22 febbraio 2010

A BERSANI E BINDI . NOI DEMOCRATICI ANONIMI


Cara Presidente, caro Segretario del PD, come autrici dell’Appello alle First Ladies1, della proposta 2+32 e di quella dell’Antitrust della Politica3, abbiamo da tempo chiesto che i partiti di opposizione, PD in primis, diano spazio a quelle fasce della popolazione, donne e giovani, che vengono sistematicamente ridotte a una presenza puramente simbolica, mentre il potere decisionale rimane saldamente nelle mani di uomini ultra-cinquantenni. Facciamo parte di quei “democratici anonimi” (per citare Francesca Fornaria) che, nel bene e nel male, sono rimasti fedeli a quel partito, che dal PCI – attraverso diversi passi intermedi – è diventato PD, e soprattutto a quei valori che questo partito rappresenta. Abbiamo votato per questo partito a volte con entusiasmo, a volte tappandoci il naso, ma sempre nella speranza che migliorasse e che un giorno trasformasse l’Italia in una moderna socialdemocrazia, laica e progressista.

Pochi mesi fa abbiamo vissuto una breve stagione di speranza in cui sognavamo un partito nuovo, dinamico, caratterizzato da forti legami con la base, un partito che avrebbe dato spazio, se non ai/alle giovani (under 35, applicando la definizione europea), almeno a quel gruppo emergente di persone di mezza età, capaci, pragmatiche, con una visione meno provinciale del mondo, come Puppato e Scalfarotto (per nominarne solo due). Questa speranza è durata poco. Troppo poco.

Autismo politico: quando un partito perde il contatto con la base

La vera stranezza del PD sta nel fatto che si alternano alcuni momenti di grande partecipazione democratica (come le primarie e le elezioni del segretario) con lunghi periodi di autismo politico in cui la dirigenza non vede e non sente quello che succede alla base. Per esempio, siete sicuri che il peso accordato dai vertici del partito a D’Alema come “stratega” corrisponda a quello che vorrebbero gli elettori? Non abbiamo affatto questa impressione. Se viene travolto dall’80% di concittadini che preferiscono Nichi Vendola al “suo” candidato, vuol dire che non conosce le opinioni dei propri vicini di casa e non è in contatto con la base neanche nella circoscrizione che lo ha eletto. Un fenomeno simile si è verificato a livello nazionale, quando il PD si è rivelato incapace di comprendere e accogliere lo spirito dei movimenti, come l’onda viola o il movimento delle agende rosse. Basta uno sguardo al sito per capire quanto il partito sia distante da quei movimenti con cui dovrebbe essere strettamente “linkato” e che invece sembrano quasi dare fastidio. Forse lo statuto del partito avrebbe bisogno di un articolo aggiuntivo che preveda che ciascun dirigente di una certa età debba navigare in internet per almeno 30 minuti al giorno per stare in contatto con la parte più dinamica del proprio (potenziale) elettorato.

L’immagine del partito

Strettamente legato al mancato legame con la base, è un altro problema storico del PD, quello della pubblicità politica e dell’immagine, rigorosamente fatte in casa, rigorosamente tristi. Noi sogniamo un PD “nuovo, libero, bello, forte, indipendente, impegnato, coraggioso, sorprendente, rivoluzionario, intelligente, generoso, essenziale, indomabile”, gli aggettivi e l’immagine regalati da Toscani e Soru/De Gregorio, rilanciando l’Unita’. E’ questa l’immagine che vogliamo per il PD. Non vogliamo più vedere quelle pubblicità vecchie e tristi con cui ci avete torturato per anni. Basta. Vogliamo un’immagine in grado di attirare l’attenzione di una generazione di giovani che non ne può più della politica vecchio stampo.

Le candidature regionali e comunali

L’incapacità di cogliere i sentimenti della base è particolarmente evidente nel modo in cui sono state gestite, a livello centrale e locale, le candidature per le prossime elezioni amministrative. Davvero qualcuno può pensare che l’elettorato progressista del Veneto sia disposto a votare un candidato come Giuseppe Bertolussi, che ha costruito un’intera carriera sulla lotta contro le tasse, contro Visco, contro Prodi? Siete proprio sicuri che corrisponda meglio agli ideali della base di una Laura Puppato, competente, pragmatica, con grande esperienza amministrativa, difensore convinta dell’ambiente e dei diritti civili? In caso di primarie, per chi avrebbe optato il paziente popolo dei “democratici anonimi”? Non è da meno lo spettacolo andato in scena in Campania, Calabria, Puglia, Umbria, e Lazio, che ha fornito ancora una volta l’immagine di un partito allo sbando. La scelta dei candidati sembra quasi ovunque mirata a compiacere l’Udc piuttosto che a soddisfare noi elettori. Perfino di fronte a una grande prova di democrazia, con più di 200.000 persone disposte a stare in coda per votare alle primarie pugliesi (un numero circa 3 volte superiore a quello delle precedenti primarie), il segretario del PD parla di una “serata amara”. Vogliamo scherzare?

Uguaglianza di genere

Ci chiediamo, inoltre, dove sia finita l’uguaglianza di genere sventolata in ben cinque articoli dello statuto e in due del codice etico del PD. Il PD non doveva “assicurare l’uguaglianza di genere, nel segno del rispetto e della piena partecipazione politica delle donne” (Art. 3 del Codice Etico)? Assieme a molte altre donne e uomini, avevamo chiesto con forza che venissero rispettate la pari rappresentanza e l’alternanza di genere (come del resto già previsto dall’Articolo 9.7. dello statuto del PD per le elezioni a Segretario nazionale). La composizione della segreteria nazionale ci aveva dato speranza, ma la stagione delle pari opportunità è stata breve. Oggi, nelle 13 regioni in questione, ci troveremo, se siamo fortunati/e, tre candidate donne, il solito 23%. Perché nella politica del PD le donne pesano solo per un quinto perfino nei posti in cui le candidature femminili sono ovvie? Perché si ha paura di donne intelligenti e competenti?

Insomma, come potenziali elettori ed elettrici di questo partito, pretendiamo di trovare nelle liste elettorali persone che rispecchino e condividano quei valori di base senza i quali nessun partito può definirsi “progressista”: chiediamo, ancora una volta, più candidate nelle liste e pretendiamo candidate e candidati onesti, laici, particolarmente attenti all’ambiente, all’istruzione, alla giustizia sociale, alla lotta alla mafia e ai diritti civili.

Lasciateci almeno la “voglia di sperare” evocata di recente da Concita De Gregorio.

 

Anne Maass, Chiara Volpato, Angelica Mucchi-Faina

 

  1. http://appelloallefirstladies.tk/
    http://temi.repubblica.it/micromega-appello/?action=vediappello&idappello=391093
  2. http://www.unita.it/news/benaglia_25/87605/proposta_al_pd_donne_e_giovani_in_cima_di_lista
  3. http://temi.repubblica.it/micromega-online/5050-l%E2%80%99antitrust-della-politica/


     



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti