25 ottobre 2018

SCALI FERROVIARI – CHI COMANDA OGGI A MILANO /2

Seconda Puntata


Dopo aver enunciato le sue prescrizioni sul metodo, Manfredi Catella ha proseguito il suo intervento affermando che, per quanto riguarda il merito, c’è da considerare un particolare contenuto rispetto al tema della rigenerazione urbana – sia che si tratti di un’area, di un quartiere o di un edificio – che è la “tecnologia come fattore produttivo”. E per quanto abbia dichiarato di non essere particolarmente interessato agli aspetti tecnologici, riconosce che sono molto più importanti che in passato e si deve tener conto che alcune innovazioni tecniche avranno sempre maggiore impatto sulla città che intendiamo rigenerare. La razionalizzazione tecnologica dovrà riguardare anche i temi noti, dalla mobilità, all’energia, alla sostenibilità, che non potranno più essere affrontati come in passato. Anche se non dice come.

Ma non finisce qui, perché Catella si esprime anche su questioni di ben altro livello, affermando che se prima della crisi finanziaria mondiale del 2008 la cultura della città era molto individualista, con forme architettoniche molto iconiche, ora prevale invece una ricerca di socialità, e aggiunge che in qualche modo il nostro paese ha insegnato storicamente al mondo come fare città. Un programma, questo, che sintetizza con la frase un po’ sibillina: ”ritrovare un codice italiano, nella rigenerazione urbana, che non sia solo italiano.”

È evidente che queste sue ultime indicazioni sono in contraddizione con l’intimazione, rivolta agli architetti, di non sognarsi di immaginare anche l’architettura nel fare il MP dello scalo Farini. C’è infatti da domandarsi come si potrebbe progettare la città all’italiana senza mettere sapientemente in rapporto spazi pubblici ed edifici, strade e piazze con l’architettura. Su questo tema speriamo di poter tornare a discutere in una sede qualificata, che consenta di recuperare spazio d’azione per le nostre competenze di architetti.

Il RUC Leopoldo Freyrie ha esordito mettendo bene in evidenza che non si tratta di un concorso pubblico ma di un concorso privato assoggettato all’esclusivo rispetto dell’AdP e conforme all’art. 8 del RE ma senza approfittare delle conseguenti premialità. Ha poi descritto pedissequamente la procedura, senza alcun riferimento ai contenuti. Anche Francesco Vescovi ha detto proprio poco, vincolato dalla riservatezza, dovuta al fatto che i documenti non erano ancora stati approvati né pubblicati dal Comune.

SCALO FARINI – INSERIMENTO NEL CONTESTO URBANO

SCALO FARINI – INSERIMENTO NEL CONTESTO URBA

 

Molto indicativo è stato invece l’intervento di Paolo Mazzoleni, presidente dell’Ordine degli Architetti, che non ha fatto che ringraziare e rallegrarsi ripetutamente che si proceda con il concorso, auspicando una larga partecipazione, con molte proposte da valutare, e che venga messo in atto un processo di selezione meritocratica per scegliere i migliori, gestito in piena trasparenza, da adottare in tutte le situazioni di trasformazione della città, come avviene nella maggior parte dei paesi europei. Ma non si è espresso sul fatto che il MP vincitore sarà considerato un semplice “documento orientativo e, dunque, non vincolante,…funzionale alla stesura di futuri piani propedeutici alla rigenerazione urbana.” Con l’aggravante che il vincitore, senza che gli sia conferito un vero incarico professionale, sarà tenuto a gestire un dibattito pubblico dal cui esito deriverà il perfezionamento da apportare al suo MP oltre agli adeguamenti che gli saranno richiesti dai soggetti banditori.

L’unico tema di dissenso l’ha manifestato nei confronti del RUC Leopoldo Freyrie (non di Catella o di Maran), per il fatto che la giuria non sarà resa pubblica da subito ma, forse per evitare che i suoi membri vengano presi d’assalto da decine di concorrenti, solo dopo la selezione dei cinque finalisti. Come se questo fatto sia rilevante e non sia invece opportuno porre la questione della reale autonomia dei membri della giuria che invece di poter votare liberamente il proprio presidente, se lo trovano nominato e imposto dai soggetti banditori.

Mazzoleni ha poi raccomandato che i gruppi interprofessionali, che dovranno elaborare contenuti molto sofisticati ma per i quali – neppure per il vincitore – sono previsti incarichi professionali, siano adeguatamente compensati. E ciò sebbene l’Ordine degli Architetti si batta da sempre affinché i concorsi si concludano con l’incarico professionale e il conseguente onorario a chi li vince, come è giusto che sia nei confronti degli architetti la cui competenza si esprime attraverso il progetto e la sua corretta esecuzione.

