26 gennaio 2019

LE STARTUP, DAL DIGITALE ALLE SCIENZE DEI MATERIALI

Investimenti in crescita, il 2018 è stato l’anno migliore per questo settore


“The best year for startup”, il 2018 è stato decisamente l’anno migliore per questo settore ormai importantissimo dell’economia. Finalmente archiviamo un anno con buone notizie per gli amanti delle startup: come già avevo scritto in un post proprio un anno fa, il miliardo di investimenti è davvero vicino e prevedo che nel 2019 lo raggiungeremo. E si potrebbe anche superare, se i decreti attuativi delle idee del Governo per il venture capital prendesse davvero forma.

Per ora abbiamo una manovra di fine anno 2018 che – limitando il giudizio per quanto riguarda il mondo delle startup e venture capital – rischia di essere la migliore manovra che l’Italia abbia mai avuto: 110 milioni di euro dello Stato da investire tramite il “Fondo di sostegno al Venture Capital”, la possibilità per i fondi della previdenza obbligatoria di destinare parte della loro dotazione in investimenti in fondi di venture capital (cioè gli investimenti per la nascita o la crescita di un’attività con forti possibilità di sviluppo), l’obbligo per Piani individuali di risparmio (PIR) di investire il 3,5% delle loro risorse in fondi di venture capital, obbligo per lo Stato di investire almeno il 15% degli utili provenienti dalle società partecipate dello Stato in fondi di venture capital, detrazioni fiscali aumentate dal 30 al 40% e altri incentivi per tutto l’ecosistema, compresi quello fiscale per l’acquisizione di startup innovative da parte delle Corporate e l’inserimento della figura del business angel (un consulente a disposizione di chi vuole investire) in un apposito registro tenuto da Banca d’Italia.

Gli investimenti stanno crescendo, ci stiamo avvicinando alla prima soglia obiettivo, quello del miliardo di euro all’anno. Certo, i quasi 700 milioni di investimenti sono ancora pochi rispetto alla Spagna, alla Germania e alla Francia. Ma i dati a consuntivo potrebbero anche essere migliori, quindi cerchiamo di essere ottimisti e avanti cosi.

I segnali positivi che leggo in questo magic number, come stimato nel Report annuale dell’Osservatorio del Politecnico di Milano presentato a fine novembre:

  1. cominciano ad arrivare “soldi seri” da parte di investitori esteri: ben 229 milioni, su quasi 600 milioni di investimenti certificati dal Report; vero è che ben 100 sono finiti in un’unica azienda (Prima Assicurazione, startup insurtech specializzata in polizze auto), ma va bene lo stesso;
  2. gli investitori informali si avvicinano in termini assoluti ai capitali investiti dai professionali, 154 milioni contro 229, grazie sia al crowdfunding che continua a crescere con successo che ad un sempre maggior numero di business angels e altri manager e professionisti che decidono di diversificare investendo direttamente in startup;
  3. il raddoppio degli investimenti formali, ossia i fondi di investimento di venture capital, da 107 milioni nel 2017 ai 215 stimati nel 2018

I segnali, tuttora, negativi:

  1. sono anni che negli investimenti formali ci si “arrabatta”, come ormai sono solito dire, tra i 100 e i 200 milioni. Ma le cose cambieranno: nei prossimi anni numerosi sono i nuovi fondi che hanno appena terminato la raccolta o la faranno nel primo quadrimestre 2019 e che quindi dispiegheranno risorse importanti sul mercato.
  2. Il numero delle exit (cioè di chi vende dopo l’avvio della startup), sempre troppo esiguo;
  3. le valorizzazioni eccessive di round di investimento, che in alcuni casi raggiungono i 100 milioni di pre-money (il valore che che si dà alla società prima di immetterla sul mercato) senza dei veri “asset” sottostanti, che sono il risultato più di abili founder piuttosto che di modelli di business realmente sostenibili nel lungo periodo (il che rischia di pregiudicare ulteriormente il punto precedente oltre che rendere difficili round di investimento intermedi);
  4. la non volontà, soprattutto da parte degli investitori formali, di comunicare i valori delle exit (disclosure). Questo non fa bene al sistema: capisco che se si guadagna poco, i fondi non abbiano particolare interesse a mettere in piazza il loro andamento (track-record); capisco anche che se si guadagna “troppo”, i founder non hanno interesse a far sapere che sono belli liquidi. Però qui bisogna tutti contribuire a fare sistema e supportare il micro mondo del venture capital italiano. La regola quindi dovrebbe essere quelle di comunicare, facendo disclosure per generare un effetto traino e di cultura su tutti. Perché una exit non è mai banale, non è scontata: vuol dire creare valore che qualcuno è disponibile a riconoscere, ripagando commitment e sforzi oltre misura che negli anni vengono profusi.

