10 febbraio 2019

IL GIARDINO DEI GIUSTI NON PUÒ ESSERE INGIUSTO

Un dibattito che deve trovare una sintesi condivisa


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Nella ricerca del bene la giustizia non è separabile dalla bellezza. Anche se il pensiero moderno ha teso a separare etica ed estetica, la nostra anima continua a vivere come un’ingiustizia lo scempio della bellezza. L’anima non è separabile dal mondo, è fatta della medesima sostanza. Se il corpo del mondo viene violentato, imbruttito, l’anima soffre, non riesce a trovare conforto. Creare bellezza o difenderla dove già si offre è invece sempre sentito come naturalmente giusto, perché la bellezza migliora il mondo, lo rende per tutti più ospitale.

Piero Bottoni ne era consapevole. Lo testimonia il Monte Stella, con cui ha voluto che il «monumento contro la guerra e in memoria della morte civile» non fosse un simbolo lugubre, incapace di lenire il ricordo delle sofferenze, bensì un mirabile «colle giardino» da far sorgere come un’araba fenice dalle macerie dei bombardamenti, un’isola di pace e «verde riposante» dove a tutti i milanesi doveva essere concesso di ritrovare, a contatto con la natura, la gioia e il piacere di vivere.

190210_Tonon-03Oltre ai numerosissimi cittadini che quotidianamente frequentano il Monte Stella e amano la dolcezza delle sue balze, folto è l’elenco delle personalità che ne hanno colto la bellezza. Un giudizio che trova ora conferma nel decreto di vincolo monumentale del ministro Bonisoli: un atto eccezionale, di grande coraggio e intelligenza civile.

Già cinquant’anni fa Aldo Rossi nel 1972 riconosceva che: «L’architettura dei quartieri non è andata oltre l’importante proposta di Bottoni con il QT8 e il Monte Stella così che questi due fatti rimangono certamente come gli esempi più importanti e senza seguito, della situazione milanese». E aggiungeva nel 1985: «Pochi sono i monumenti dell’architettura moderna, pochi soprattutto quelli che hanno un significato che va oltre la loro qualità tecnica […]. Certamente due a Milano: il Monte Stella di Piero Bottoni e la Torre Velasca dei BBPR. Piero Bottoni […] trasforma un programma in una grande architettura: il Monte Stella».

L’architettura del Monte Stella, fatta dal succedersi armonioso di balze a prato tutte alberate, è tutt’uno con il suo valore simbolico. Il progetto che si sta realizzando fa scempio di tutto questo.

Tradendo lo spirito dell’Associazione per il Giardino dei Giusti, che nel suo statuto prevede che in memoria di un Giusto si pianti un albero, e contravvenendo nello stesso tempo alla delibera del Comune, che proprio a quel principio fa riferimento, il progetto non prevede alberi e neppure un giardino. Al contrario, devasta invece la natura di una delle balze più belle del Monte.

Dove oggi c’è solo un luogo di delizie, tutto alberi e prato, da cui la vista può spaziare sulla parte edificata del quartiere, il progetto lastrica il prato; sul lastricato costruisce un vero e proprio cimitero di pietra e lo chiama stanza del dialogo e della meditazione; al centro erige un gigantesco albero di corten; di fianco realizza un anfiteatro da duecentoquaranta posti, e all’ingresso della balza colloca enormi, volgari totem a segnalare che quelle parte del Monte non appartiene più al Memoriale della Milano martoriata dalla guerra, ma a un altro Memoriale: il Memoriale dedicato ai Giusti di tutto il mondo. Un memoriale nobilissimo per le sue finalità, ma bruttissimo e fuori contesto sul Monte Stella di cui non può essere stravolto e neppure ridimensionato il significato.

Se i Giusti potessero essere interpellati, sicuramente non potrebbero approvare un intervento che si configura come un atto vandalico, che ferisce la bellezza, che stravolge il senso di un Monumento civile, che genera sofferenza nei cittadini cui è stato dedicato e che dai cittadini è da sempre amato. Lo giudicherebbero un intervento arrogante, ingiusto e chiederebbero, come da tempo moltissimi cittadini chiedono, due cose: che il Monte Stella non venga snaturato e che il Comune di Milano dedichi una delle numerose aree libere della città al Giardino dei Giusti: un vero, grande, bellissimo giardino riconoscibile e finalmente apprezzabile da tutti.

