13 gennaio 2019

IN CORDUSIO UN SOPRALZO DA DEMOLIRE

Le regole dell'armonia e quelle del denaro


Da qualche tempo l’edificio di via Cordusio 2, che si affaccia su piazza Cordusio, è in fase di ristrutturazione. Grandi cartelli sulla facciata fanno vedere lo stato prima e dopo i lavori, con un piano aggiuntivo vetrato. I rendering mostrano una superficie perfettamente trasparente, che si confonde con il cielo ma stacca completamente dall’architettura ottocentesca dell’edificio.

A ottobre qualcuno ha cominciato a lamentarsi con una lettera al “Corriere della Sera”. Ora le impalcature sono state rimosse, e il sopralzo è perfettamente visibile dalla piazza e dalle vie laterali e retrostanti.

L’edificio fu costruito intorno al 1890 su progetto degli architetti ingegneri Francesco Bellorini e Ippolito De Strani per la compagnia di assicurazioni La Fondiaria. I progettisti si attennero a un regolamento proposto da Luca Beltrami, che prescriveva il rispetto della stessa quota di gronda – in continuità con via Dante – e la costruzione di un muro d’attico di altezza uniforme per tutti gli edifici, per dare unitarietà alla piazza ellittica allora creata su proposta dello stesso Beltrami.

Nel 2005 la Premafin di Ligresti presentò un progetto di recupero dei sottotetti, con la creazione di abbaini, senza modificare la pendenza delle falde e i volumi tecnici sui lati interni verso il cortile, che sporgevano dal colmo in alcuni punti. Per porre un argine all’utilizzo improprio della legge dei sottotetti per creare spazi per uffici nel centro di Milano, la Regione modificò la legge ponendo il requisito valido tuttora del 25% minimo di residenza, e il progetto fu respinto. Furono costruiti solo i volumi tecnici, mascherati da pannelli metallici di colore scuro sul colmo del tetto, senza modificare le falde verso l’esterno. L’effetto non era molto gradevole dalla piazza, ma almeno la schermatura non era visibile dalle vie laterali e retrostanti. Si poteva sperare in una futura eliminazione dei volumi tecnici in seguito all’evoluzione dei sistemi di condizionamento.

Con l’acquisto dell’edificio da parte di un fondo di investimento gestito da Hines Italia, lo studio Park Associati presenta un progetto di ristrutturazione dell’edificio, che prevede la creazione di un grande spazio commerciale al piano terreno e al primo piano per un negozio della catena giapponese Uniqlo, e la rimozione dei volumi tecnici e delle falde del tetto per ricavare un piano aggiuntivo vetrato, solo leggermente arretrato dalla facciata e visibile da tutti i lati in quanto più alto dei muri d’attico, peraltro assenti sopra le facciate sulle vie laterali e retrostanti.

Non è noto come sia stata acquisita la superficie lorda di pavimento aggiuntiva, poiché in casi di questo tipo non può essere utilizzata la normativa dei sottotetti. Forse è stata acquisita grazie agli incentivi legati al risparmio energetico o allo spostamento degli impianti nei sotterranei.

190113_Sacerdoti

Il vincolo monumentale della piazza riguarda solo il suo sedime ma non gli edifici, e non esiste neanche un vincolo ambientale sulle facciate. Pertanto la Soprintendenza non è stata coinvolta e la Commissione per il Paesaggio ha approvato il progetto. Non si sa se siano stati richiesti modifiche o arretramenti del piano aggiuntivo per ridurne la visibilità dal basso. Peraltro, essendo piazza Cordusio molto larga, era impossibile nascondere il piano aggiuntivo dietro i muri d’attico. Il Municipio 1, in seguito all’eliminazione del parere socio-ambientale nel regolamento di istituzione dei municipi del 2016, non ha esaminato il progetto, lasciando l’espressione del parere al suo rappresentante in Commissione.

A mio parere la Commissione per il Paesaggio avrebbe dovuto richiedere la rimozione dei volumi tecnici e della loro mascheratura, e il mantenimento del tetto preesistente.

