27 ottobre 2018

UN APPROFONDIMENTO SUL PROGETTO RIAPERTURA NAVIGLI

L’analisi costi benefici è affidabile?


Dopo l’estate c’è stata la presentazione delle osservazioni sul progetto “Riapertura Navigli”.

Nel centro del Comune in Galleria Vittorio Emanuele sono stati illustrati il progetto e alcune osservazioni. L’affluenza all’evento è stata molto forte, e dopo la presentazione si sono avuti alcuni interventi: nella discussione le voci contrarie sono state la maggioranza, mentre la stampa ha riportato soprattutto i pareri dei fautori del progetto. Poiché sul sito del Comune sono disponibili i materiali presentati, diventa possibile approfondire le diverse problematiche che il progetto presenta.

Durante l’incontro si sono avute interessanti testimonianze da persone che erano bambini quando il Naviglio in Città è stato chiuso e ricordavano: topi, puzza, zanzare, etc …. quindi opinioni nettamente contrarie alla riapertura dei tratti ora chiusi dei navigli. Altri interventi sono entrati nel cuore del progetto, formulando osservazioni sulle varie ipotesi costruttive.

Una prima osservazione osservava che il grado di pendenza previsto per il naviglio non assicura sempre una corrente veloce delle acque, da cui acque stagnanti e …zanzare.

Sulla disponibilità di adeguate risorse di acqua per avere un canale “attraente” va fatta inoltre un’altra osservazione, relativa agli effetti del cambiamento climatico. Purtroppo, e ce ne siamo accorti da questo ottobre eccezionalmente caldo, il cambiamento climatico è in atto e sta portando allo scioglimento dei ghiacciai sulle nostre alpi, ghiacciai che ora alimentano d’estate i fiumi da cui viene derivata l’acqua che scorre nel sistema dei navigli: chi ha passeggiato in questi mesi in riva al Ticino e all’Adda, ma anche più a monte sugli altri fiumi, come Seveso e Lambro, avrà notato la scarsa portata d’acqua.

Scusate, forse non è previsto l’uso delle acque del Seveso e del Lambro, che sono ancora inquinate……ma il problema della scarsità d’acqua nei fiumi rimane, soprattutto d’estate, in altre parole dell’unico periodo in cui sarebbe piacevole passeggiare lungo i canali. A prova del fatto degli effetti della poca acqua nei fiumi lombardi basta andare in Darsena a settembre: le acque sono piene di alghe e non è proprio gradevole il paesaggio. A Milano dalla Darsena partono ora due canali, e i Milanesi che frequentano la zona della movida, presente in tali aree, sperimentano il disagio della presenza di tantissime zanzare, fra cui la zanzara tigre, che porta, come sappiamo, anche malattie gravi.

Tami 28.10

Altre osservazioni hanno riguardato la possibilità di modificare il sistema di raffreddamento/riscaldamento delle abitazioni prospicienti i Navigli, per la possibilità di riversare le acque di scarico dei nuovi sistemi a pompa di calore nel naviglio stesso. Ma si è tenuto conto dei costi che devono essere sostenuti per modificare gli impianti di riscaldamento/raffreddamento in case vecchie? I condomini saranno tutti d’accordo? E quali effetti di queste acque sulla fauna/flora dei canali? Non è che faranno aumentare ancora di più gli ospiti indesiderati, ovvero zanzare e topi, perché i pesci non saranno in grado di sopravvivere….

Tuttavia un punto critico del progetto è l’analisi costi benefici.

La descrizione del progetto con i calcoli costi/benefici è pubblicato sul sito del Comune. Di fronte a spese (uscite) di circa 150 milioni di euro, il modellino presentato prevede benefici per 200 milioni di euro. Bellissimo, ma c’è un ma: quei 200 milioni sono la stima per gli analisti dell’incremento di valore dei beni urbani nella zona di riapertura dei navigli!

La prima questione è comprendere se il confronto fra uscite di cassa certe, collegate ai costi da sostenere per realizzare i manufatti necessari per consentire la riapertura dei canali, con i benefici solo in termini di incrementi di valore, quindi incrementi patrimoniali, diversi da entrate di cassa, collegati all’ipotesi che il valore immobiliare aumenti del 2%, sia corretto.

