7 gennaio 2019

ATTESE, PROPOSTE E SPERANZE PER MILANO

Il dibattito sul futuro


Vorrei che nel 2019 Milano fosse in grado di essere pienamente se stessa, esercitando un’effettiva soggettività politica dentro l’odierno scenario nazionale ed europeo. È indubbio che Milano sia un nodo competitivo della rete economico-finanziaria nel mercato globale e che quest’opportunità costituisce un fattore di attrazione interno e internazionale.

190107_Cortiana-01

È altresì evidente che tutto ciò avviene a scapito di una capacità e possibilità d’indirizzo, allocazione di funzioni e marketing territoriale. Questo perché la sua azione politico-amministrativa da decenni si è pensata e voluta funzionale alle scelte di investitori che vedono la città come uno dei tanti teatri del loro impegno finanziario e ogni possibilità di visione e compassione semplicemente “doesn’t matter”.

La mancanza di una visione, per altro, costituisce un elemento di debolezza per la competitività stessa della città perché alla metà del secolo il 70% della popolazione mondiale sarà inurbata e la competizione avverrà, ancor più, tra sistemi territoriali. Senza un sistema territoriale qualitativo o, se si preferisce senza una piattaforma abilitante, dei servizi, del vivere sociale, dell’ambiente, della cultura e conoscenza, delle infrastrutture, della partecipazione, l’ampliamento della forbice sociale già evidente diverrà disagio, quindi devianza e questione di ordine pubblico e terapeutico. Anche una visione utilitarista richiede di abitare una città, il suo territorio e le sue relazioni, in luogo di un mero risiedere.

Milano è nodo di una globalizzazione che vede l’istituto della democrazia in piena crisi, recuperare una soggettività significa esercitare un ruolo politico glocale senza il racconto illusorio di una propria differenza straordinaria rispetto al populismo. Una città di residenti e city users, una città di utilizzatori/spettatori, non costituisce una comunità. In luogo di un’opinione pubblica avvertita si genera un’atomizzazione sociale, dove l’identità diventa una necessità compensativa che il populismo soddisfa.

Un impoverimento antropologico e culturale che vive di rancore e alterità “ho un nemico, quindi sono”. Milano non è solo il Municipio 1, non lo è mai stata dai tempi del Ducato. Pensare che la Città Metropolitana sia il contado del capoluogo e il sindaco di Palazzo Marino il suo Signore costituisce una miopia inefficace. Più che l’arroganza istituzionale colpisce l’ignoranza politica: si pretende di rappresentare una differenza politica riformista ma non se ne esercita il ruolo, perciò non si incalza in alcun modo il Governo e il Parlamento tutto, cui non passa per la testa di dare coerenza costituzionale alle città metropolitane, né di dare piena conseguenza alla sciagurata legge Del Rio attraverso una legge per l’elezione diretta del sindaco metropolitano.

Come non vedere nel 2019 che la Città Metropolitana è costituita da reti lungo le quali si svolgono funzioni e azioni, come non vedere che il completamento e il governo di queste reti costituisce l’esercizio principe di soggettività politica dentro la crisi degli stati nazionali? Sono le reti del trasporto su rotaia, per nulla completate, pensiamo alla Milano-Mortara, senza alcuna proposta concreta per una tariffa integrata metropolitana e facendo passare la M4 sotto il centro storico più servito e meno abitato d’Europa invece di prolungarla fuori della cinta daziaria fino a Cesano Boscone e a Paullo.

Quelle della banda larga digitale, che i funzionari della Provincia e poi Città Metropolitana hanno disposto utilizzando le dorsali delle condotte fognarie e hanno capillarizzato, per oltre 1000 km, scambiando con i comuni quote di banda con i loro cavidotti e che ora vanno difese come un bene pubblico strategico.

Quelle delle acque dei Navigli, dove competenza e patrimonio tecnico-scientifico sono internazionalmente riconosciute, e invece di un progetto ampio vivono la ridotta della possibile riapertura di alcuni tratti della cerchia interna.

