25 febbraio 2019

LA TRASFORMAZIONE DI CITTÀ STUDI

Le voci del dissenso


Città Studi rischia nei prossimi anni di subire trasformazioni importanti che ne peggioreranno la vivibilità, effetto di scelte politiche sbagliate, di finanziamenti mirati e strumentali, di speculazioni e spartizioni. Soprattutto risultato del vuoto progettuale sul dopo Expo, sul cui successo si potrebbe scrivere ancora molto. La città intera è minacciata da cambiamenti importanti: scali, caserme, la Piazza d’Armi, le numerose aree dismesse, rischiano di diventare aree privilegiate per la costruzione di edifici di lusso, e per abitanti selezionati.

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Tuttavia il progetto della città “esclusiva” porta con sé, inevitabilmente, anche il fenomeno dell’esclusione: da una parte (in centro e nei nuovi quartieri riqualificati) coloro che avranno tutte le risorse per abitare la nuova città “smart”, e dall’altra (in periferia e fuori città) tutti coloro che, privi di risorse, dalla città saranno espulsi. Il rischio, già da ora concreto, è quello di assistere alla crescita non controllata dei prezzi nei nuovi poli di “eccellenza”, mentre sul piano degli affitti vedremo aumentare l’offerta di case su Airbnb.

Qualcuno sta provando a inquadrare tutto questo all’interno della categoria dell’“accoglienza”: Milano e la sua governance metropolitana, agendo con deciso piglio sul piano del marketing territoriale, si stanno auto proclamando come buoni leader, in un paese in evidente stato di crisi. All’interno di questo meccanismo, fortemente autoreferenziale e in definitiva affidato solo ai mercati, Milano rischia di trovare la propria condanna.

Si avverte allora il bisogno di una riflessione più profonda, di elaborare pensieri e trovare parole che dicano, con calma e lucidità, lo stato reale della città, dei suoi abitanti, in particolare modo di tutti coloro che non fanno parte del segmento in vetta alle classifiche, ma vivono la crisi con lavori precari, affitti sempre più cari, qualità dell’aria scadente e servizi pubblici sempre più privatizzati.

Occorrono parole che coinvolgano tutta la cittadinanza, che aprano nuove prospettive in cui il ruolo di player non sia giocato da capitali governati da fondi e algoritmi, ma da cittadini, cioè da coloro che hanno a cuore le sorti dei quartieri e dell’intera città. Per evitare che Milano diventi in pochi anni la periferia di Disneyland, un enorme “non luogo” di virile ostentazione turistica, accessibile a pochi privilegiati.

Il dibattito su Città Studi è ancora in corso, ma vi sono segnali che dicono che alcune cose potrebbero ancora cambiare. Settimana scorsa l’importante discorso di apertura dell’Anno Accademico della Statale da parte del nuovo Rettore prof. Franzini (qui il link), come ben raccontato su queste pagine, ha disegnato un esito parzialmente differente da quello minacciato fino allo scorso anno.

Nel frattempo è in piena discussione il nuovo P.G.T., che tuttavia pare ingessato in una slide immobile del 2017. Non ha recepito nulla del dibattito cittadino, tanto meno si è accorto del nuovo corso avviatosi in Statale dallo scorso giugno, e ovviamente non ha nemmeno tentato di avviare processi di partecipazione reale che vadano al di là delle necessarie ed asfittiche misure previste da una normativa insufficiente.

In modo quasi carbonaro si è invece avviato l’iter per la definizione dell’Accordo di Programma, lo strumento per definire l’utilizzo delle aree di Expo e di Città Studi. Ad una prima riunione svoltasi a gennaio sono seguite le dichiarazioni di apertura dell’Assessore Maran alla partecipazione dei comitati, che proprio in questi giorni potrebbero formalizzare la propria disponibilità a partecipare al tavolo, pur sapendo che la questione va giocata sul piano della politica, della partecipazione e del conflitto, e non nelle stanze blindate delle istituzioni.

Progetto Lambrate, uno dei componenti dell’Assemblea Città Studi – che raduna tutte le associazioni e i gruppi contrari allo spostamento delle facoltà scientifiche ad Expo – raccogliendo tutte queste istanze, propone un incontro pubblico decisamente interessante e ricco, per affermare con forza che la città inclusiva, in questa fase critica, ha un grande bisogno di progetti partecipati, di cultura condivisa e di cura dei territori.

Giovedì 28 febbraio, presso l’auditorium Stefano Cerri di via Valvassori Peroni, alle 18.00, si discuterà di Milano e di Città Studi con Salvatore Settis (archeologo, Accademico dei Lincei, già direttore della scuola normale di Pisa), Paolo Berdini (urbanista, dal 2016 al 2017 assessore all’Urbanistica della città di Roma)  e Serena Vicari Haddock (docente di Sociologia urbana, Università di Milano Bicocca).

Sarà un evento importante, a cui tutta la cittadinanza è invitata a partecipare, per l’importanza del tema, per il rilievo degli invitati, e perché la cura e la difesa di Città Studi passano attraverso la mobilitazione attenta di tutti.


Vincenzo Robustelli
, Mario Vitiello. Angelo Avelli

“Progetto Lambrate”

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  1. Gian Francesco EspositoSegnalo, sperando di fare cosa a voi gradita, che Wikinotizie nell'articolo Milano: Una città per tutti ? Il futuro di Città Studi si chiama Università https://it.wikinews.org/wiki/Milano:_Una_citt%C3%A0_per_tutti_%3F_Il_futuro_di_Citt%C3%A0_Studi_si_chiama_Universit%C3%A0 ha indicato come fonte l'articolo di Vincenzo Robustelli, Mario Vitiello, Angelo Avelli «La Trasformazione di Città Studi da voi pubblicato. Dalla prima pagina di Wikipedia colonna a destra in fondo c'è un link all'articolo di Wikinotizie. Distinti saluti
    1 marzo 2019 • 10:24Rispondi
  2. Adalgiso Colombonon ho potuto partecipare all'incontro di Progetto Lambrate : è troppo chiedere di saperne i risultati e/o i principali temi emersi ; se lo poteste fare sarebbe un aiuto concreto alla partecipazione, grazie
    1 marzo 2019 • 11:24Rispondi
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