15 aprile 2019

MILANO2021. ELEZIONI FUTURE MOLTO VICINE

Tra un anno scegliere i candidati a presidente di municipio con primarie


Se non vogliamo ripetere gli errori del passato (il primo dei quali rispetto alle elezioni nei municipi del 2016 fu arrivarci sopravvalutando le proprie forze, come scrisse su queste colonne a bilancio dell’esperienza Efrem Antoniazzi nel luglio 2016) occorrerà muoversi per tempo. “La riforma” dei Municipi con l’elezione diretta dei Presidenti ci aveva fatto sperare in una nuova stagione di “localismo democratico” (vedi articolo di Pier Vito Antoniazzi del luglio 2015).

antoniazzi_Cingolani

In realtà tra le ragioni del mezzo “disastro” del centrosinistra alle amministrative 2016 (5 municipi persi su 9, nonostante la più importante vittoria per il Comune) ci fu la sottovalutazione del meccanismo elettorale diverso dal Comune (premio di maggioranza al primo turno se uno schieramento supera il 40%), ma anche l’essere arrivati all’ultimo momento (a un mese dal voto!) a scegliere i candidati in una trattativa tra i partiti e tra le componenti interne al PD.

Non si è considerato che l’elezione di una carica monocratica territoriale richiedeva un investimento sui quartieri, con candidati che li attraversassero con idee, relazioni sociali, ascolto e che cosi come per il candidato sindaco fossero necessarie primarie per la selezione. Si evitarono, prima con la motivazione di non “confonderle” con le primarie di Sala, poi con i tempi troppo stretti. In realtà decidere il candidato a Presidente di Municipio con largo anticipo e attraverso la partecipazione degli elettori consente insieme diversi risultati.

La selezione esce dagli ambiti ristretti e autoreferenziali dei partiti; la discussione anticipata sui temi consente la nascita di veri programmi e priorità territoriali; la scelta preventiva consente di lavorare ad alleanze e al coinvolgimento anche di chi dovesse perdere la competizione; è spesso “nel locale” che si manifesta l’impegno politico ,anche se a volte viene considerato con supponenza “prepolitico” o “micropolitico”, come le persone che gestiscono orti, creano centri culturali, costruiscono reti di vicinato, sviluppano coesione sociale. Non si può vincere una battaglia sulle “periferie” (la cui definizione è “lontane da un centro vitale”) senza lavorare al fatto che esse stesse siano centri vitali.

Da più di venti anni in questa città il rapporto tra centrosinistra e centrodestra è quasi alla pari e l’elemento decisivo sono a volte le contingenze e i candidati. E’ noto che i sondaggi attuali vedono una prevalenza del centrodestra, anche se ogni elezione è una storia a sé ,e a Milano si può sperare in una scia positiva del governo municipale e dei risultati ottenuti dalla città. Ma la scommessa è tutta da giocare e l’asticella è alta.

Per questo motivo, con largo anticipo, chiediamo al centro sinistra di mettere in programma , tra un anno, primarie in ogni municipio per individuare candidati unitari e programmi condivisi. Nel 2016 si è vinto il Comune, ma nei municipi si è perso e vale la pena di tener conto del suggerimento del Dalai Lama: “Quando perdi, non perdere la lezione”.

Le primarie, nate con radici malate (poca competizione e impostazione plebiscitaria), in questi ultimi anni, si sono dimostrate essere sempre di più un sistema logorato dove vengono utilizzate per un rituale di fidelizzazione interno ad un partito, hanno esaurito la spinta al reale cambiamento del centrosinistra se non c’è reale competizione: ripartire dai municipi può essere lo strumento per riqualificarle.

Pier Vito Antoniazzi e Massimo Cingolani



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