Quelle del verde di cintura con i suoi corridoi ecologici, con un parco agricolo multifunzionale con le sue filiere che arrivano fino alle mense pubbliche, senza alcun governo efficace. Potremmo dire quelle delle biblioteche o dei centri polivalenti delle scuole di secondo grado. Per non parlare della rete dei 133 comuni intorno a Milano, lasciando fuori Monza-Brianza e Lodi. Il rigore e il pragmatismo, non certo il disfattismo, chiedono di vedere le criticità, per cui se su 1.250.000 mq di aree degli ex scali FS si coinvolge impropriamente un fondo internazionale nell’Accordo di Programma tra amministrazioni, non si coinvolgono i comuni metropolitani neanche di cintura e si tiene l’Udienza Pubblica in consiglio comunale come atto formale perché dovuto alle firme certificate raccolte dai cittadini.

Così non ci si deve stupire se il volontariato di Pubblica Assistenza oltre che delle emergenze da pronto soccorso si deve occupare di assistenza sociale. Ci sono, invero, altre reti ben funzionanti tra le maglie distratte amministrative, come quelle dei capannoni pieni di rifiuti che vanno a fuoco, o gli inquinamenti di Bisceglie, Calchi Taeggi, Santa Giulia e ovunque si scavi, per non dire degli ultras che, da Nizza-Varese-Milano, si permettono di organizzare un posto di blocco in via Novara e scontri seguenti con morto.

Un quadro così tratteggiato non deve mettere in ombra la vetrina milanese o le possibili Olimpiadi sulla Neve, ma richiede un’inversione di metodo nell’esercizio della politica amministrativa.

Nel 2019 mi aspetto che la giunta Sala non spacci per confronto degli appuntamenti pubblici di informazione, riguardino questi un nuovo bosco verticale da collocare sui Navigli piuttosto che alcuni tratti canalizzati lungo la cerchia interna. Ciò che occorre è un impegno concreto per la partecipazione informata al processo deliberativo pubblico, utilizzando piattaforme digitali come quella della Fondazione RCM-PartecipaMI in una chiave propedeutica a incontri diretti, magari presso i Municipi utilizzati come Urban Center con documentazione e cartografie consultabili.

Se ciò si accompagnasse a uno sviluppo di servizi e procedure per favorire l’esercizio della Cittadinanza Attiva a Milano in luogo di residenti/spettatori si avrebbero abitanti/cittadini con la responsabilità diffusa di una comunità partecipe del proprio futuro. Ci vuole amore per Milano e il suo ruolo. Ciò, oltre che a qualificare il nostro sistema territoriale e il vivere sociale, darebbe un contributo esemplare e un indirizzo efficace affinché si creino le condizioni culturali e civiche per un nuovo urbanesimo sostenibile e per la ricostituzione di un Campo Democratico. I buoni milanesi da tempo si sono rimboccati le maniche.

Fiorello Cortiana

190107_Cortiana-02



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


  1. Paolo Calzavarainteressante e chiara la posizione di Fiorello Cortiana, che trasuda amore per la citta'. Dubito che chi finora ha razzolato male abbia un cambiamento. speriamo che dalle prossime elezioni il quadro cambi con il cambiamento dei personaggi
    9 gennaio 2019 • 21:54Rispondi
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema





16 maggio 2023

UN RICORDO DI LUIGI MAZZA

Gabriele Pasqui



21 marzo 2023

NOTTE FONDA SUI SERVIZI A MILANO

L'Osservatore Attento



17 maggio 2022

GLI ALPINI E LA MODERNITÀ

Giuseppe Ucciero



9 novembre 2021

QUANTO TRAFFICO C’E’ A MILANO?

Giorgio Goggi



9 novembre 2021

MOBILITA’ IMPAZZITA, COLPE DI TUTTI

Ugo Savoia


Ultimi commenti