2 febbraio 2010

MONUMENTI A MILANO


Come ho già rilevato nei due articoli sui monumenti a Carlo Cattaneo e Indro Montanelli, le amministrazioni Milanesi del dopoguerra hanno sempre sottovalutato l’importanza che questa forma di omaggio-ricordo di persone o momenti storici, può apportare alla città, in un duplice aspetto: culturale come museo diffuso di avvenimenti riguardanti la Storia della Città, e urbanistico come arricchimento del disegno urbano.

Eppure, la riconoscenza verso i cittadini meritevoli di aver arricchito con le loro azioni la Storia della Città, è ancora oggi molto diffusa in tutti i paesi civili. Ed è piacevole, appena scesi nei centri Storici delle grandi città o semplicemente sulle banchine dei piccoli porti delle isole Greche, apprendere immediatamente il ruolo avuto da queste città o paesi nel mondo del lavoro, della cultura, dell’arte e della Storia leggendo gli epitaffi dei monumenti eretti da cittadini riconoscenti.

A Milano invece è stato solo il freddo senso del dovere, e non quello della riconoscenza, a relegare il Monumento a Montanelli in un punto di poco valore e senza visibilità, mentre certamente un colpevole oblio ha portato a realizzare uno sporco parcheggio per motorini attorno al Monumento a Cattaneo in largo S.Margherita. Monumento che i nostri predecessori avevano piazzato nella posizione giusta dal punto di vista della visibilità e dell’arredo urbano.

La stessa civica insensibilità porta in questi giorni a pensare a una semplice Targa per ricordare la poetessa Merini o anche a intitolarle una via, probabilmente in un desolato quartiere della periferia. Senza pensare cosa guadagnerebbe quella stessa periferia dalla posa di un vero monumento.

A Milano, di questa indifferenza, c’è un esempio particolarmente curioso anche se meno recente. Fra le due guerre, su progetto dell’architetto Piacentini fu realizzato il Palazzo di Giustizia in Corso di Porta Vittoria e il monumento alla Giustizia che faceva parte della scenografia di tutti i Palazzi di allora fu si realizzato, ma invece di collocarlo sul fronte principale, trovò posto nel cosiddetto Cortile d’Onore oggi destinato a usi meno rappresentativi.

Così questo monumento, opera dello scultore Attilio Selva e realizzato in un originale mix di pietre e bronzi dorati, è oggi invisibile dall’esterno del palazzo, ma anche dall’interno lo si può vedere solo di scorcio. In quasi tutti i palazzi di Giustizia del mondo, il monumento, simbolo dell’importante funzione svolta, è invece ben visibile all’entrata degli stessi a rafforzare la funzione istituzionale svolta al suo interno.

Questo monumento trascurato può oggi diventare il simbolo del movimento di opinione che vuole mantenere in loco il Palazzo. Con una spesa veramente limitata si potrebbe spostarlo sull’aiuola est a o meglio ancora sullo scalone monumentale del fronte principale di Corso Porta Vittoria, nella posizione che gli spetta, nei confronti del Palazzo del quale rafforzerebbe la rappresentatività, e della città che ne avrebbe arricchito uno spazio oggi trascurato dall’arredo urbano.

Dalla ricollocazione di questo monumento, potrà anche partire lo spunto per la progettazione di una ZTL che coinvolgerà insieme al Palazzo di Giustizia, l’Umanitaria, la sede della Provincia, le chiese di S. Pietro in Gessate e S. Maria della Pace, la biblioteca Sormani e la Rotonda della Besana in una delle più belle, come significato Civico, aree pubbliche di Milano, e per di più servita dalla fermata Policlinico della futura MM4.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gianni Zenoni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Statua della Giustizia nel cortile d’onore del tribunale.



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