Ma c’è un altro dato che mi colpisce, forse ancora non ripreso dai numeri, e i segnali per l’avvio di un nuovo trend per il prossimo triennio ci sono tutti. Un’attenzione sempre crescente verso le iniziative meno digital based e più “hardware” intensive, quali quelle legate ai materiali avanzati e più in generale all’area del Materials Science, la scienza dell’uso dei materiali. Sono iniziative che quasi sempre nascono dai centri di ricerca e università più innovativi del paese, quindi con alle spalle tanti anni di ricerca scientifica e un know-how consolidato, coperto da brevetti e che lascia spazio ad innumerevoli applicazioni, trasversali ai settori e valorizzabili secondo un approccio circular economy.

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È notizia di poche settimane fa di un round di investimento importante di una Corporate in uno spin-off dell’istituto Italiano di Tecnologia, Bedimensional, attiva sul grafene, dai più considerato come il materiale delle meraviglie. Già, perché il grafene, che tecnicamente può essere rappresentato come un singolo strato di grafite (ossia ciò che compone la matita, concepita per la prima volta dagli italianissimi coniugi Bernacotti) è dai più considerato come il materiale delle meraviglie. Vero che in questo paese ultimamente un premio non lo si nega a nessuno; però mi hanno particolarmente colpito gli ultimi progetti delle principali piattaforme di scouting di nuove idee oggi attive in Italia.

Cominciamo dal Premio Nazionale Gaetano Marzotto, sicuramente uno dei migliori contest che in questo momento abbiamo, per capillarità sul territorio e per la visione che la famiglia Marzotto, promotrice del Premio, porta con sé.

  • Bettery, spin-off dell’Università di Bologna, un gruppo di ricerca affiatato che da anni studia per sviluppare un prototipo di una batteria innovativa (con una solida copertura brevettuale) che può essere ricaricata attraverso la sostituzione di un liquido, cosa che potrebbe rivoluzionare il mercato delle auto elettriche, superando di fatto i limiti delle attuali batterie a stato solido.
  • Particulate Matter, che ha sviluppato un materiale innovativo progettato per l’intrappolamento del particolato atmosferico. Un materiale avanzato che ha una capacità di rimozione del particolato superiore di almeno 100 volte rispetto a quello naturale della vegetazione. E anche questo progetto nasce grazie alla collaborazione dell’Università di Brescia e l’INSTM (consorzio universitario attivo sui materiali).
  • Fili Pari, che ha sviluppato la membrana Veromarmo, un microfilm brevettato contenente polvere di marmo e che promuove un utilizzo efficiente dei materiali di scarto delle lavorazioni dei distretti lapidei. La startup è incubata al Polihub di Milano, il suo claim davvero originale: “Indossa il marmo”.
  • Respect Life, un nuovo concetto di tessuto e abbigliamento funzionale che rispetta l’ambiente e la fisiologia umana. L’innovazione sta nel tessere il polipropilene, inventato negli anni ‘50 dal premio Nobel Giulio Natta, in armature a tela, per produrre biancheria e abbigliamento naturalmente batteriostatici, antiacari, resistenti alle muffe, agli insetti e ad altri microrganismi. E con un ciclo di produzione circolar economy-oriented.
  • Columbus’ Egg TM, un packaging innovativo applicabile al comparto food & beverage che estende la durata dei prodotti, abbattendo con risoluzione gli sprechi alimentari. Un materiale che grazie all’utilizzo di componenti naturali, sostenibili e a basso costo, potenzialmente combina tre funzioni: estensione della shelf-life, monitoraggio della freschezza, azione benefica sul consumatore.

Vediamo ora il Premio Nazionale dell’Innovazione, la più grande e capillare business plan competition italiana, dove concorrono i migliori progetti d’impresa innovativa vincitori delle 15 competizioni regionali che coinvolgono le 47 università e incubatori associati.

