2 febbraio 2010

ULTIME DAL FRONTE


La prima dichiarazione di Agnoletto, candidato alla presidenza della regione per la sinistra comunista è questa: “Penati? Cerca di trovare un accordo con Formigoni sul business dell’Expo”.

Un modo elegante per dargli del mariuolo. Curioso inizio per chi solo poche settimane fa chiedeva di entrare, in forma tecnica, nella coalizione che sosterrà Penati.

Altrettanto curioso anche il criterio con cui Capezzone ha spiegato la sua candidatura. “Da soli sottrarremo più voti al centro destra aiutando Penati” Qualcuno dovrebbe spiegargli che queste sono elezioni a turno unico.

I rutelliani in compenso pensano di andare nella coalizione con il possibile candidato UDC. Per un’opposizione responsabile, dicono. Gli andrebbe ricordato che l’UDC governa con Formigoni da oltre un decennio, governa con la Moratti, governa con molti sindaci e presidenti di provincia di centro destra. L’unica cosa che non fa è opposizione.

I rutelliani sono rappresentati dall’ex vicepresidente della provincia della giunta Penati; molti dei sostenitori di Agnoletto erano nella giunta Penati; i radicali erano nelle liste del PD quando Penati era presidente. Se oggi tutti questi ex alleati se ne vanno da soli i casi sono 2: o Penati ha un pessimo carattere e litiga con tutti, oppure la sconfitta è data per scontata e si preferisce fare una comparsata in solitudine. D’altra parte avendo Penati perso contro Podestà per meno di 4000 voti, sa bene che anche un piccolo alleato può essere determinante. Se quindi non si è preoccupato più di tanto delle varie fughe forse ci crede poco anche lui.

Circolano sondaggi di vario genere e tipo che hanno però in comune 2 cose: la vittoria di Formigoni e l’alto grado di soddisfazione dei lombardi rispetto a uno dei settori sottoposti a maggior critica da parte delle opposizioni: la sanità. Era cosi nel 2000, era così nel 2005. In 10 anni l’opposizione ha continuato a denunciare i disastri della sanità, i cittadini a giudicarla più che buona. Chi dei due sbaglia?

Come a ogni elezione qualche testa fine propone: “facciamo la lista civica”. In effetti l’idea è originale, credo che i primi a praticarla per nascondere i simboli di partito fossero Nenni e Togliatti nel 1952 a Roma con Francesco Saverio Nitti e a Napoli contro Achille Lauro, anche lui a capo di una lista civica. In genere per le sinistre le liste civiche sono state a somma zero, con le eccezioni di quando il candidato viene visto come del tutto diverso e indipendente rispetto alle liste dei partiti che lo sostengono. Più che liste civiche nel centro sinistra funzionano le liste del presidente, nel centro destra idem. Formigoni ci provò ma non gliela fecero fare, Penati ci ha provato un anno fa con risultati men che modesti. Repetita iuvant?

Il centro destra ha ritirato di fatto la sua proposta di riforma della legge elettorale. Proponeva un limite di 250000 euro di spesa per il presidente. Dopo le sdegnate proteste contro questo aumento della spesa, la legge è stata ritirata. Tutto resta così com’è. In pratica per il candidato presidente non c’è alcun limite, anzi rientrando la sua campagna tra quelle di partito può spendere fino a 1 euro per elettore per ogni lista che lo sostiene, cioè a dire qualche decina di milioni di euro.

Altrettante sdegnate proteste contro la proposta sempre del centro destra di aumentare la spesa procapite per candidato che attualmente va dai grosso modo 50000 euro per Milano ai 35 di Sondrio. Ovviamente il 90% dei candidati non si sogna di spendere non dico queste cifre ma neanche una lira per essere eletto. Chi invece corre sul serio, considerato che la legge attribuisce quasi automaticamente una quota di spese fisse (30%), farà fatica a restare all’interno di quella cifra. Facciamo i conti della serva di un ipotetico candidato a Milano.

Manchette sui giornali (costo medio 1000 euro per uscita senza eccedere con gli spazi) calcoliamo 10 uscite, stampa 15000 manifesti (con i ritmi milanesi significa una visibilità di 5 giorni solo in città) 1500 euro, affissione manifesti 6500 euro, 50000 pieghevoli 1500 euro, 30000 santini 600 euro, 40000 volantini 1000 euro, distribuzione dei materiali calcoliamo 4000 euro. Così senza calcolare spese di creatività, inserzioni radio e televisive, organizzazione di manifestazioni, feste e ricevimenti, mailing etc etc siamo già a 21000. Come si fa allora a restare nella cifra di legge? Semplice, si spende prima. Le stesse norme che infatti disciplinano rigorosamente le spese dal giorno della presentazione delle liste, dicono infatti che prima non vi è nessun limite. La riduzione dell’iva dal 20 al 4% è però operativa da 90 giorni prima delle elezioni. Ergo ..

Quanti consiglieri eleggerà il centro sinistra? Dipende da Formigoni. Nel 1995 il celeste prese il 41,58% dei voti, ebbe bisogno dell’intero listino e di altri 10 seggi aggiuntivi, portando il totale dei consiglieri a 90; 54 per la maggioranza, 19 per PDS popolari e alleati, 12 per la lega, 5 per rifondazione. Nel 2000, Formigoni prende il 62% dei voti, alla maggioranza vanno 51 seggi di cui solo 8 del listino, ai sostenitori di Martinazzoli 26, ai radicali 3. Nel 2005 52 seggi alla maggioranza, 28 all’opposizione. In pratica Martinazzoli con il 31% dei voti eleggeva gli stessi consiglieri di Sarfatti con il 43%. Quindi se Formigoni stravince ovvero se supera il 50% dei seggi con quelli assegnati alle liste provinciali il listino per la maggioranza si dimezza e 8 dei 16 seggi vengono attribuiti al complesso delle minoranze. Morale più Formigoni vince più seggi ha la minoranza.

E’ partita la gara tra creativi. Il manifesto indubbiamente più originale è quello di Zambetti, una sorta di Andy Wharol de noatri. Stile azzeccatissimo per un candidato giovane, un po’ figlio dei fiori, favorevole alla liberalizzazione delle droghe leggere, gay, radicaleggiante come Zambetti. O mi sbaglio?

Senza sbavature e intellettualismi invece Alessandro Colucci. Lo slogan (lo so che è una parola desueta ma mi piace usarla) è “alè, Ale Colucci” e poi, sotto il faccione sorridente ma senza cravatta”semplicemente giusto. per te, per tutti”, splendido stile nazional popolare, come nella tradizione di famiglia.

 

Carneade


 



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