23 ottobre 2018

FILIPPETTI, IL SINDACO DIMENTICATO

Un medaglione*


Chi era il grande medico che capeggiò la corrente intransigente del socialismo milanese, opponendosi ai turatiani.

Nella storia della città, i sindaci sono ricordati per il significato politico della loro elezione, per le scelte amministrative, per l’eredità urbanistica che hanno lasciato e in generale, con il passare degli anni e il sopirsi delle polemiche, il giudizio o il ricordo tende ad essere positivo e un po’ nostalgico. Con una eccezione: Angelo Filippetti, il cui nome, suo malgrado, è indissolubilmente legato all’agosto del 1922 quando i fascisti occuparono Palazzo Marino nell’indifferenza delle forze di polizia e D’Annunzio, dal balcone che affacciava su piazza della Scala, pronunciò il discorso Per l’Italia degli italiani.

Filippetti era nato ad Arona nel 1866, si era laureato in medicina a Pavia e nel 1892 si era trasferito a Milano dove aveva iniziato la sua militanza politica fondando, tra il Ticinese e Porta Genova, il Circolo Fate largo alla povera gente, partecipando tra l’altro alla fondazione dell’Università popolare. Nel dicembre del 1899 era stato eletto al Consiglio comunale di Milano nella lista del Blocco popolare, un’alleanza di socialisti con repubblicani e radicali; tra i 12 socialisti con lui vi erano Emilio Caldara e Luigi Majno.

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Quando nel 1903 per la prima volta i socialisti entrano in giunta, il nuovo sindaco Giovanni Battista Barinetti lo nomina assessore allo Stato civile e all’Assistenza. Alle elezioni del gennaio 1905, svoltesi poco dopo l’ondata di scioperi del 1904, i moderati si ripresero il comune e Filippetti, ormai fuori dalla giunta, si dedicherà a coniugare l’impegno politico con quello del medico e di scienziato. Questo lo porterà da una parte ad essere il protagonista di molti eventi “medico assistenziali”, come il IV congresso mondiale di assistenza pubblica durante l’Expo del 1906, ma anche ad entrare in dura polemica con colleghi su posizioni moderato-conservatrici.

Memorabile la rivalità con Luigi Mangiagalli che fu politica: si disputarono un collegio elettorale ma anche professionale, tant’è che quando Filippetti nel 1912 fu eletto presidente dell’Associazione Sanitaria Milanese e poi primo presidente dell’appena costituito Ordine dei Medici della Provincia di Milano, Mangiagalli fondò una associazione alternativa, contestò l’incompatibilità tra il ruolo di medico di ospedale pubblico e consigliere comunale e brigò affinché nell’agosto del 1917 Filippetti fosse costretto a dimettersi da presidente dell’Ordine dei Medici perché il suo irriducibile neutralismo di sinistra era “incompatibile con le aspirazioni patriottiche” dei medici milanesi. Sarà proprio Mangiagalli a succedergli come sindaco di Milano.

Con Giuseppe Forlanini e Paolo Pini, Filippetti rappresenta l’anima socialista della medicina milanese che cercherà di valorizzare e implementare con grande sforzo un sistema di assistenza moderno pubblica soprattutto a partire dal 1914 quando, dopo la vittoria elettorale di Caldara, il primo sindaco socialista lo vorrà in giunta come assessore anziano.

Diversamente da Caldara, però, Angelo Filippetti, pur essendo un intellettuale organico alle istituzioni del socialismo riformista milanese, Società Umanitaria in primis per la quale già nel 1904 aveva curato una approfondita inchiesta sulle Condizioni di sanità e spedalità nella provincia di Milano per poi collaborare in diverse indagini e campagne d’opinione, non faceva parte della Milano riformista e turatiana, anzi capeggiava la corrente intransigente del Psi alleata di massimalisti e comunisti nella lotta ai turatiani.

L’amministrazione Caldara, che a tutti gli effetti ha caratterizzato le scelte amministrative dei progressisti milanesi si può dire fino ai giorni nostri, fu fortemente avversata dalla componente più radicale del socialismo milanese, maggioritaria tra gli iscritti alla sezione milanese, che in più occasioni mise sotto accusa il sindaco per il suo moderatismo rispetto alle scelte in materia di sostegno allo sforzo bellico, di rispetto delle regole, di subalternità al gradualismo riformista turatiano, insomma la sua “via pacifica al socialismo“, e per questo ne chiese più volte come per Turati l’esclusione dal partito.

