4 febbraio 2019

I SETTE VELI DEL FIUME SEVESO

È l’ora della proposta


In un precedente articolo abbiamo sollevato, forse con inevitabile indiscrezione, i primi cinque veli che ricoprono il torturato corpo del fiume Seveso, in territorio di Milano intombato in stretta camicia di Nesso, di cui si libera, ahimé non di rado, disarginando e dirompendo nell’afflitto quartiere di Niguarda; abbiamo guardato oltre il velo alla miseria culturale, tecnica e politica del piano AIPO delle grandi vasche di laminazione, che dovrebbero contenere le esorbitanti acque di uno dei fiumi più inquinati e puzzolenti d’Europa; abbiamo tentato di sbirciare un poco oltre il velo di una comunicazione manipolatoria che, senza paura del ridicolo, spaccia per “ameni laghetti” gli indecenti padelloni che dovrebbero riempirsi di acque di fogna.

Abbiamo provato a mostrare i contorcimenti della politica, anche di quella che in teoria avrebbe buone intenzioni e che, di fronte all’evidente insensatezza delle proprie scelte, si nasconde dietro al più irritante “è ormai troppo tardi” (ma di chi è la colpa se sono passati quattro anni e non avete combinato nulla? In fondo, però, non aver combinato nulla, potrebbe essere pure un vantaggio!); infine, abbiamo provato a scostare il quinto velo, che ricopre l’abusivismo sistematico (secondo la procura di Milano, su ben 1505 scarichi, quelli non autorizzati sono 1.420!) ma anche l’inerzia dei pubblici poteri che la legge dovrebbero fare rispettare.

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Ora, con impaziente gesto, solleviamo gli ultimi due veli, il sesto e il settimo assieme, in un sol colpo. Ben inteso, alla fine non ci apparirà nel suo splendore il corpo della bella e sinuosa ballerina berbera, sognata all’inizio dell’altro articolo. Si mostrerà solamente, agli occhi degli eventuali lettori, la proposta dell’Associazione Amici Parco Nord (che da anni si batte per evitare al Parco Nord uno scempio) che qui cerco di sintetizzare. E’ una proposta non integralista, anzi di mediazione, pertanto è un ibrido che cerca con realismo di tener conto delle diverse posizioni e di salvare alcune delle scelte fin qui compiute; che auspica una possibilità di incontro dopo una esasperata conflittualità, facendo avanzare il nuovo (l’Invarianza Idraulica) almeno in parte, almeno un poco. Mettere Milano, Niguarda e i comuni a nord, all’asciutto è un imperativo a cui nessuno comunque può sottrarsi.

Questa proposta in cinque punti può essere realizzata contemporaneamente e in capo a tre anni raggiungere il pieno risultato.