La logica chiede di confrontare oneri e proventi che interessano tutti i cittadini che pagano le tasse a Milano e quindi interessati al Naviglio come “bene comune”. Quindi sarebbe meglio fare un’analisi uscite/entrate, perché i benefici legati solo a incrementi di valore, se non monetizzati, non si trasformano in risorse effettive in entrata per la copertura delle spese (costi), che invece sono totalmente uscite effettive.

Due osservazioni:

a) l’incremento di valore immobiliare è solo nominale: probabilmente quei beni urbani, abitazioni e uffici, per i disagi di non poter più insistere su strade di facile accesso e per il fastidio di…puzza, topi e zanzare probabilmente perderanno di valore, come già è successo in passato. Il valore delle case è aumentato quando il naviglio è stato chiuso!

b) Per monetizzare tale incremento di valore, si pensa a una tassa straordinaria sull’incremento di valore dei beni immobili?

Si prevede che il Comune adeguerà immediatamente le rendite catastali, in modo da avere un incremento di gettito per l’IMU? Quindi più tasse per chi abita nella zona Navigli? L’osservazione che quindi deriva che siamo di fronte a costi pubblici e benefici solo privati, e che forse l’analisi costi/benefici così come impostata vada rivista pesantemente.

Un’osservazione ulteriore: i proponenti hanno tenuto conto della distribuzione non equa di costi e benefici nel loro progetto di fattibilità?

Ultima osservazione: ma il popolo ha sempre ragione?

Anche se una percentuale rilevante di cittadini aveva votato per il progetto, occorre tener conto del contesto, e di altre variabili non sempre considerate e illustrate da chi aveva lanciato la proposta. Si può a tal fine fare un confronto con la Brexit, votata dal 51% della popolazione sulla base di affermazioni che si stanno dimostrando false: il mondo è talmente interconnesso che uscire dall’Europa significa per esempio che i prodotti farmaceutici europei non potranno più essere venduti in Gran Bretagna e che la gran Bretagna dovrà ridare/rifare tutte le autorizzazioni, con costi per la collettività abbastanza sensibili!

Last but non least: dove si trovano I 150 milioni di euro per finanziare le uscite certe del progetto, posto che le entrate previste sono ‘illusorie’, in quanto un incremento di valore di un bene non si trasforma sic et simpliciter in un’entrata?

Già ora il Comune, che è impegnato nella costruzione della linea 4 del metro, che fra l’altro corre in zone una volta occupate dal naviglio, ha visto fallire le previsioni dei costi e deve accendere un ulteriore mutuo, di circa 300 milioni, che assorbiranno le future entrate tributarie del Comune stesso per molti anni.

Rimanendo sull’argomento metrò, oggi sui giornali si parla di risorse per ammodernare la linea due del metrò che mancano, perché non ancora trasferite da Roma. Un commento: l’impressione è che il progetto risponda più alla lobby dei costruttori che al bene comune: scavare dove ora ci sono strade, fa lavorare le imprese di costruzione e la stessa previsione di incremento del valore immobiliare va in tal senso.

Mi chiedo se siano osservati bene i rendering del progetto, in particolare l’ipotesi sul futuro assetto della zona ora occupata dalla linea della 94, che sarà pesantemente interessata dal progetto stesso: l’impressione è che sia pura fantasia. Vista la larghezza della circonvallazione interna, ora molto usata, se si vuole mantenere una zona pedonale, ciclabile, il naviglio sarà…. un ruscelletto stretto, quindi poco attraente … . Inoltre la circonvallazione è molto lunga e pensare di farla a piedi….mi pare proposta illusoria, e illusorio e percorrerla tutta anche in bici. Ok d’estate, ma andare in bici con la pioggia e il freddo non è proprio il massimo del godimento.

Può aver senso riqualificare Milano, ma i costruttori possono essere impiegati nel riqualificare le case di molte zone periferiche, con progetti innovativi, mettendo a disposizione degli utenti abitazioni temporanee, intanto che si riqualifichino le zone degradate. Ci sarà ugualmente lavoro per tutti.

L’ipotesi di chiudere zone al traffico privato deve verificare se in zona ci sono alternative valide, alternative non esistenti per le aree che si vorrebbero chiudere per riaprire il naviglio.

Per avere più verde a Milano e più aria pulita forse sarebbe meglio mantenere le attuali aree verdi, spesso presenti in aree dismesse, non prevedendovi sopra costruzioni incrementali: il riferimento per esempio è all’area delle ex caserme, che potrebbero diventare giardini, orti, contribuendo a mantenere l’aria meno inquinata.

Alessandra Tami



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