16 novembre 2018

QUANDO GLI AUTORI DI BEST SELLERS FACEVANO GLI ASSESSORI ALLA CULTURA

Virgilio Brocchi un uomo dimenticato


 

Francesco Ogliari, Guido Aghina, Philippe Daverio, Nicola Abbagnano, Luigi Dadda, Luigi Corbani, Stefano Boeri, Luigi Meda, Paolo Pillitteri, Guido Mazzali, Cattabeni, Lino Montagna, Bassano Gabba, Edoardo Mojana, De Cristoforis, Giulio Pisa, Giorgio Sinigaglia, Luigi Majno, Salvatore Carrubba, Vittorio Sgarbi sono alcuni dei personaggi che si sono occupati di cultura nelle giunte comunali milanesi vuoi nelle vesti di assessori all’istruzione o alle belle arti come si diceva un tempo vuoi in quelle di assessore alla cultura come si dice oggi.

Nomi talvolta autorevoli, alcuni dei quali hanno lasciato un segno non effimero nelle vicende cittadine, tuttavia chi inventò il ruolo di assessore alla cultura Virgilio Brocchi che offrì alla giunta socialista di Caldara non solo un progetto amministrativo ma un anima identitaria è in assoluto il più dimenticato, nonostante sia stato l’unico ad avere un successo quarantennale come romanziere, una coerenza politica assoluta, una fama nazionale e internazionale, l’unico che i best sellers li scriveva non li presentava.

Brocchi nacque a Rieti nel 1876 e seguendo il padre avvocato visse a Castelleone, Cremona, Padova per poi insegnare a Vicenza, Sezze Romano, Modica, Macerata e Bologna dove lavorò al Resto del Carlino.

181116_Marossi-01Come molti insegnanti comincia a scrivere di critica letteraria ma presto si converte alla narrativa; nel 1906 esce Le aquile pubblicato da Treves, nel 1909 La gironda che Brocchi così descrive :“ero ancora insegnante a Bologna quando dopo Le aquile, Emilio Treves pubblicò La Gironda, il secondo romanzo della mia trilogia sociale. Ettore Janni lo definì “storia d’amore in campo rosso”: sarebbe esatto se si aggiungesse “romanzo dell’eresie socialiste”, nel quale la passione politica colora, senza determinarla, una doppia storia d’amore; l’amore di una timida figliola di ricchi industriali per un giovane medico socialista; e l’amore di una giovinetta di famiglia socialista per un giovanotto di ricca famiglia cattolica”, la Gironda è in pratica il racconto della storia d’amore della figlia di Costa e Kuliscioff con il figlio dell’industriale Gavazzi tuttavia il romanzo fu meno romanzesco della realtà i nipoti di Anna e Andrea infatti diverranno rispettivamente l’uno abate di Subiaco, l’altra suora carmelitana presso il Carmelo di Arezzo, convento creato anche grazie ai suoi lasciti.

L’isola sonante ambientato nel cremonese che è un affresco politico sociale con toni alla Fogazzaro, nel 1914 Il labirinto, nel 1917 Mitì è il primo grande successo cui seguiranno molti altri, in pratica Brocchi pubblica almeno un libro l’anno fino alla morte nel 1961.

Partecipa come delegato al congresso socialista di Firenze e li viene presentato ad Anna Kuliscioff e Filippo Turati di cui diventerà un amico e che ospiterà spesso nella sua casa di vacanza in Val d’Aosta.

Alle elezioni amministrative del 1914 viene eletto in Consiglio Comunale nella lista socialista quella stigmatizzata dal Corriere della sera con il titolo “Barbarossa a palazzo Marino” con Caldara, Treves, Filippetti, Majno, Turati e Mussolini.

Il progetto di Caldara per la cultura è riassunto nei punti 8 e 9 e del programma: “cura e sviluppo della cultura popolare laica, delle scuole professionali, delle biblioteche popolari, dell’educazione fisica e artistica del popolo” e: “avocazione al comune ed estensione delle opere integratrici della scuola primaria”.