  • Pulire il fiume Seveso: è la prima mossa. Finora umiliato e offeso, deve tornare alla sua naturalità e alla sua bellezza, restituito al paesaggio e alla sua funzione naturale di adduttore di acqua pulita a beneficio della natura e della agricoltura. Occorre, in questa terra finora di nessuno, portare la legge, in particolare la legge quadro nazionale 152/2016 e la legge regionale n. 4/2016. La prima detta limiti, modi e parametri per avere licenza di scaricare nel fiume, ed è stata totalmente disattesa finora, come dimostra l’inchiesta della Procura di Milano; la seconda prescrive, ai fini della prevenzione dei dissesti idrogeologici, l’adozione dei criteri dell’Invarianza idraulica e idrologica e del drenaggio urbano sostenibile. L’attuale condizione del fiume, il suo abbandono da parte dei poteri costituiti e il suo cinico sfruttamento, è uno scandalo ognora intollerabile. Comunque, dovrebbe esser chiaro alla Regione Lombardia, all’autorità di Distretto, al Comune di Milano, che prima di qualsiasi altra opera, per diritto e per coscienza, dovrebbe porsi mano alla bonifica del fiume. Occorre perciò chiudere o regolarizzare gli scarichi abusivi, mettere fine all’immissione di reflui fognari diretti, che non siano cioè previamente sottoposti al processo di depurazione.
  • Completare il raddoppio del canale scolmatore di Nordovest. E’ la seconda mossa. Fino a poco più di dieci anni fa, il raddoppio dello scolmatore rappresentava l’unica opera prevista per la prevenzione delle esondazioni. E’ stata realizzata in parte, spendendo 12 milioni di euro, nel tratto Palazzolo-Senago e poi è stata interrotta. La Regione e la Provincia, che era l’ente attuatore dell’opera, hanno ad un certo punto cambiato rotta e sono passati alla strategia delle vasche di laminazione. Questo passaggio è stato la conseguenza del (giusto) rifiuto, da parte dei comuni dell’Abbiatense e del Ticinese, di accettare col raddoppio del canale anche il raddoppio delle immissioni nel Ticino delle acque sporche e inquinate del Seveso. Sicché, invece di avviare finalmente la pulizia del fiume e continuare l’opera di canalizzazione intrapresa, la Regione Lombardia ha pensato alle vasche di laminazione come sistema per scolmare le piene, accatastando enormi quantità di acque puzzolenti e inquinate a ridosso dei centri urbani e nei parchi regionali. In ogni modo, se e quando il Seveso dovesse tornare finalmente un fiume pulito nel rispetto della legge, cadrebbe ogni ostacolo al proseguimento del raddoppio del canale, e quindi assieme cadrebbe ogni necessità di realizzare la vasca di Senago. Questo sarebbe un risultato straordinario che metterebbe fine ad un conflitto annoso e inenarrabile, restituendo serenità ai cittadini e alla amministrazione senaghesi, nel rispetto del loro territorio e del parco regionale delle Groane.
  • Costruire subito la Vasca di laminazione di Lentate sul Seveso. E’ l’unica delle cinque vasche del Piano a non aver incontrato difficoltà sul suo percorso: l’Amministrazione di Lentate la vuole e i cittadini di quel comune non hanno frapposto resistenze, anche perché a monte le acque del fiume sono ovviamente meno compromesse che a valle. Il progetto definitivo è stato approvato, i finanziamenti ci sono, entro due anni questa vasca da 815 mila mc può entrare in funzione, prima di qualsiasi altra, dando sollievo a tutto il sistema e tranquillità ai territori esposti agli allagamenti.
  • Realizzare le Aree golenali di Cermenate e del Canturino. Sono previste dal Piano AIPO, sono una soluzione preziosa, perché possono raccogliere fino a 400 mila mc di acque del fiume, che a quell’altezza sono ancora pulite. E’ la risposta naturale (che il fiume avrebbe trovato da sé, se non ci fosse stato il dilagare dell’urbanizzazione selvaggia), e ci sono anche i soldi. Difficoltà non ce ne dovrebbero essere di nessun tipo, e quindi non si capisce perché finora non si sia proceduto alacremente alla sua realizzazione. Consideriamo peraltro che queste aree golenali hanno quasi due volte la capacità della vasca del Parco Nord!
  • Partire con le Opere di invarianza idraulica. Nel 2011 è stato presentato pubblicamente, in una affollata assemblea a Niguarda, da parte di IANOMI (l’allora gestore – oggi è CAP, Consorzio Acque Potabili – del servizio idrico integrato, nonché gestore del depuratore Bresso-Milano) il progetto per la costruzione, all’interno dell’area del depuratore, di una vasca volano, cioè di acqua pulita di pioggia, di circa 80/100 mila mc. Non si capisce perché questo progetto poco impattante e di considerevole portata, sia finito nel dimenticatoio. Ciò non toglie però che oggi possa essere disseppellito e diventare la prima opera significativa in attuazione della nuova legge regionale. I 100/150 mila metri cubi mancanti (a pareggiare i 250 mila della vasca di laminazione nel Parco Nord) possono essere recuperati con altre opere di invarianza e di drenaggio: una vasca di acqua di pioggia pulita all’interno del Parco Nord, accanto al velodromo; altri interventi minori di contenimento e raccolta delle acque in altre zone di Bresso; nonché un programma di interventi mirati alla de-cementificazione e de-impermeabilizzazione di numerose superfici urbane. Va sottolineato, a questo punto, l’impegno del sindaco di Bresso e dei suoi colleghi di Cinisello, Cusano e Cormano, che con l’assistenza tecnica di CAP, stanno dando vita, primi in Regione Lombardia, ad un vero Piano per l’Invarianza.

