22 maggio 2018

GOVERNARE MILANO

Il piano del Governo del Territorio e la sua anomalia


Venerdì scorso, alla Triennale, quando il sindaco Beppe Sala ha chiuso la prima sessione* della manifestazione indetta dal Comune per illustrare del Piano di Governo del Territorio, mi sono fatto alcune domande alle quali mi è difficile rispondere.

01editoriale19FBSala ha detto che questo Piano di Governo del Territorio non è un semplice adempimento al dettato della Legge regionale 12 del 2015, che correntemente chiamiamo legge urbanistica regionale e che prevede un periodico aggiornamento ma una sorta di ripensamento più profondo.

Che questo fosse si è capito subito dal primo intervento, quello dell’assessore all’Urbanistica, Verde e Agricoltura Pierfrancesco Maran e cito per esteso le sue deleghe perché anche di questo si tratta.

A chi è destinata questa tre giorni del 19, 25 e 29 maggio alla Triennale? Fa parte del meccanismo di consultazione della cittadinanza previsto dalla legge regionale? E’ una sorta di anticipazione a beneficio dei media e degli addetti ai lavori? Vista la platea, una specie di festa in famiglia?

Non so ma non credo questo sia molto importante, importante è quel che si è sentito e che indubbiamente mostra un impegno da parte dell’assessore e degli uffici per far capire da che parte vuol andare questo Sindaco e questa Giunta, almeno per certi aspetti della vita della città.

L’assessore ha dedicato il suo intervento a cinque temi: Una città connessa, metropolitana e globale, Una città di opportunità, attrattiva e inclusiva, Una città green, vivibile e resiliente, Una città, 88 quartieri da chiamare per nome, Una città che si rigenera. Sembrerebbero solo alcune “risposte” alla domanda madre di tutte le domande: che città vogliamo? Ma di questo, e solo parzialmente, ha parlato il Sindaco concludendo la mattinata.

Non intendo spingermi a esaminare nel dettaglio la relazione dell’assessore Maran e lascio ai competenti l’esame dei passaggi più delicati come l’ipotesi di penalizzare chi abbandoni propri edifici al degrado o gli incentivi di riduzione degli oneri per chi realizzi edifici in locazione a canoni moderati: argomenti con aspetti giuridici di grande rilievo. Tuttavia voglio venire al nodo del problema: cosa è il Piano di governo del Territorio.

La legge 12 lo definisce (CAPO II) come un documento di “pianificazione comunale per il governo del territorio”.Dunque il vero nodo sta nel definire cosa si intenda per territorio, se ci rifacciamo al più corrente significato di porzione geografica fisica di suolo e di conseguenza privilegiando gli aspetti visibili – forma e aspetto della città, l’urbanistica del linguaggio corrente – , o se adottiamo un criterio di geografia politica e quindi ricomprendiamo anche gli aspetti che concernono la “vita” dei cittadini.

Questo secondo criterio sembra aver ispirato il legislatore nazionale – Testo unico degli enti locali – e il legislatore regionale, legge regionale 12 del 2015, con l’implicita sottolineatura degli aspetti urbanisti in senso tradizionale del termine: per farla breve materia essenzialmente da architetti. Così non è e una lettura attenta della legge 12 ne è una conferma: si tratta di un documento di pianificazione strategica di un Comune che assume il connotato di un documento politico che copre la quasi totalità delle attività del governo locale cittadino e dunque in grado di definire la stragrande maggioranza delle future attività.

Se è così, e lo è, questo ci costringe a due riflessioni che concernono il ruolo delle istituzioni comunali e il ruolo del sindaco, partendo in ordine gerarchico e dal Testo unico sugli enti locali e dalla legge 12 e dallo Statuto comunale (**).

Letti questi ne emerge una sola conclusione: a determinare gli indirizzi della politica locale deve essere il Consiglio comunale, Giunta e Sindaco sono il braccio secolare che da attuazione a questi indirizzi. Tutto questo sulla carta ma non nella realtà. Un equivoco che va sanato.

Dunque capire sino in fondo che tipo di documento e di conseguenza che tipo di delibera sia il PGT e d a maggior ragione se l’iter approvativo sia adatto a un documento di politica generale o a un documento “urbanistico” è essenziale, a cominciare dalla fase delle osservazioni: è giusto ammettere o non ammettere osservazioni generali che mettono in discussione un documento politico generale così determinante per il futuro della città?

Per trarre le conclusioni su questa tre giorni del PGT dobbiamo aspettare il 29 prossimo e le conclusioni del Sindaco, il vero “titolare” del Piano di Governo del Territorio e non l’assessore all’Urbanistica.

Due note finali: la legislazione sugli enti locali e la connessa materia “urbanistica” vanno radicalmente riviste: sono un retaggio del passato che non ci consentono di gestire il futuro.

Una seconda nota finale sul convitato di pietra: Milano città Metropolitana. Chi l’ha vista? Eppure è la porta per l’Europa.

Luca Beltrami Gadola

*) disponibile su https://www.facebook.com/comunemilano/videos/707141872743128/
**) Art. 36,43 e 44

01editoriale19-02



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