Il 4 luglio del 1914 Brocchi entra in giunta e di Caldara sarà il ghostwriter in particolare per quello che riguarda i manifesti del comune al tempo la principale forma di comunicazione politica tra l’amministrazione e i cittadini. Nella Milano della guerra che deve far fronte all’arrivo sia dei profughi civili che dei feriti militari sopratutto dopo Caporetto e stiamo parlando di oltre 75.000 persone in poche settimane, il Comune si dota dal maggio 1915 di un’apposita struttura, il Comitato Centrale di assistenza per la guerra, articolato in sette Uffici: l’Ufficio Primo si occupa di sussidi alle famiglie di militari, il Secondo di assistenza alla fanciullezza, il Terzo del collocamento dei disoccupati e dell’assistenza ai profughi, il Quarto della tutela degli interessi economici e personali dei militari, il Quinto dell’assistenza morale ai feriti e ai convalescenti, il Sesto di opere sussidiarie di assistenza sanitaria e infine il Settimo dei “soccorsi in via straordinaria a chi pel fatto della guerra si trovasse in condizioni di bisogno”. Brocchi oltre che membro di diversi altri è a capo dell’ufficio quinto.

Continua a scrivere. La sua opera è organizzati per cicli e questi sono gli anni del ciclo politico iniziato con L’isola sonante che comprende La bottega degli scandali(Milano 1916), Sul caval della morte amor cavalca (ibid. 1920), Il lastrico dellinferno (Verona 1920).

 

Per il volume Secondo il cuor mio uscito prima a puntate su una rivista e poi in volume finì sotto processo per disfattismo, scriveva così l’Avanti (4/2/1919): “I delatori che accusarono il Brocchi, pur vivendo in Milano finsero d’ignorare il costante fervore con cui l’assessore per l’istruzione pubblica, creatore dell’Ufficio V per l’assistenza morale, si adoperò al fine di alleviare le sofferenze portate dalla guerra, il sacrificio di sé e l’alto senso di civismo con il quale esercitò le sue delicate funzioni: e il processo fu allestito mentre il Brocchi si trovava a Trieste, dove aveva recato al sindacò Valerio il saluto e l’obolo di Milano”.

Che gli scrittori finissero sotto processo non era una novità, si pensi a Marinetti o Notari, cosi come che fossero difesi da avvocati socialisti (per i primi due fu Sarfatti), nuovo è che venga processato per disfattismo chi è in prima linea nell’assistenza alle vittime civili e militari della guerra, ma questo è il clima di quegli anni.

Per riassumere la sua attività di assessore, senza parlare dell’istruzione, basta ricordare: l’acquisizione alla gestione e proprietà comunale della Scala, l’avvio dei lavori per Città studi, la risistemazione delle raccolte del Castello Sforzesco, l’acquisizione di Palazzo Reale, la scuola di musica e di canto, il Teatro popolare; con Guido Marangoni (conservatore del Castello Sforzesco, socio onorario delle Accademie di Brera e di Venezia, sovrintendente dei musei Civici di Milano, deputato socialista alla Camera in tre legislature, dal 1909 al 1921, che nel 1928 fondò e diresse le riviste “Pagine d’Arte” e “La Casa bella”) si impegna per la realizzazione nella sede dell’Umanitaria, della I Esposizione Regionale Lombarda di Arte Decorativa da cui ha origine l’attuale Triennale e per l’acquisto tramite sottoscrizione popolare della tela di Pellizza da Volpedo Il quarto stato.