Graziella Tonon

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  1. Giorgiosiamo sempre a doverci difendere dalle aggressioni di qualcuno a quel poco di bel verde che abbiamo a Milano. Appena terminata la difesa del parco di Trenno da quel folle progetto che era "la via d'acqua" ecco che si pensa a imporci la memoria dei gusti rovinando la montagnetta. Già oggi non si vede nessuno fermarsi tra i monconi di marmo con le scritte (ormai illeggibili) a "riflettere" e al buio è anche pericoloso inciampare in uno di essi. E adesso, si vuole ulteriormente infierire sul territorio per facilitare una manifestazione che dura meno di una mattinata, una volta all'anno, dove il sindaco ricorda ai giovani delle scuole il valore dei giusti? Lo si può fare ugualmente senza gettare cemento nel verde!
    13 febbraio 2019 • 10:15Rispondi
  2. Oreste PivettaL'articolo di Graziella Tonon è ricco di argomenti, appassionato e documentato. Forse si potrebbe aggiungere che il Monte Stella, con il Qt8 opera urbanistica e architettonica geniale, come mai più si è realizzato a Milano (e non solo a Milano) nei decenni successivi, è vissuto soprattutto dai milanesi, vecchi e nuovi, camminatori, podisti, cinofili, padri, madri, figli, nonni, molti certo, moltissimi nei fine settimana, ma non è meta tra le più frequentate (e non certo frequentata dai turisti, che visitano lo stadio Meazza ma non alzano lo sguardo ai vicini palazzi di Figini, Pollini, Ponti, dello stesso Bottoni). Voglio dire: per un nuovo "Giardino dei giusti" non dovrebbe essere difficile reperire un'area ben più percorsa. Mi pare che sistemare il "Giardino dei giusti" alla "Montagnetta" sia il risultato di tanta pigrizia mentale, di scarsa cultura e di incapacità di visione. Immagino che il sindaco Sala provvederà...
    13 febbraio 2019 • 15:03Rispondi
  3. Isabella BARATOPurtroppo lo scempio della balza della montagna è un stato avanzato: mi chiedo come sia ancora possibile cementare il verde, la bellezza, la pace. Un branco di vandali hanno il sopravvento a Milano, nei consigli di zona, nell'amministrazione comunale. Pronunciò pertanto il mio sconsolato De profundis per questo piccolo paradiso perduto. Ma qualche cresta di odio verso chi accetta simili orrori inutili costosi e invasivi rimarrà in me imperitura. D'altronde qualche solito mascalzone ci dovrà pure guadagnare la sua abituale parcella! Questa è la regola di tali assurdi inspiegabili scempi. Abituale frequentatrice del Monte Stella
    13 febbraio 2019 • 17:48Rispondi
  4. Vincenza FormicaUn uso del tutto improprio delle parole: è questo che caratterizza, tra le altre cose, questa vicenda. Leggiamo su articoli e comunicati espressioni come "contro la riqualificazione del Giardino dei Giusti". Analizziamo queste parole. "Contro": nessuno è contro il Giardino dei Giusti nella sua forma originaria, tant'è che da quando il Monte Stella lo ospita, ossia dal 2003, nessuno mai lo ha contestato e anzi esso è sempre stato amato da tutti. "Riqualificazione": riqualificare significa risanare, togliere il guasto, migliorare qualcosa che è negativo e in qualche modo compromesso. Ma il Monte Stella è perfetto così come è stato concepito e lo abbiamo avuto sotto gli occhi per decenni: non ha bisogno di alcun intervento di modifica e, al contrario, verrebbe rovinato nella sua bellezza dal progetto di Gariwo. "Giardino": i giardini sono fatti di piante e alberi. Il Giardino dei Giusti, così come era finora, consisteva nella piantumazione di un albero per ogni Giusto: era cioè effettivamente un giardino. Ma un progetto che prevede muri, pavimenti, calcestruzzo, metallo, cemento armato, scavi, cabine elettriche, non lo si può definire "giardino": è solo un intervento edilizio. Quindi: non c'è nessun "contro", non c'è nessuna "riqualificazione" da dover fare e non c'è nessun "giardino" nel progetto che si vorrebbe portare avanti. C'è solo il Monte Stella, parco tra i più belli di Milano e opera architettonica di Piero Bottoni: che deve rimanere (o meglio, tornare quanto prima) esattamente com'era.