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Della super vasca nell’area ex industriale della SNIA di Varedo (risultato della fusione delle previste Vasche di Paderno e di Varedo), che da sola dovrebbe stoccare la metà dell’intero Piano AIPO, si sa poco. Per costruirla occorrerebbe prima l’abbattimento e lo smaltimento degli edifici industriali, ancora tutti in piedi, nonché la bonifica dei vasti terreni. Tempi e costi enormi, stanziamenti per ora inesistenti. Secondo me è un’opera messa su un binario morto. Comunque, qualora quella vasca si volesse davvero realizzarla, si andrebbe a tempi più lontani. Intanto, è meglio ragionare su quello che concretamente possiamo fare oggi.

La proposta che abbiamo esposto ha molti pregi: è sufficiente a salvaguardare Niguarda e il Nord Milano dalle esondazioni, è concreta e fattibile, risparmia tempo e denaro, e inoltre non va dimenticato che i quattrini stanziati per la costruzione delle vasche di Bresso e di Senago, 60 milioni, potrebbero servire ad avviare finalmente il Piano regionale dell’Invarianza.

Per cui, perché scontrarsi se è possibile venirsi incontro? Perché distruggere territorio, paesaggio e parchi, se si può evitare? Perché esporre i cittadini al rischio della salute, invece che proteggerli?

