24 marzo 2019

RADICALI A MILANO

Una storia antica, che va da Mussi a Lipparini. Passando per Vittorini


Correva l’anno 1899, l’11 dicembre, e il quotidiano Il Secolo scriveva: “Milano è libera finalmente dalla consorteria che l’aveva finora tenuta oppressa, che s’imponeva a tutte le manifestazioni di vita facendo credere che fosse la cittadella dei moderati. Da qui essi partivano burbanzosi all’Italia, da qui domandavano gli stati d’assedio, da qui pretendevano di imporre le leggi reazionarie a tutta la nazione. Era lo spirito di Milano che essi audacemente falsificavano; ed ora questa città si mostra quella che è realmente: l’iniziatrice democratica delle istituzioni di libertà e progresso. Da oggi comincia un nuovo periodo di storia per Milano”.

217px-GiuseppeMussi_(cropped)Era successo che alle elezioni comunali la coalizione popolare aveva vinto ed erano stati eletti su ottanta consiglieri dieci repubblicani, 12 socialisti, 42 radicali; questi ultimi venivano così descritti: “Il partito radicale va diventando essenzialmente il partito che cerca di procurare in misura maggiore questi due beni: libertà politica ed economica; il partito che potrà cogliendo il suo momento unire la borghesia e il popolo nel volere riforme….il partito della parte più ardita, più moderna, più indipendente della borghesia”. Per tre anni il sindaco sarà un “radicale, ma di quei radicali di buon senso, che sono in sostanza più conservatori di certi moderati”: Giuseppe Mussi.

Moderatamente federalista, fondatore dell’ANCI, parlamentare fermo avversario di Crispi, la sua vita fu terremotata da un lutto: l’unico figlio fu ucciso dalla sbirraglia durante i moti del ’98. Ma di lui parleremo forse un’altra volta, oggi qui ci interessa perché ci consente di affermare che il partito da più tempo presente a palazzo Marino, il più antico in città tra quelli ancor oggi attivi è il Partito Radicale (formalmente costituitosi in partito politico nel corso del primo congresso nazionale a Roma il 27-30 maggio 1904), che però curiosamente ad ogni approssimarsi di elezioni, e le prossime europee non fanno eccezione, viene considerato una novità, un’incognita.

Certo, diversamente da altri partiti, la continuità organizzativa dei radicali proponendo un modello di partito completamente diverso da quelli tradizionali non è mai volutamente esistita, diverse le sigle, una galassia i contrassegni e le liste con cui si sono presentati e i vincoli giuridici; tuttavia tra Mussi e Cappato c’è certamente altrettanta continuità che quella richiamata da tanti presunti eredi di Caldara.

Peraltro, lasciando perdere gli antichi, anche in questo dopoguerra la presenza elettorale radicale in città è stata una costante, almeno dal 1958 quando, presentatisi in una lista con i repubblicani, presero alle elezioni per la camera 16.000 voti pari all’1,7%.

0e4a9359429acefc01b04d5f26436d81Il partito viene fondato nel 1955 al cinema Cola di Rienzo di Roma con il nome di Partito radicale dei democratici e dei liberali italiani da fuoriusciti dal partito liberale e da esponenti della sinistra liberale, di Unità Popolare, di ex azionisti, nonché intellettuali, pubblicisti e giornalisti dell’area laica (il Mondo innanzitutto) e da alcuni ambienti giovanili ed universitari come l’UGI (Unione Goliardica Italiana) e l’UNURI.

A Milano hanno avuto una presenza elettorale altalenante: il punto più basso alle elezioni (Camera) del 1968 con 760 voti, pari allo 0,07% (il simbolo era la Marianna), il punto più alto le elezioni europee del 1999, quando la Lista Bonino (presentata dalla Associazione politica nazionale lista Marco Pannella) ottiene in città il 13,30% , diventando il terzo partito, a poche migliaia di voti dal secondo (i democratici di sinistra) con la capolista che ottiene 118.000 preferenze seconda in assoluto dopo Silvio Berlusconi.

Tecnicamente è scorretto parlare di partito radicale, bisogna parlare di liste elettorali dell’area radicale dove l’elemento di maggiore continuità è dato dal ripetersi delle candidature e dalla continuità dei gruppi dirigenti, almeno fino alla morte di Pannella. Il partito infatti, dal XXXIV congresso del gennaio 1988, ritenendo “ormai non più rinviabile la costruzione di una forza politica transnazionale, unico strumento adeguato per affermare gli ideali e i valori e per raggiungere gli obiettivi che hanno costituito per trent’anni la ragione stessa del Partito radicale e delle sue lotte politiche”, ha scelto di “portare a compimento la propria trasformazione in soggetto politico transnazionale..”, proponendosi come “strumento di organizzazione politica, oltre ed attraverso le frontiere nazionali, aperto alla partecipazione anche di appartenenti a diversi partiti nazionali” e quindi “il Partito radicale in quanto tale non parteciperà […] alle competizioni elettorali nazionali”. L’elenco seguente quindi è a totale discrezionalità del sottoscritto.