    13 febbraio 2019 • 21:33Rispondi
  5. Danilo PasquiniDanilo Pasquini condivido e parole dell'Arch. Molon e di Formica. Alla fine degli anni '70 ero presidente del CdZ 19 (progenitore del MInicipio 8) e ho detto le stesse parole cacciandolo in malo modo della sede del CdZ di Via Pogatsnig a una persona che proponeva un grattacielo con erliporto "nella pianura che dal colmo scende.." verso via Santelia. Prima ancora da chi voleva nello stesso posto installare una "stunt cars". Credo che le cosiddette modifiche non siano confacenti al luogo. Nasce il sospetto che chi alla fine dei primi anni 2000 voleva farvi una grande arena per concerti all'aperto stia tramando per un ritorno improprio, spero di errare perché errare humanum est, ma pensar male diabolicum e non vorrei essere tale ultimo. IL GIARDINO DEI GIUSTI DEVE ESSERCI IN Milano, Città MEDAGLIA D'ORO della RESISTENZA forse in luogo che non tolga alla colina dei giusti (vittime umane e macerie di Milano, della seconda guerra mondiale) o ne riduca il significato o cambi la struttura. Con grande rispetto per i progettisti. Soprattutto per Piero BOTTONI l'ideatore di QT8 con il Monte di Milano nato dalle macerie di cui ne è simbolo = memoria.
    17 febbraio 2019 • 18:20Rispondi
  6. Luigi CalabronePurtroppo i milanesi - al di là delle dichiarazioni verbali - non amano i giardini e gli spazi verdi pubblici; pensano inconsciamente che siano aree da edificare. Quando ne vedono uno ampio e spazioso, come per una sindrome da horror vacui, propongono subito di cementificarlo. E' già successo con il Parco Sempione, cui vengono periodicamente aggiunti oggetti mostruosi e incongrui, preferibilmente di cemento. Recentemente, stuprando il carattere originario di giardino all'inglese, hanno riversato qui 300 tonnellate di cemento per costruire il mostruoso "oggetto Burri", che ha irrimediabilmente (almeno fino a quando non verrà demolito per la seconda volta) rovinato la prospettiva Castello - Arco della Pace. Il tutto con la benedizione dell'assessore alla Cultura. Anche per il Monte Stella c'è qualcuno che, gradualmente - si è già incominciato con i cippi per proseguire oggi con le colate di calcestruzzo - vuole cementificarlo e snaturarlo. Invece il Monte Stella va considerata un'opera d'arte in sé compiuta, che non deve essere alterata da aggiunte incongrue. Milano ha altri spazi, di cui molti nuovi nelle aree dismesse; si utilizzino per questa nuova opera, che è ingombrante, e per il Monte Stella invasiva.
    18 febbraio 2019 • 16:51Rispondi
  7. Giovanna Latis"L'articolo di Graziella Tonon è ricco di argomenti, appassionato e documentato." Condivido. Trovo però che sia appassionato di una passione cieca che non vede come un argomento come questo, di tanta delicatezza per le possibili strumentalizzazioni da tante parti, non possa essere trattato con tanta enfasi, dimenticando il valore simbolico che porta con sé. Il Monte Stella , da quando c'è il Giardino dei Giusti, non è più solo luogo di sport e grigliate per famiglie, che per lo più non sono neanche consapevoli del perché della sua nobile origine. E' ora anche meta di un pubblico diverso, di scuole, di associazioni e comunque di persone che probabilmente neanche si avvicinerebbero altrimenti a questo luogo. Benissimo se il sindaco Sala troverà un luogo più centrale, visibile e spazioso. Ma fino ad allora credo che gli architetti e i professori sarebbero più utili se pensassero a dare suggerimenti su cosa fare per migliorare i progetti come questo e i relativi iter autorizzativi, evitando inutili polemiche che possano essere travisate e trasformate in veri e propri boicottaggi.
    19 febbraio 2019 • 12:02Rispondi
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