Arturo Calaminici



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  1. Perosin GiovanniFinalmente abbiamo messo davanti il buon senso e la ragionevolezza. Era ora.
    6 febbraio 2019 • 09:35Rispondi
  2. Cesare MocchiLa proposta mi sembra articolata e di buon senso. Alcune osservazioni (a fini costruttivi): - pulire il Seveso: non è facile, né scontato, né soprattutto rapido. Sul letto del fiume si sono depositati nei decenni residui inquinanti di tutti i tipi, andarli a rimuovere non è semplice e soprattutto può scatenare la "bomba ecologica" (diffusione dei residui nella corrente) - completamento canale scolmatore: mi sembra pericolosissimo, perché a breve per qualche amministratore improvvido potrà sembrare una soluzione semplice. Perché mai dannarsi a seguire mille opere, quando basta usare lo scarico? Attenzione! questa opera deve essere l'ultima da realizzare, solo una volta pulito il fiume e realizzati gli altri interventi. La metterei quindi all'ultimo posto. Grazie comunque per le riflessioni e il contributo.
    8 febbraio 2019 • 12:03Rispondi
  3. Giancarlo ConsonniArturo Calaminici ricostruisce il quadro delle piene del Seveso, compiendo una convincente disamina delle cause e indicando le vie da seguire per evitare che le esondazioni si ripetano. Il tutto con una argomentazione rigorosa e uno stile fermo e pacato. Possibile che nella patria del grande Elia Lombardini, il padre nobile dell’idraulica fluviale in Italia, non ci sia modo di chiamare attorno a un tavolo le competenze più accreditate per venire a capo della questione? Evidentemente si preferisce inseguire il miraggio, costoso e ingannevole, della cosiddetta “riapertura dei Navigli”.
    8 febbraio 2019 • 17:17Rispondi
    • AndreaNon cominciamo a mischiare capre con cavoli. E soprassiedo sul fatto che i navigli da un punto di vista idraulico potrebbero risolvere alcuni problemi di Milano, anzi potrei rilanciare proponendo lo scoperchiamento laddove possibile di Seveso e Lambro. Concordo che il canale debba essere realizzato alla fine altrimenti si corre il rischio di avere un'opera nel suo insieme incompleta.
      14 febbraio 2019 • 10:57
  4. AndreaMa si potrebbe organizzare un gruppo di pressione partendo da questo giornale? Non si potrebbero imporre degli incontri con i comuni interessati? Il direttore di Arcipelago Milano ha collaborato con la giunta Pisapia quindi si avrebbero già dei riferimenti. Io sottoscriverei e parteciperei a queste attività. Il problema, penso non solo mio, è che pur avendo idee e proposte per le criticità del nostro territorio non si hanno riferimenti visibili per fare qualche cosa di concreto. Dei cosiddetti collettori dove convogliare le energie della società, arcipelago Milano batti un colpo!
    14 febbraio 2019 • 11:18Rispondi
    • Luca Beltrami GadolaNoi ci siamo, mandate articoli. Posiamo anche organizzare un gruppo.
      14 febbraio 2019 • 12:08
    • Arturo CalaminiciGentile signore Andrea, vedo solo ora i suoi due interventi. Mi piacciono. Mi piace il suo mettersi immediatamente in gioco, proponendo che si formi un gruppo, di cui lei farebbe volentieri parte, per discutere, elaborare proposte, convogliare le energie della società, come lei dice. ArcipelagoMilano, che lei sollecita a battere un colpo, risponde franco: “ci siamo!”. Allora, cosa aspettiamo? Facciamolo questo gruppo. Un gruppo vario, misto, di opinioni differenti, di estrazione politico-culturale diversa, di diversa provenienza-residenza, di Milano e dei comuni dell’Hinterland. Se ci fosse bisogno, sarei disponibile a collaborare da subito alla sua formazione. In fondo, signor Andrea, incappare in persone che ti dicono: “bene, muoviamoci, facciamo qualcosa” è il massimo, e io non potevo sperare di meglio. Peccato che sono passati nove mesi! Ma il fiume è lì, con gli stessi problemi di prima, e anche noi siamo qui, con la stessa voglia di fare qualcosa di utile. Grazie!
      15 novembre 2019 • 16:39
  5. StefanoQuesto articolo è intriso d'ipocrisia perché elude l'unica questione che davvero dovrebbe essere messa al centro di tutta questa questione: che tempistiche hanno i piani alternativi? In quanto tempo azzerano la portata del fiume all'ingresso del tratto tombinato di Milano per evitare che ci siano ulteriori esondazioni? Perché è molto facile scrivere "contro" (peraltro chi ha redatto l'articolo si è interessato al tema solo quando ha toccato il "suo" Parco, meno quando è stato dentro le istituzioni e aveva la possibilità di fare qualcosa, ma tant'è) ma se AIPO ha optato per questo piano forse un motivo ci sarà. In quanto tempo oggettivamente si possono pulire le acque del Seveso? I Comuni che finora non hanno fatto nulla contro gli scarichi abusivi perché dovrebbero iniziare domani a farlo? Come si può costringere tutti i condomini costruiti senza che le norme sull'invarianza idraulica fossero operative a rispettarle? E in quanto tempo ragionevolmente è possibile farlo? Il tema del raddoppio dello scolmatore è connesso a quello della pulizia delle acque, perché solo dopo una eventuale pulizia si potrebbe optare per quella soluzione (che comunque presenta complessità tecniche). In conclusione, come già altre volte ho avuto modo di affermare, questa campagna contro i "cementificatori" che hanno come unica colpa quella di stare cercando di proteggere quattro quartieri che rischiano di finire sotto l'acqua a ogni temporale è al limite della diffamazione. Qui a nessuno piace questa situazione, ma è grave che chi propone alternative non dia delle tempistiche certe. Il mio timore è che non lo faccia perché altrimenti bisognerebbe dire la verità e cioè che queste soluzioni costringerebbero per almeno altri dieci anni Montalbino, Pratocentenaro, Niguarda, Isola sotto l'acqua.