Filippetti che tra l’altro fu presidente della Federazione Esperantista Italiana, non è quindi l’erede di Caldara a Palazzo Marino ma impersona una nuova stagione della politica milanese: quella del massimalismo al governo.

Eletto dopo le elezioni del 7 novembre 1920 quando la lista socialista ottenne con 73.020 voti la maggioranza assoluta (e 64 consiglieri su 80) quasi raddoppiando i voti della storica elezione di Caldara nel 1914, nel suo discorso di insediamento dirà: “Il Comune non è soltanto un organo amministrativo, ma soprattutto un organismo politico che, fiancheggiando la classe lavoratrice guidata dai socialisti nei suoi organi politici e sindacali, muove[va] in lotta contro lo Stato borghese, strappandogli ogni giorno nuovi diritti, allargando la cerchia delle sue competenze, combattendo e, quando necessario, infrangendo le leggi limitatrici della sua azione”.

Filippetti voleva essere un sindaco rivoluzionario e certamente è stato il sindaco più a “sinistra” della storia della città che aveva allora 680.000 abitanti cresciuti di oltre 83.000 rispetto a prima della guerra, ma poco potè contro la crisi economica che portava il comune quasi alla bancarotta ed alla feroce opposizione di tutto il moderatismo milanese, quello stesso che invece, a partire dal Corriere della Sera, aveva saputo, complice anche la guerra, convivere con Caldara, sia pur da separati in casa.

Il suo radicalismo non lo salverà neppure dopo la scissione comunista di Livorno, cui aderirono 12 consiglieri della sua maggioranza, dalle critiche del nuovo partito, che lo giudicava troppo rispettoso delle forme e ad esempio, poiché aveva inviato le condoglianze per la morte del cardinale Ferrari, ne chiese, umiliandolo, pubblica abiura.

Le divisioni e le polemiche tuttavia non indebolirono elettoralmente più di tanto lo schieramento socialista tant’è che nel maggio 1921, alle elezioni politiche, la lista socialista otterrà 67.000 voti, il blocco-liberal fascista capeggiato da Mussolini 50.000, i popolari 13.000 e i comunisti 4.300. Analogo andamento nel collegio Milano-Pavia dove i socialisti ottennero quasi il doppio dei voti mussoliniani.

Anche dopo lo scioglimento del Comune, alle elezioni del 10 dicembre 1922, i socialisti di Turati e Matteotti ottennero 45.411 voti, i massimalisti 17.415, i comunisti 3.269 voti, perdendo rispetto al blocco moderato-fascista che aveva ottenuto 87.424 eleggendo Mangiagalli, che nel 1926 si dimise prima della fine del suo mandato per favorire l’entrata in vigore del nuovo ordinamento comunale fascista. Buoni risultati, ma pressoché inutili: Mussolini era già capo del governo.

Filippetti, tornerà a fare il medico tra mille difficoltà e morirà nel 1936.

Oggi è un dimenticato, perché sconta il fatto di essere in qualche modo il simbolo di una sconfitta ma proprio in questo sta anche la sua attualità.

Quando con non poca retorica si parla di “ripartire da Milano”, di “città diversa”, di “quel che oggi pensa Milano, domani lo penserà l’Italia”, di “possiamo fare da soli”, vale la pena ricordarsi di questo sindaco socialista che, forte di una maggioranza assoluta tra gli elettori alle amministrative e di una maggioranza relativa alle politiche, vide il comune commissariato, il suo partito sparire in un susseguirsi di scissioni e i fascisti governare il Paese per un ventennio.

Walter Marossi

 

* MEDAGLIONI
Medaglione dice il vocabolario Treccani è un “Breve e denso profilo biografico o saggio letterario su un autore o un’opera”. Si chiama così perché pare che alle prime biografie dei campioni sportivi sull’annuario della Gazzetta dello Sport fosse abbinato un ritratto a mo’ di medaglia. Volendo dedicare un po’ di spazio alla storia politica della nostra città, in redazione abbiamo deciso che, piuttosto che ponderosi articoli, sarebbe stato più “leggero” dedicare un medaglione a qualche protagonista. Ed eccoci qua.



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