglio” (parole di Umberto Bossi), a chi, a parti invertite, probabilmente, non avrebbe esitato a deridere ed escludere i propri avversari.

A pagare, come al solito, sono i cittadini, sempre più in difficoltà nel tentativo di capire l’importanza del voto, l’incredibile potenza che ha questo strumento, unica vera salvezza della democrazia. Capirlo rimanendo costantemente schiacciati tra l’incudine e il martello è davvero un’impresa ardua, intanto si fa largo la poco piacevole sensazione che la famosa banana rappresentata nelle vignette di Altan, a conti fatti, la tengano in mano un po’ tutti. Ma se da vent’anni ormai i nostri rappresentanti son sempre quelli, con le cose che peggiorano, e nessuno è mai veramente contento allora, forse, un po’ ci piace.

Giovanni Zanchi



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