19 giugno 2018

NOVITÀ SUI TRASPORTI NELL’AREA METROPOLITANA

Un nodo inestricabile anche di ingiustizia fiscale


Un economista “legge” solo alcuni aspetti strutturali dei fenomeni insediativi, quindi è costretto a semplificare molto, e ne deve essere cosciente. Ciò premesso, per “area metropolitana” l’economista intende un’area più estesa e meno densa di quella centrale, e caratterizzata da flussi di mobilità con rilevanti componenti non centripete (es. funzioni industriali non più presenti nell’area centrale), e residenze meno costose, cioè destinate a categorie a più basso reddito.

06ponti23FBPer quelle aree, la combinazione di questi fenomeni rende molto più oneroso per le casse pubbliche fornire trasporti collettivi, che sono strutturalmente destinati a coefficienti di occupazione più esili, quindi, a parità di tariffe e di costi di produzione, servizi che richiedono sussidi pubblici più alti di quelli -mediamente già altissimi- italiani. E ciò mentre da un punto di vista retributivo (ricchi-poveri) sarebbero i più giustificati.

Già oggi si osserva che al diminuire della densità aumenta l’uso del mezzo privato, con effetti distributivi palesemente “perversi”: essendo l’auto privata in Italia iper-tassata (tra le più alte tasse del mondo): spesso i residenti nelle aree a minori densità, meno servite, con le loro tasse sussidiano i residenti nelle aree centrali, chiaramente più ricchi e dotati di migliori servizi pubblici (sussidiati). Per di più, si noti, le tasse sulla benzina sono notoriamente regressive in sé (i redditi inferiori in proporzione sono colpiti di più di quelli più alti- cfr. Indagine ISTAT e omologhe indagini francesi).

Ora, la richiesta di estendere all’area metropolitana il livello di servizi pubblici presente nell’area centrale urta contro severi vincoli di bilancio, creati da discutibili scelte amministrative precedenti (occorre osservare che il rispetto dei vincoli di bilancio, cioè la necessità di pagare i debiti, non è al presente in Italia molto popolare, ma tant’è). I sussidi ad ATM ammontano già oggi ad un milione di euro al giorno, e la giunta non sembra avere molte intenzioni di ridurle tramite una vera gara che crei una possibilità, per altri operatori più efficienti, di vincerla, chiedendo meno soldi, come è avvenuto in molti altri paesi europei.

Inoltre, non-dulcis in fundo, saranno da aggiungervi i costi di due metropolitane, il che significa almeno un altro mezzo milione al giorno. Si noti che una parte dei benefici delle metropolitane viene catturato dalla rendita immobiliare e fondiaria intorno alle stazioni.

Allarghiamo adesso lo sguardo ad aree ancora più esterne, e ad ancor minor reddito e densità, quindi ad ancor maggior uso (obbligato) dell’auto privata. Se connettiamo inoltre questo fenomeno alla rivoluzione tecnologica prossima ventura (ma già in corso), che riguarderà prima mezzi stradali molto più sicuri (guida assistita) e molto meno inquinanti (propulsione elettrica), ed infine la guida automatica, che eliminerà gran parte delle auto in proprietà, qualche considerazione può venire in mente. Il costo della mobilità individuale si abbasserà molto (niente tasse sulla benzina, meno assicurazioni, minori costi di ammortamento), quindi questa mobilità crescerà, anche a motivo dell’accesso di individui che oggi per età o reddito non possono accedervi. Ciò aumenterà i fenomeni di congestione, quindi saranno necessarie politiche di “congestion charging” più severe. Ma queste politiche a loro volta aumenteranno la spinta allo “sprawl urbano” (frutto oggi solo della fuga dalla rendita).

Ma che male ci sarebbe a quel punto? Le macchine ucciderebbero ed inquinerebbero molto di meno, ed in aree a bassa densità migliorare la rete stradale non sarebbe un problema.

Ah, dimenticavo il “consumo di suolo”. Peccato che l’agricoltura inquini più dei trasporti, e invece che tassata è oggi ipersussidiata. Se questa assurda politica finisse, la pianura padana diverrebbe un orribile susseguirsi di prati e di boschi, con cervi e cinghiali pericolosissimi, e residenze nel verde. Qualche strada in più forse servirebbe anche a difenderci dagli assalti degli animali selvatici.

Marco Ponti

 

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