Il nuovo piano vetrato è inaccettabile perché altera la percezione dell’edificio e le proporzioni delle facciate, con una sovrastruttura moderna che si vede benissimo da piazza Cordusio e da tutte le strade laterali. Rispetto ai rendering esposti sui cartelli il piano aggiuntivo ha dei sostegni tra le vetrate che lo rendono molto meno trasparente: si tratta probabilmente del risultato di una variante in corso d’opera.

Così si è fatto un regalo a Hines, che potrà affittare a caro prezzo i nuovi spazi per uffici con vista Duomo, regalo che a Ligresti non era stato fatto.

Con questo articolo vorrei lanciare una proposta a Hines e ai progettisti: perché non fanno un regalo alla città abbattendo il piano aggiuntivo e ripristinando il tetto originario senza volumi tecnici? Ci guadagnerebbe l’immagine del centro cittadino, visitato da un sempre maggior numero di turisti, e anche i milanesi sarebbero soddisfatti. E Luca Beltrami non si rivolterà nella tomba!

Se invece il sopralzo verrà mantenuto, propongo che si apponga sulla facciata su piazza Cordusio una targa con i nomi dei progettisti originari e di quelli attuali, a imperituro ricordo di chi ha concepito l’edificio e di chi lo ha sopralzato con una operazione discutibile.

