27 febbraio 2018

ELEZIONI MILANESI: PRIMA CHE IL GALLO CANTI

Attenzione alla “memoria breve” del dopo voto


Prima che lunedì notte il gallo canti e ognuno rinneghi se stesso e le sue responsabilità, vale qualche riflessione milanese per il dopo elezioni ma, soprattutto, rispetto a come affrontare la scadenza delle comunali del 2021. Checché se ne pensi non è troppo presto per guardare alle sorti elettorali del Comune in quell’anno perché gli effetti della politica amministrativa sono lenti a farsi sentire e rincorrere le proprie idee all’ultimo minuto non serve a nulla; così come non serve a nulla capire, tardi, di non aver saputo far conoscere quel che si stava facendo. Dire alla vigilia delle elezioni quel che si è fatto non ha mai l’effetto sperato. La campagna elettorale agli sgoccioli ne è la dimostrazione.

01editoriale08FBGli elettori colgono con molta lentezza gli effetti dei provvedimenti di legge e di quelli amministrativi, soprattutto se diretti a modifiche strutturali, mentre sono invece sensibili a quelli strettamente congiunturali: i migliori esempi sono l’improvvisa riduzione di imposte, sussidi a vario titolo, assunzioni e rinnovi di contratti nel pubblico. Terreno prediletto delle promesse elettorali.

Torniamo a oggi. Non è spenta la speranza di veder Gori governatore lombardo e quindi, per scaramanzia, non parliamone: limitiamoci a qualche ipotesi per il futuro del Comune di Milano. È molto probabile che l’analisi del voto nell’area milanese confermi che la sinistra alle prossime comunali potrebbe tornare a vincere, ma non è così scontato visti gli esigui margini dell’ultima vittoria e, se anche questa analisi fosse confortante, nei due anni e mezzo che ci separano dal voto si fa sempre in tempo a sbagliare.

Di passaggio e a margine delle Regionali viene da dire che Milano e il suo sindaco avrebbero probabilmente potuto fare di più se si fosse giocata seriamente e per tempo la carta della Città metropolitana, certamente tarpata dalla pessima legge Delrio, ma un più incisivo ruolo del capoluogo nell’aprirsi verso il contado avrebbe indebolito le ansie autonomiste, cavallo di battaglia leghista.

Credo sia chiaro a tutti che la strategia di “un uomo solo al comando” comporti molti rischi: tutto è legato alla sua immagine, i suoi errori possono essere determinanti, si facilita il compito degli avversari che hanno un solo bersaglio da colpire e possono concentrare il tiro.

Nei Comuni il ruolo di un uomo solo al comando sembra essere il frutto velenoso della riforma degli enti locali operata da Bassanini che, con l’elezione diretta del sindaco e con la nomina degli assessori da parte di quest’ultimo, rende il primo cittadino di fatto e d’immagine “un uomo solo al comando”.

L’essere istituzionalmente uomo solo al comando induce a comportamenti autoreferenziali, si è preda della sindrome self-serving bias (come dicono i sociologi, prendersi il merito dei successi e attribuire agli altri i fallimenti), tentati di pensare prevalentemente alla propria carriera politica, a prendere le distanze dai partiti di riferimento, ad essere insofferenti verso l’elettorato e ad avocare a sé i ruoli di maggior visibilità.

Davvero non ho voluto fare il ritratto di Matteo Renzi, ma ho delineato l’identikit degli uomini soli al comando. E se costoro fossero il virus che sta uccidendo la democrazia? E se costoro fossero il virus che distrugge la sinistra democratica? Il virus che andiamo ovunque cercando?

Il modello politico di uomo solo al comando è tipicamente di destra e se la sinistra non ha modelli alternativi finisce per soccombere rispetto a chi questo modello meglio lo interpreta, sia per tradizione sia per capacità populista.

Cosa farà il sindaco Sala?

Prepararsi alla prossima scadenza elettorale, pur nella logica di un rinnovo del mandato, comporta la capacità di prevedere quali saranno i probabili punti deboli della propria attività amministrativa rispetto ai problemi della città e, ovviamente, di saperli bene individuare e avviare politiche di lungo respiro. Questi punti deboli saranno il bersaglio degli avversari.

Il problema dell’informazione costante sull’attività amministrativa del sindaco, ma anche della Giunta – la squadra che non è l’uomo solo – e la predisposizione di rapporti intermedi che consentano ai cittadini di percepire l’avanzamento dei programmi, sono uno strumento indispensabile per coinvolgere i futuri elettori e avviare un dibattito di senso con le opposizioni.

Credo di non sbagliare dicendo che i principali problemi che non trovano ancora soluzione siano il lavoro – quello vero -, le case popolari, l’aumento della povertà delle fasce deboli, l’aumento delle disuguaglianze tra centro e periferia, la qualità dell’aria e la mai risolta questione della partecipazione.

Al giugno del 2021 si arriva in un attimo.

Luca Beltrami Gadola

 



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