Vediamolo l’andamento elettorale cittadino:

1976 camera 28.710 voti pari al 2,4% con il simbolo della Rosa nel Pugno

1979 camera 80.000 pari al 6,89% con il simbolo della Rosa nel Pugno

Lista Marco Pannella1983 camera 44.036 voti pari al 4,2% con il simbolo della Rosa nel Pugno barrato a lutto

1987 camera 43.972 voti pari al 4,1 con il simbolo della Rosa nel Pugno barrato a lutto

1992 camera 24.253 voti pari al 2,35% con il simbolo lista Marco Pannella

1994 camera 66.723 voti pari al 6,5% (quota proporzionale) con simbolo lista Marco Pannella

1996 camera 35.289 voti pari al 3,7% (quota proporzionale) con simbolo Lista Pannella Sgarbi

2001 camera 31.785 voti pari al 3,7% (quota proporzionale) con simbolo Lista Emma Bonino

Amnistia_Giustizia_Libertà2006 camera 31.377 voti pari al 3,8% con simbolo la Rosa nel Pugno laici, socialisti e radicali, nel 2013 la lista Amnistia Giustizia e libertà non fu presentata a Milano; nel 2018 sapete com’è andata.

Alle europee nel 2004 dopo il record del 1999 i voti crollano al 4,42% in pratica la lista perde a Milano 55.000 voti; nel 2009 risale al 5,45% con 34.000 voti.

Alle regionali si presentano nel 1990 come antiproibizionisti ottenendo l’1.5%.

Nel 1995 come lista Pannella Riformatori ottenendo voti 20.663 pari al 2,8% ma un punto percentuale in più per Marco Pannella candidato a presidente, che era sostenuto anche dalla lista Fronte autonomista che aveva come simbolo una spada impugnata. Nel 2000 eleggono un consigliere, ottenendo 26.446, voti pari al 3,6% per Della Vedova candidato a presidente della lista Emma Bonino con capolista Lorenzo Strik Lievers.

radicali005-1000x600

Assenti nelle tornate di Sarfatti, Penati e Ambrosoli, tuttavia ottennero nel 2010 un grande successo politico perché non essendo riusciti a raccogliere le firme per la presentazione chiesero “un accesso agli atti per verificare come se l’erano cavata le altre liste”, scoprendo “che c’erano irregolarità in tutte le liste, e in quella di Formigoni, tra timbri e date mancanti, il numero di sottoscrizioni regolari era inferiore a quello richiesto per la presentazione”; il processo e la successiva condanna del Celeste furono l’inizio della fine di una egemonia sulla politica regionale durata più lustri, protagonista della vicenda un giovane Lipparini che ebbe ragione di consumate volpi della politica anche tra gli oppositori di Formigoni.

Lista_Emma_BoninoNel 2018 la lista più Europa Emma Bonino ottiene 32.021 voti pari al 3,6% a sostegno di Giorgio Gori (capolista Valerio Federico). Al comune di Milano la lista radicale con repubblicani e movimento di unità popolare compare per la prima volta alle elezioni del 1956. Era il 13 marzo, al Teatro Nuovo l’avvocato Mario Boneschi e Leopoldo Piccardi tennero il primo comizio del neonato partito che contava un consigliere comunale Francesco Messineo, autorevole docente prima alla Cattolica e poi alla Statale di diritto civile, firmatario del manifesto degli intellettuali antifascisti.

Ottenero 13.407 voti pari allo 1,55%, eleggendo il repubblicano Cesare Covi che era assessore uscente ed entrerà anche nella nuova giunta. Il contrassegno della lista erano i simboli dei tre partiti (per i radicali la Marianna o meglio una “testa di donna con berretto frigio” nota anche come Dea della Libertà, si dice disegnata da Mario Pannunzio) racchiusi in un tondo.

MariannaLa lista era stata presentata anche alle elezioni provinciali, tra i candidati radicali il professor Vittorio Enzo Alfieri, l’avvocato Giandomenico Pisapia ed Elio Vittorini. La Marianna rimase per circa un ventennio il simbolo dei radicali. La rosa nel pugno arriverà nel 1976 da Parigi: l’immagine, disegnata nel 1969 dall’illustratore Marc Bonnet era diventato il simbolo nel 1971 dei socialisti francesi. Pannella narra, ma vi sono diverse versioni, che il simbolo fosse stato offerto da François Mitterand al PSI per la precisione a Mancini ma che la componente demartiniana, maggioritaria, sdegnatamente rifiutò di togliere la falce e martello; pochi anni dopo arrivò il garofano.