  • La startup MOI, vincitore assoluto del premio, è uno spin-off del Politecnico di Milano, ha sviluppato e brevettato una tecnologia di additive manufacturing in grado di realizzare prodotti ad elevate prestazioni in materiale composito (ossia una materiale che deriva dall’unione di due o piuma materiali a caratteristiche diverse, che da soli non hanno un grande pregio ma che uniti esaltano le loro proprietà).
  • Phononic Vibes, vincitore del premio speciale Unicredit Start Lab, è un altro spin-off del Politecnico di Milano, che ha realizzato un meta-materiale (ossia una struttura le cui proprietà non dipendono dalla materia ma dalla geometria) che abbatte significativamente rumori e vibrazioni. Ancora una volta, una tecnologia brevettata che deriva dall’attività di ricerca dei founder svolta al Politecnico di Milano e del MIT di Boston e che dovrebbe essere portata sul mercato grazie ai capitali del fondo di Technology Transfer Poli360.
  • InnovaCarbon, startup dell’Università della Calabria, che utilizza nanomateriali (ossia materiali i cui principali componenti hanno dimensioni comprese fra 1 e 100 miliardesimi di metro) come mezzi adsorbenti per depurare acque di scarico industriali e bonificare siti contaminati da idrocarburi.
  • Tomapaint, progetto d’impresa di Parma che si pone l’obiettivo di realizzare un impianto industriale per la estrazione di una bioresina dalle bucce di pomodoro, che rappresenterà il componente principale di una bio-vernice da impiegare nel settore dell’imballaggio per alimenti. La prima resina di origine naturale, che potrebbe presto sostituire quella sintetica (attualmente utilizzata dalle industrie delle conserve nelle scatole metalliche per alimenti come barattoli e lattine), ovviamente coperta da brevetto e ancora una volta con un forte contenuto di economia circolare grazie al recupero di scarti agro-industriali.

Da ultimo, un rapido sguardo al crowdfunding: non sono passate inosservate le campagna di successo di Glass To Power, spin-off dell’Università degli Studi di Milano Bicocca che produce finestre trasparenti fotovoltaiche: un’innovazione brevettata che fa si che siano le finestre stesse a produrre energia. Glass To Power ha fatto una prima raccolta di poco meno di 185.000 con una valutazione pre-money di 1,5 milioni e una seconda recente raccolta di 2.250.000 a una valutazione di 9 milioni.

Insomma, un nuovo trend di investimenti si sta delineando per i prossimi anni, insieme a quelli ormai più consolidati nel digital e nel life science (biotech – medtech). Un’area dove le metriche che guidano la scelta di investire sono il know-how e i risultati scientifici, i brevetti a copertura delle tecnologie e le effettive ricadute delle applicazioni nell’economia reale. E qui l’Italia può giocarsi una partita importante, grazie all’eccellenza della ricerca scientifica dei nostri principali atenei e centri di ricerca. Chissà, tra qualche anno potremmo persino avere i nostri unicorni in ambito materials science! State sintonizzati…

Stefano Peroncini
Venture Capitalist e Serial Entrepreneur, membro del Comitato di Investimento di FARE Venture

 



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  1. Marisa GuarneriMolto interessante questo articolo. Bisogna però tenere conto della crescita e sviluppo dell'imprenditoria femminile. La Cooperativa Sociale I sei petali, sostenuta dalla Casa di accoglienza delle donne maltrattate di Milano. In particolare rispetto alla preparazione formativa ed alle fasi della decisione e ideazione, ed anche economicamente per la parte burocratica necessaria alla costituzione di una cooperativa. Il Comune di Milano - Assessorato al Lavoro- ha sostenuto il progetto per 3 anni ed ancora ha prorogato il sostegno fino a maggio 2018. Lavorano come socie lavoratrici 6 donne. 4 delle quali escono da situazioni di violenza e sono state ospiti di Case Rifugio. Le loro competenze pregresse e notevoli, hanno trovato nuova forza e desiderio di aggiornamento nella nascita della Cooperati sociale. Il contenuto del lavoro della Cooperativa è di intermediazione immobiliare per permanenza di breve periodo a Milano e low cost. di soggetti che hanno bisogno di cure negli ospedali di Milano e vengono da altre regioni e spesso senza un lungo preavviso per interventi o cicli di cure importanti Dal 2018 si è ulteriormente sviluppata l'attività di sostegno alle professioni. attraverso corsi di orientamento alla gestione d'impresa. 50 donne fino ad oggi hanno partecipato a questi corsi. Inoltre da tempo è in corso una attività di orientamento al lavorola gestione per il Comune di zona 5 di un progetto denominato "Donne al Centro", costituito da uno sportello di orientamento al lavoro e da uno sportello "Aiuto Donna", che offre sostegno psicologico x donne in disagio, ed in particolare per donne che stanno subendo violenza domestica o di altro tipo. Per il momento mi fermo qui. Sarebbe davvero gradita una Vostra intervista. Grazie dello spazio. Marisa Guarneri
    30 gennaio 2019 • 11:20Rispondi
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