Tutte le iniziative culturali avevano però una priorità: il benessere del proletariato: “soltanto un osservatore superficiale, vittima di pregiudizi antidemocratici, può credere l’alcolismo quasi una vocazione congenita del popolo lavoratore. No questo non ha che una vocazione e un bisogno veramente imperiosi: distrarsi, ricrearsi dopo lo sforzo…cui non sono sufficienti il cibo e il sonno soltanto. Data questa necessità il problema da risolversi è evidentissimo: intellettualizzare e moralizzare ogni forma di attrattiva…”(in: Emilio Caldara Sei anni di amministrazione socialista, Milano, 2005).

Brocchi è un turatiano doc, il protagonista del “socialismo sentimentale” e quindi alle elezioni del 7 novembre 1920 non viene ripresentato nella lista massimalista.

 

181116_Marossi-02Nel 1922 quando incontra Arnoldo Mondadori che sarà per i quarant’anni successivi il suo editore, Brocchi è ormai un autore che viaggia oltre le 100.000 copie a titolo (nel 1920 con Il posto nel mondo superò le 160000), uno degli autori più venduti del decennio e tra i più tradotti all’estero (Corsera 1946.13.12) una gallina dalle uova d’oro, anzi proprio il suo arrivo consentirà alla Mondadori di ingaggiare altri autori di bestseller e di affermarsi come casa editrice. Scrive anche per bambini e la La storia di Allegretto e Serenella, uscita nel 1920 venne venduta in centinaia di migliaia di copie divenendo un long seller.

L’impegno politico tuttavia non si riduce: il 1 maggio 1925 la sua firma compare tra quelle dei firmatari del manifesto antifascista di Benedetto Croce.

Durante il ventennio è costretto a ritirarsi a vita privata nella sua villa di Nervi ma mantiene legami con il mondo antifascista e socialista. Nell’estate del 1934 a Courmayeur racconta un noto avvocato: “Un professore di filosofia dell‘Università di Milano, collega del mio nonno materno, disse a mio nonno di aver saputo che i fratelli Carlo e Nello Rosselli,… avrebbero cercato di raggiungere clandestinamente, attraverso il Col de La Seigne, di notte, la propria madre, malata a Courmayeur nella casa di un’amica. Mio nonno, preoccupato, informò di quella strana informazione mio padre che ne parlò immediatamente al suo amico Virgilio Brocchi. Passarono solo tre giorni: Brocchi disse che gli era stato possibile fare giungere a Carlo e Nello Rosselli, nel loro asilo segreto in Francia, la notizia che il loro programma di rientrare clandestinamente in Italia, fosse pure per una sola notte, non era più segreto e quindi estremamente pericoloso per loro”.

Nell’immediato dopoguerra è di nuovo in azione: il 1 maggio 1945 ritorna a Castelleone dove il CLN lo invita a parlare insieme a Guido Miglioli al cinema Leone per la prima manifestazione post bellica.

 

Nel 1951 con 887 preferenze viene rieletto nel Consiglio Comunale di Milano nella lista socialdemocratica con Bucalossi, Cassinis, Faravelli, Ferrari, Greppi, Aniasi, Renato Massari, Ugo Mondolfo, Ezio Vigorelli. Ormai anziano continua non solo a pubblicare ma sopratutto a vendere.

Muore il 7 aprile 1961, il suo coccodrillo sul corriere lo scrive Eugenio Montale mentre alla Camera dei deputati sarà ricordato da Mario Berlinguer con queste parole: “Non parlerò della sua opera letteraria… Ma desidero tuttavia ricordare da questi banchi che Virgilio Brocchi fu di parte nostra, fu socialista. Ed io credo che il grande successo e la grande popolarità della sua vasta opera di narrativa si debbano proprio alla sua visione politica. Di lui voglio ricordare soltanto che fu assessore nella giunta comunale di Milano presieduta da Caldara, cioè della più grande amministrazione che abbia mai avuto Milano, e che deve essere presente alle nuove generazioni come testimonianza di ciò che possa e riesca a fare il socialismo.”

Da allora salvo una citazione di Umberto Eco nessuno si è più occupato di lui.

Walter Marossi



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