    7 novembre 2019 • 16:11Rispondi
    • stefano bisconcordo con il mio omonimo ( che presumo di conoscere). Il problema non è la ridda di ottimi interventi proposti dagli amici del parco e da calaminici, ma appunto la tempistica degli stessi. Se non si fa nulla SUBITO , si chiacchera ma si lasciano interi quartieri a mollo per anni! La vasca del parco ,tanto controversa, ma non lontana dalla realizzazione dopo anni di ricorsi , mi domando per quanto tempo rimarrebbe colma di fetido seveso dopo l'eventuale riempimento ? ore, giorni, settimane....? Non esistono pompe in grado di svuotarla in breve, brevissimo tempo onde minimizzare l'impatto ambientale? Proseguiamo nella discussione, ma consideriamo almeno la cinquantennale ( e forse oltre ) sofferenza dei nostri quartieri del nord milano.
      8 novembre 2019 • 16:35
    • Arturo CalaminiciAl signor Stefano bis, vorrei dire che i tempi previsti (!) per lo svuotamento e la pulizia della vasca sono abbastanza brevi. Sono brevi anche quelli previsti per la pulizia della vasca già esistente nel Parco, quella del velodromo, che è sei volte più piccola di quella in progetto. L’ultima volta che questa si è riempita risale a tre settimane fa, ma è ancora sporca! Inoltre, per quanto riguarda la vasca più grande, ancora solo in progetto, non è stato definito chi dovrà farsene carico, sostenendo i costi della sua pulizia. Per il resto, avendo già nel passato remoto scritto e detto, nonché organizzato manifestazioni e dibattiti per sollevare lo scandalo della inerzia e dell’abbandono del Seveso, le dico che per me impedire l’allagamento dei quartieri di Niguarda e Pratocentenaro è un imperativo assoluto, e a questo obiettivo vanno subordinati tutti gli altri. Mi permetto, però, di discutere e di ragionare, di valutare e proporre la soluzione più efficace e più adeguata al territorio (il più urbanizzato d’Italia). 4.
      15 novembre 2019 • 16:44
    • Arturo CalaminiciIl signor Stefano, che non stento a riconoscere, dà dell’ipocrita al mio articolo (cioè a me) perché non porrei il problema, che secondo lui è al centro della questione, delle “tempistiche”. In quanto tempo, si chiede, la mia soluzione sarebbe in grado di evitare le esondazioni e gli allagamenti dei quartieri milanesi? La “mia proposta”, proprio perché vuole essere pratica e realistica, è una combinazione di soluzioni, tradizionali e innovative. Dal vecchio repertorio sono estratti sia la vasca di laminazione di Lentate, già prevista e in itinere, sia il completamento del raddoppio del canale scolmatore di Nord Ovest - bloccato perché avrebbe portato acqua troppo sporca e inquinata nel Ticino. Dal repertorio più moderno e avanzato fa parte l’Invarianza Idraulica. Ed è di questa che il signor Stefano in fin dei conti vuol sapere. Con l’Invarianza ci vogliono vent’anni, sostiene spesso e perentorio. Io propongo che la soluzione Invarianza si attui non in modo totale, ma solo al posto della vasca di laminazione nel Parco Nord: è una vasca molto più piccola rispetto alle altre, che dovrebbe stoccare (solo!) 250.000 mc di acqua, un diciottesimo dell’intero piano. Solo entro questa misura è sensato pensare all’Invarianza come alternativa. Ora, quanto tempo ci vuole per trattenere a monte del fiume una quantità equivalente di acqua piovana pulita? Rispondo con molta semplicità (e credo anche onestà): una data non si può stabilire. Dipende da quante risorse tecniche, economiche, umane, sociali, politiche, si mettono in campo. I tempi dipendono dall’impegno e in ogni caso vanno definiti da un piano: è quello che da molti anni chiediamo all’amministrazione comunale di Milano. Si doti, il Comune, di un piano di base per l’invarianza. In ogni caso, vista la relativa modestia dell’obiettivo (un diciottesimo dell’intero piano AIPO), io credo che i tempi di realizzazione della vasca nel Parco e degli interventi molteplici dell’invarianza potrebbero equivalere. Mi piacerebbe essere smentito, dati alla mano, almeno questo proverebbe che i tecnici ci hanno pensato, che questa soluzione è stata presa in seria considerazione. Pulizia del fiume. E’ indubbiamente un’operazione complessa e delicata, come è stato rilevato dal signor Mocchi. Io propongo di scinderla in due. La pulizia delle acque correnti e la pulizia del fondo. Nell’articolo sono intervenuto solo sulla pulizia delle acque correnti. La sporcizia e l’avvelenamento di esse dipendono da due cause fondamentali: gli scarichi abusivi, ben 1420 su 1505, secondo la Procura di Milano, e la scarsa efficacia dei depuratori. Queste cause possono essere debellate relativamente in fretta, ammesso che ci sia la volontà politica di far rispettare la legge, da una parte, e risorse economiche sufficienti per adeguare i depuratori alle norme europee. Per quanto riguarda la bonifica del fondo-fiume, sono restio a esprimermi, non ho le competenze specifiche,seppure tendenzialmente sarei per lasciare che il fiume con i suoi tempi lenti e sonnacchiosi provvedesse all’autodepurazione di sé medesimo.
      15 novembre 2019 • 16:46
  6. Carlo proserpioSono un commerciante di pratocentenaro e da 40 anni subisco le continue esondazioni del seveso nel1970 è stata effettuata la tombinaturaa imbuto e da allora nessun intervento o controllo agli argini da nessuna amministrazione con pericolo di cedimenti o infiltrazioni delle sponde con la possibilità di crollo degli immobili adiacenti a causa delle continue esondazioni (1979-2019 circa 100) si chiede al comune milano (ass. Granelli) veloce videoispezione per un controllo e come sono attualmente le sponde .comitato "seveso" sotto sotto come stai!
    9 novembre 2019 • 18:12Rispondi
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