Alle comunali del novembre 1960 i radicali si presentano nella lista del partito socialista con: Carlo Baudino, Max Beluffi, Guido Rollier ma sopratutto Eugenio Scalfari, Elio Vittorini (che del PR era presidente), Sergio Turone, Alessandro Brodero. L’alleanza tra radicali e socialisti era stata preceduta da un ampio dibattito conclusosi con un documento pubblicato dall’Espresso a firma di scrittori, registi, intellettuali tra cui Elsa Morante, Leonardo Sciascia, Alberto Moravia, Ennio Flaiano, Mario Pannunzio, Franco Fortini, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Mario Soldati, Camilla Cederna, Guido Calogero, Vittorio Caprioli, Piero Caleffi, Bruno Zevi.

Nel documento si leggeva: “Essi quindi salutano con soddisfazione la decisione del Partito radicale di combattere insieme con il partito socialista nella campagna elettorale del 6 novembre. L’incontro di un partito d’avanguardia di ispirazione liberale e laica con un partito operaio e popolare di antica tradizione democratica, da l’impronta alla grande battaglia contro il clerico fascismo aperto e mascherato”.

11998888_1500385660257047_2765365552695220965_n

L’alleanza faticò in campagna elettorale; Scalfari si lamentò con Nenni: “Mi giunge notizia che da alcune federazioni che nel serrate finale l’apparato socialista sta concentrando le preferenze sui suoi uomini. Tutto questo rischia di annullare la nostra presenza e diminuisce le chances di riuscita dei nostri candidati”. Questa abbinata di dibattiti e appelli aulici con la rissa continua sulle preferenze è inveterata tradizione della democrazia italiana.

In realtà Scalfari aveva poco da lamentarsi (chiagni e fotti) per quello che riguarda Milano, dove i radicali oltre a lui elessero Elio Vittorini, Sergio Turone, Alessandro Brodero su un totale di 19 eletti nella lista; anzi saranno i socialisti ad accusare i radicali di avere fatto il blocco delle preferenze eleggendo molti più consiglieri di quanti ne avrebbero avuto diritto in relazione ai voti confluiti sulla lista.

Scalfari con 3.678 preferenze arrivò subito dopo big come Vigorelli e Aniasi, mentre Elio Vittorini con 911 fu penultimo, a poca distanza dal terzultimo Bettino Craxi con 979. Si narra che la cordiale inimicizia tra Craxi e Scalfari che sarà eletto deputato nelle liste del PSI nel 1968, abbia origine proprio in questi anni di comune militanza. Nel 1961 i radicali con Bodrero e Scalfari, su invito di Vigorelli, sono tra i fondatori del club Turati, tempio della Milano progressista.

Leopoldo_PiccardiNel 1962 il segretario dei radicali, Piccardi, viene accusato da De Felice di aver partecipato all’elaborazione teorica delle leggi razziali. Mario Pannunzio ne chiese le dimissioni dal Partito mentre altri come Ernesto Rossi gli furono solidali; nei mesi successivi le polemiche furono feroci, Piccardi, insieme ad altri esponenti radicali, chiese lo scioglimento del Partito e la confluenza nel PSI.

Alla fine, dopo dimissioni, abbandoni e scissioni viene eletto segretario da quel che restava del partito Marco Pannella e a Bologna nei giorni 9 e 10 marzo 1963, venne approvata una mozione che prevedeva la riorganizzazione strutturale del partito con caratteri federativi, mozione che ribadì inoltre l’opposizione al centrosinistra e rivendicò l’unità delle sinistre come unica alternativa laica e democratica all’egemonia democristiana.

Una svolta a sinistra che porterà alle amministrative del novembre 1964 i radicali pannelliani a dare indicazione di votare PSIUP. Turone e Bodrero invece aderiscono al PSI rivendicando con queste parole la loro attività radicale in consiglio comunale: “… opposizione alle sovvenzioni alle scuole private, difesa delle scuole serali, deplorazione della censura… riteniamo che i problemi della scuola laica e della cultura debbano oggi avere la priorità”; mentre Scalfari si dimetterà nel marzo 1963 lasciando il posto alla prima dei non eletti, la figlia dell’ex sindaco Filippetti.

file-08862-media-620x430

Così alle elezioni comunali del novembre 1964 l’alleanza radicali e socialisti non ebbe luogo e nelle liste del PSI (per le quali si era parlato anche di Giorgio Gaber e Alberto Mondadori, come si legge sul Corsera del 3 ottobre 1964) fu eletto il repubblicano Antonio Del Pennino, che prese il posto dei radicali.