Michele Sacerdoti



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  1. ing arch de RinaldoReprimenda eccessiva e fuori luogo..!!! L'aggiunta di quel 'nastro azzurro' al colmo della 'scapigliatura' non pare né eccessivo né ridondante con l'esistente... in più genera qualche spazio in più in luoghi che fino a qualche tempo fa cominciavano ad avere l'aria dell'abbandono... e in verità di questi ultimi ce ne sono mille altri...
    16 gennaio 2019 • 07:42Rispondi
  2. arch. Gianni ZenoniReprimenda eccessiva e fuori luogo.. !!! è il commento degli autori della bravata in piazza Cordusio alle corrette osservazioni di Sacerdoti sul sopralzo dell'ex Credito Italiano. Ma anche la prova della non conoscenza da parte di essi di uno dei pochi luoghi Milanesi, piazza Cordusio e via Dante, dove si poteva, prima di questo deplorevole intervento, parlare ancora di Architettura.
    16 gennaio 2019 • 11:45Rispondi
  3. Gianfranco PertotCaro Arcipelago, recupero dei sottotetti, sopralzi, sviluppo in altezza sono da decenni supportati regolarmente a Milano da argomentazioni molto simili ed accattivanti, quanto false nei dati di partenza (vedasi "evitare consumo di suolo"... in presenza di decine di migliaia di vani sfitti), figlie di una storica alleanza con il profitto purchessia. Alleanza di vecchia data (si pensi ai sindaci-banchieri postunitari). Il tutto spesso in salsa morale (giacché si sbandiera come virtuoso a priori "il fare", senza soffermarsi sugli obiettivi del fare, soprattutto in rapporto al bene comune e non al particulare). Dopodiché, lodare un sopralzo non necessario (se non a trarne profitto) di un ben progettato edificio, in questo caso anche di ottima qualità, significa molto spesso non possedere gli strumenti per leggere l'architettura, un progetto, le regole che a questi presiedono. E' un problema di chi si rapporta con l'edificio, non dell'edificio. Ma forse è chiedere troppo (per inciso: nessuno si senta offeso). Persino i BPR, nell'affrontare il tema del sopralzo di un edificio in via Bigli, nel dopoguerra, si posero una serie di questioni quanto mai attuali, e plasmarono il loro progetto con intelligenza e si potrebbe dire con una certa attenzione (se non proprio con rispetto, dato che operavano con una certa disinvoltura) alla preesistenza. Il caso interessa perché, pur trattandosi di fatto di una ricostruzione, eccezion fatta per facciata e porticato interno, i progettisti, nel progettare, giacché era possibile, una maggiore cubatura, considerarono come centrale il tema delle "proporzioni", in rapporto a quel poco che era rimasto, che però dettava le proporzioni stesse, e al contesto. E almeno scalettarono il pur ingombrante "sopralzo" per diminuirne l'impatto visivo. Comunque discutibile, ma almeno si posero il problema. Si dirà che nel corso della storia i sopralzi si sono sempre fatti. Vero (fino ad un certo punto), ma quasi sempre per utilitarismo, per superare un'obsolescenza, e/o basandosi su un giudizio di valore (quanto mai soggettivo, per definizione; soggettivismo che la nostra cultura dovrebbe aver superato, almeno come fattore dirimente) a detrimento della preesistenza. I tempi dovrebbero essere cambiati (però sembra di no).
    16 gennaio 2019 • 14:04Rispondi
  4. carla maria casanovaFare un regalo a Hines, non si capisce perché. Non resta che chiedere un qualsiaasi risarcimento (forse è un po' tardi per pensarci, adesso..). Fare un regalo a Ligresti sarebbe stato molto peggio, visto che se li è già fatti da solo in maniera esorbitante. Il sopralzo non è orribile, per quanti se ne accorgeranno. Distruggerlo mi sembra una idea peregrina, oltre che inattuabile. Invece, apporre sull'edificio una targa con i nomi degli architetti, (originali e postumi) è una idea buonissima. Almeno salvare l'onore.
    16 gennaio 2019 • 14:47Rispondi
  5. ing. hugo jan bassiquello denunciato da Sacerdoti purtroppo non è un caso isolato: prima con i condoni e poi con i regolamenti premiali privi di articolati vincoli architettonici è stato consentito di realizzare banali se non squallide superfetazioni ad edifici comunque coerenti nel loro disegno. Ed aumenti di SU anche dove inutile se non dannosa urbanisticamente. Se Proprietari ed Immobiliaristi hanno le loro note responsabilità (qui ci limitiamo a quelle urbanistico/architettoniche), però anche Architetti, Ingegneri e Geometri ……………….. Amara la conclusione dell'articolo: dover confidare nella magnanimità del Benefattore (sic!) od accontentarsi di una lapide !
    16 gennaio 2019 • 15:41Rispondi
  6. ROBERTO LIMENAL'arch Zenoni confonde il Credito Italiano con La Fondiaria, entrambi in Piazza Cordusio, il che significa che non ha cognizione di ciò di cui parla. Forse non conosce Piazza Cordusio.
    16 gennaio 2019 • 15:56Rispondi
  7. Michele SacerdotiE' vero che Zenoni si è sbagliato ma cosa succederà sull'edificio del Credito Italiano sull'altro lato della piazza non è noto, non ci sono neanche i rendering sulle cesate del cantiere. Gli unici edifici vincolati della piazza sono quello delle Poste e quello delle Generali, sugli altri si può fare di tutto. Mi sono battuto per anni contro orrendi recuperi di sottotetti di cui ho pubblicato una serie di fotografie sul mio sito www.msacerdoti.it e che allora non erano sottoposti al parere della commissione edilizia. In particolare ho molto criticato il sopralzo dell'edificio accanto a quello della Fondiaria, all'angolo con via Meravigli. Vedendoli ora uno accanto all'altro quel sopralzo con le pareti oblique a mo' di mansarda è meglio di quello nuovo, che prosegue le facciate verso l'alto con un arretramento di solo un metro e che è micidiale soprattutto da via Cordusio e da via Santa Maria Segreta, dove non ci sono muri d'attico che lo nascondano. Ho pubblicato appena le foto su https://www.partecipami.it/infodiscs/view/35337
    17 gennaio 2019 • 01:48Rispondi
  8. arch. Gianni ZenoniCari Sacerdoti e Limena quell'edificio è stato proprio del Credito Italiano, bastava cercare su internet prima di esprimere pareri ad personam, del tutto fuori luogo su questa rubrica.
    17 gennaio 2019 • 17:47Rispondi
  9. Michele SacerdotiPer correttezza verso lo studio Park Associati comunico che il coordinamento urbanistico-architettonico del progetto è stato svolto dall'arch. Luca Mangoni, membro della commissione per il paesaggio dal 2012, che in base al regolamento si è astenuto dall'esame e dal voto del progetto in commissione.
    18 gennaio 2019 • 19:24Rispondi
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