26 giugno 2018

LIPPARINI: NON C’È PEGGIOR SORDO DI CHI NON VUOL SENTIRE

E non vuol capire


Perché rispondere per esteso all’assessore Lipparini? Di norma non rispondo se non con una breve nota in calce al testo di chi, riprendendo il contenuto di un mio articolo, lo critica o manifesta dissenso. Nel caso dell’assessore Lipparini la cosa è diversa perché manipola il mio articolo e lo distorce: dunque ne riprendo il contenuto e aggiungo alcune considerazioni utili a far capire correttamente il mio punto di vista.

01Editoriale24FBScrive Lipparini: «In fin dei conti è lo stesso autore a esporre argomenti favorevoli all’interezza del progetto proposto dal Comune, che si compone appunto della conduttura idraulica e della riapertura di 5 segmenti di naviglio». Dimentica che più oltre nel mio articolo aggiungo: «…. Vi fareste un selfie in via Santa Sofia? Il turismo sui canali milanesi, malamente navigabili, avrebbe dunque un tale fascino?» Non mi sembra che sia un plauso all’idea.

Più oltre Lipparini mi rimprovera di non aver citato tra i dibattiti storici milanesi sui Navigli il referendum del 2011 che tra i suoi quesiti ne aveva uno che riguardava appunto i Navigli e che recitava: «“Volete voi che il Comune di Milano provveda alla risistemazione della Darsena quale porto della città ed area ecologica e proceda gradualmente alla riattivazione idraulica e paesaggistica del sistema dei Navigli milanesi sulla base di uno specifico percorso progettuale di fattibilità?». Certamente è vero che quel referendum raccolse il consenso di 451 mila cittadini ma è altrettanto vero che in quella occasione non si disse loro quale sarebbe stato l’onere economico di quell’operazione, a carico di chi, quali i disagi per l’apertura dei cantieri, quali le “utilità” che ne sarebbero derivate – e per chi – a fronte di un investimento di quel genere.

Come ha giustamente notato la nostra lettrice Chiara Pellicciari in democrazia si chiamano i cittadini a un referendum solo dopo averli “completamente” informati.

Per questa ragione ritengo che la “riapertura dei Navigli” non sia ancora stata consapevolmente approvata dai milanesi e sempre per questa ragione ritengo un “falso ideologico” trarre dai risultati di quel referendum la conclusione che i cittadini abbiano invece approvato e in qualche misura legittimato un progetto che pertanto sia da eseguirsi. Che poi l’assessore Lipparini abbia questa convinzione non stupisce visto che, come recita il suo curriculum sul sito del Comune lui è stato uno degli animatori del referendum del 2011: «A Milano è tra i fondatori del Comitato MilanoSìMuove, che nel 2011 ha portato al successo i 5 referendum sulla mobilità e l’ambiente, ottenendo la riqualificazione della Darsena, il progetto per la riapertura dei Navigli e l’istituzione di Area C.».

In questa vicenda bisogna fare chiarezza. Il “dibattito” non ha nulla a che vedere con il débat publique al quale si fa riferimento per due ragioni: la prima è che nel Codice degli Appalti nel quale compare questa procedura non è data alcuna indicazione su come esso debba svolgersi e quindi non è possibile farvi ricorso, la seconda è che si pensi di tirare in campo l’esempio francese, l’unico noto, dimostrando di non conoscerlo.

Che ruolo gioca in questa vicenda l’assessore Lipparini? Quella di un imparziale amministratore di “tutti” i cittadini? La realtà è che assume la veste del dungeon master” nei giochi di ruolo, ma sui Navigli non stiamo giocando.

La procedura in corso che mette in scena la presentazione del progetto del Comune, sembra mirare solo a raccogliere consensi ed è pertanto altra cosa: non vi partecipano due o più parti e un mediatore terzo, ma soprattutto manca il contradditorio con la parte di chi si opporrebbe al progetto, che non è stata convocata: non se ne prevede la presenza perché, in tutta evidenza, il “se farlo” non è in questione.

Quanto all’inserimento dell’opera nel piano triennale aspettavo che qualcuno mi facesse quell’osservazione e Lipparini è caduto nella mia trappola. Mi dice che non si può ancora inserire perché il progetto non è stato approvato: se anche in futuro lo fosse, e divenisse dunque inseribile in un piano triennale, che a sua volta andrebbe approvato in Consiglio, coma fa il Sindaco Sala a dire fin da adesso a ogni piè sospinto che i cantieri si apriranno del 2020? Perché scavalcare sempre il Consiglio?

Ma veniamo all’ultima critica: l’opportunità dell’opera. L’opportunità è legata a una “analisi dei bisogni” che non è stata mai fatta da questa Giunta. L’analisi dei bisogni, un’indagine rigorosa che segue metodologie consolidate, determina le priorità degli interventi che non debbono essere determinati dal il criterio del “mi piace”: non parliamo di “like” e la scelta non dovrebbe assecondare le ambizioni personali di chi governa. All’analisi dei bisogni deve seguire l’analisi costi e benefici per ogni bisogno da soddisfare. Alla fine di questo processo la scelta è politica e chi la fa ne risponde di fronte agli elettori.

Nel caso dei Navigli la questione dei “benefici” è aperta: benefici per chi? E il “per chi” determina la scelta politica. La scelta di riaprire i Navigli non va nella direzione dei bisogni dei ceti più deboli che dovrebbero essere l’obiettivo della sinistra, di una sinistra che voglia restare al governo della città. Sull’analisi dei costi e benefici, poi, una sola osservazione determinante: i costi sono ancora incerti e comunque a carico del bilancio comunale, i benefici del tutto aleatori e comunque iniquamente distribuiti (incremento dei valori immobiliari).

Tanto dispiegamento di energie sui Navigli stride e dimostra che le lezioni impartite alla sinistra dalle ultime elezioni non sono state accolte.

Per finire, vogliamo, come dice Lipparini, riduzione del traffico, aumento della mobilità dolce e della ciclabilità, riduzione dell’inquinamento, riconnessione dei territori centrali con quelli periferici? Per fare questo riapriamo i Navigli? Basta una manciata di cartelli di segnaletica stradale.

Fortunatamente la vicenda non è ancora finita e il dissenso ormai è manifesto come dimostrano anche le lettere che pubblichiamo.

Luca Beltrami Gadola



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