PROVA RADICALE-N°01-1976L’alleanza del PR con il PSIUP durò fino alle elezioni comunali del giugno 1966 a Roma quando ci fu una lista comune, ma come sei anni prima a Milano, i radicali non si ritenevano garantiti nella battaglia delle preferenze e quindi si ritirarono dalle liste; peraltro Pannella arrivò terzo con 1.120 preferenze. Probabilmente queste vicende convinsero Pannella dell’inutilità di una presenza diffusa nei consigli comunali che vide da allora come una forma di “corruzione” della politica. Per rivedere un radicale a Palazzo Marino si dovette attendere il giugno 1980.

Carlo Tognoli impone come numero due della lista socialista per Palazzo Marino Guido Aghina uno dei leader radicali più conosciuti in città. La candidatura va contro l’indicazione del partito radicale di non presentare liste e provoca feroci reazioni tant’è che Luca Boneschi della segreteria cittadina del PR la definisce “un caso di malcostume politico” e il Giorno titolerà: “I radicali hanno troppe anime”.

Aghina fu eletto con 2.678 voti, non ottenne quindi il voto di tutti i radicali ma ebbe un mezzo via libera da Pannella, come racconta lo stesso Tognoli: “Pannella, partecipando ad una tavola rotonda, a Milano, alla quale prendevo parte anch’io, disse, a conclusione del suo intervento, che se avesse votato a Milano (ma lui abitava a Roma) avrebbe votato per me. Fu un modo garbato di superare le polemiche nei confronti di Aghina e un gesto generoso nei miei confronti”. Aghina divenne assessore alla Cultura e si ricandidò con successo con i socialisti nel 1985.

Per rivedere una lista radicale alle comunali bisogna attendere il 1990 con gli antiproibizionisti: 15.351 voti 1,55%. E’ solo però a partire dalle elezioni del 2006 che la presenza alle amministrative di una lista “radicale” diventa costante. A sostegno di Ferrante (nella cui lista ritroviamo capolista Aghina) si presenta la Rosa nel pugno Laici, socialisti radicali e liberali, frutto dell’accordo con i socialisti di Boselli che ottiene 8.563 voti 1,41%; il radicale Cappato è capolista (ma quarto nelle preferenze).

Nel 2011 lista Bonino Pannella per Pisapia 10.000 voti 1,7, Cappato è capolista e il più votato con 1.885 preferenze venendo eletto. Supporter d’eccezione Bonino e Pannella inseriti come ultimo e penultima, Lipparini con 108 preferenze sarà quinto. Nel 2014 Cappato diventa anche consigliere della neonata città metropolitana di Milano per la lista civica Costituente per la Partecipazione.

Nel 2016 la lista è quella dei Radicali federalisti laici ecologisti (capolista e primo per preferenze ,290, Lorenzo Lipparini) che ottiene sempre 10.000 voti e l’1,9%, ma grande novità Marco Cappato è candidato a sindaco. Come da tradizione è una candidatura contestata. Repubblica scrive: “Bernardini, Turco hanno dichiarato incomprensibile la sua candidatura”; e Cappato risponde: “Sarebbe penoso quindi se tra di noi Radicali ci fosse una guerra di fazioni. Pannelliani contro amici di Bonino? Sono discorsi del cavolo… Ci sono divisioni da tempo. Sono emerse le differenze. Per fortuna però noi abbiamo le regole per evitare che le divisioni siano distruttive: non abbiamo espulsione, né la disciplina dei partiti. A meno di non volersi mettere i bastoni fra le ruote, le differenze fanno ricchezza”. Non pare sia andata così.

downloadAl ballottaggio i radicali di Cappato appoggiano Sala e il loro ruolo viene riconosciuto con la nomina di Lipparini ad assessore alla Partecipazione (che non so bene cosa concretamente significhi – e forse non lo sa nessuno), il che lo identifica e gli dà la gravosa responsabilità di essere l’ultimo erede di una più che secolare storia.

Insomma ecco il perché del titolo.

Walter Marossi



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


  1. Adriana Salaquale lezione si può trarre da tanta storia per le prossime elezioni europee?
    27 marzo 2019 • 10:04Rispondi
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema


23 aprile 2024

MILANO E LE MANIFESTAZIONI PER IL 25 APRILE

Walter Marossi



9 aprile 2024

BANDIERE ROSSE A PALAZZO MARINO

Walter Marossi



19 marzo 2024

MILANO CAPITALE

Walter Marossi



5 marzo 2024

PALAZZO MARINO E IL PANE

Walter Marossi



20 febbraio 2024

LA FOLLA DELINQUENTE

Walter Marossi



6 febbraio 2024

ISRAELE E PALAZZO MARINO

Walter Marossi


Ultimi commenti