SAN CRISTOFORO – EDIFICIO NON ULTIMATO DI ALDO ROSSI E GIANNI BRAGHIERI

SAN CRISTOFORO – EDIFICIO NON ULTIMATO DI ALDO ROSSI E GIANNI BRAGHIERI

Nulla da eccepire, da parte di Mazzoleni, che gli architetti partecipanti al bando come membri di gruppi compositi insieme ad altre professionalità, non si possano esprimere in termini di progettazione urbana e architettonica. Ben altri saranno i contenuti da esplicitare con una pluralità di scenari per favorire massima flessibilità nel tempo e sostenibilità economica, per consentire un’ampia discrezionalità all’imprenditore privato.

Ma il presidente dell’Ordine degli Architetti, che rappresenta oltre 12000 iscritti di Milano e provincia e fa parte – in posizione di particolare responsabilità – di un ente che si esprime sulla pianificazione della città e del territorio, la valorizzazione e conservazione dei paesaggi, naturali e urbani, del patrimonio storico e artistico con “l’obiettivo di tutelare la collettività e promuovere la cultura architettonica”, ha ritenuto di doversi scusare per le criticità da lui sollevate e ha ripetuto, manifestando una sconcertante accondiscendenza, di essere proprio tanto contento perché si fa un concorso senza assegnare alcun incarico professionale a chi avrà la fortuna di vincerlo.

Del resto anche il volume pubblicato dall’Ordine degli Architetti di Milano sugli scali, a cura di Laura Montedoro, sembra una pubblicazione da titolo accademico e non restituisce affatto la ricchezza e asprezza del dibattito che c’è stato. Non sono citate le questioni di dubbia legittimità che hanno indotto Italia Nostra e altri soggetti a presentare ben tre ricorsi al TAR, e neppure i conti economici che documentano i modestissimi vantaggi per i Comune a fronte degli enormi profitti per FSSU e per i privati.

181023_Battisti_06

Lo spazio che Manfredi Catella si è preso – benché COIMA sia solo un soggetto privato che è venuto in possesso di 60000 mq dello scalo Farini acquistandoli da Savills S.G.R. S.p.A. – corrisponde al vuoto lasciato dagli enti pubblici (Assessorato all’Urbanistica, Commissioni consiliari, Commissione per il Paesaggio, Città Metropolitana, Regione Lombardia e lo stesso Ordine degli Architetti) che, su un tema di tale interesse, latitano nel manifestare le proprie competenze e responsabilità amministrative.

E’ chiaro che tenendo i cordoni di una borsa di un miliardo e mezzo, è il soggetto con le maggiori possibilità di investire, come Catella stesso ha annunciato lo scorso febbraio.

In queste condizioni può farla da padrone e c’è da domandarsi se ciò sia proprio un bene per Milano che, in passato, ha già attraversato fasi di forte concentrazione del potere in ambito urbanistico e edilizio nelle mani di un unico soggetto, con effetti molto negativi per la città, le cui rovine sono ancora lì a testimoniarne i danni.

Manfredi Catella non è certo un Salvatore Ligresti ma neppure un Adriano Olivetti, in onore del quale si è inaugurata recentemente una grande piazza nei pressi della Fondazione Prada.

PORTA NUOVA - BIBLIOTECA DEGLI ALBERI

PORTA NUOVA – BIBLIOTECA DEGLI ALBERI

Ma sarebbe ingiusto non riconoscergli il successo imprenditoriale dell’intervento di Porta Nuova, che si concluderà il 27 ottobre con l’inaugurazione del parco Biblioteca degli Alberi di cui si è vantato per accreditarsi come soggetto banditore insieme a FSSU del concorso dello scalo Farini in occasione della presentazione del bando alla Triennale.

Che gli interessi finanziari rappresentati da Catella – visto che dovrà rispondere del miliardo e mezzo che gli è stato affidato – possano dipendere dall’esito di un’operazione così importante per lo sviluppo urbanistico di Milano, dovrebbe preoccupare non poco sia Maran che il sindaco Beppe Sala benché, al momento, quest’ultimo appaia più interessato alla riapertura dei Navigli che al recupero degli scali ferroviari.

Emilio Battisti



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema





16 maggio 2023

UN RICORDO DI LUIGI MAZZA

Gabriele Pasqui



21 marzo 2023

NOTTE FONDA SUI SERVIZI A MILANO

L'Osservatore Attento



9 novembre 2021

QUANTO TRAFFICO C’E’ A MILANO?

Giorgio Goggi



9 novembre 2021

MOBILITA’ IMPAZZITA, COLPE DI TUTTI

Ugo Savoia





Ultimi commenti