16 gennaio 2018

I RICORSI CONTRO L’ACCORDO DI PROGRAMMA SUGLI EX SCALI FERROVIARI

È il momento di riaprire una discussione


Il 30.11 scorso presso una sala di Palazzo Marino (cortesemente messa a disposizione da M5S su richiesta del Coordinamento Beni Comuni) si è tenuta la conferenza stampa di presentazione dei due ricorsi al TAR Lombardia (uno di un imprenditore edile attivo anche negli organi di rappresentanza della categoria e uno da parte di un gruppo di cittadini residenti nelle vicinanze di alcuni ex scali) e del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica da parte di Italia Nostra nazionale contro l’Accordo di programma con FS per il riuso edificatorio degli ex scali ferroviari milanesi predisposto dalla Giunta e ratificato dal Consiglio comunale nel luglio scorso, nonché degli esposti in corso di preparazione all’ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione), alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica.

05brenna02FBOgnuno dei ricorsi affronta – oltre alle critiche comuni all’uso distorto dell’Accordo di Programma con la presenza di portatori di interessi privati, soprattutto edificatori, anziché essere un’intesa tra enti pubblici per meglio attuare obiettivi di pubblico interesse in ottica metropolitana e, quindi, con il coinvolgimento della neonata Città Metropolitana – diversi aspetti ritenuti illegittimi che vanno dalla possibilità per FS di fare un uso edificatorio finalizzato alla vendita a privati di aree demaniali a suo tempo espropriate per fini di trasporto pubblico, al mancato utilizzo di criteri di evidenza pubblica nella scelta degli acquirenti attuali e futuri (con evidente turbativa della libera concorrenza e rischio di effetti monopolistici sul mercato immobiliare), alle carenze di spazi di verde e servizi pubblici soprattutto di quartiere (carenze concentrate soprattutto negli ex scali Farini e Romana, dove mancano rispettivamente 140.000 mq e 100.000 mq, non compensati a sufficienza dai 140.000 mq di verde dell’ex scalo S. Cristoforo, sia per collocazione sia per quantità complessive: alla fine al totale mancano comunque 100.000 mq anche a prescindere da dove li si trovi!).

Per il gruppo di cittadini residenti negli immediati dintorni degli ex scali Farini, Romana e Genova, ai quali ho fornito consulenza tecnico urbanistica, le motivazioni del ricorso riguardano sia la mancata pubblicazione della Variante al PGT che introduce nuove previsioni d’uso sugli ex scali (ciò che ha impedito ai cittadini di formulare osservazioni al riguardo nel merito) sia il fatto che se si calcolano appropriatamente i pesi insediativi generati (cioè secondo i criteri della Valutazione Ambientale Strategica-VAS già usata per il precedente Accordo decaduto nel 2015, ma riconfermata per quello attuale, anziché con nuovi criteri “di comodo” e ingiustificati) mancano appunto – come si è detto – in totale 100.000 mq di spazi pubblici (verde e servizi), carenze concentrate soprattutto all’ex scalo Farini (140.000 mq) e Romana (100.000 mq), e solo parzialmente compensate dai 140.000 mq di verde dell’ex scalo S. Cristoforo, sulla cui effettiva utilizzabilità da parte dei residenti altrove si possono peraltro nutrire molte perplessità.

Ciò legittima i cittadini residenti attorno a quegli scali a ricorrere contro il fatto che i nuovi residenti previsti, non potendo usufruire di adeguati spazi a verde e servizi, graveranno su quelli attigui e preesistenti peggiorandone le condizioni di utilizzazione, già ora carenti.

In assenza di ripensamenti da parte dell’Amministrazione comunale la parola definitiva spetterà ai giudici amministrativi, ma io credo che di fronte ad un’argomentazione così fondatamente motivata l’atteggiamento dell’Amministrazione comunale non dovrebbe essere quello di nominare a propria volta i propri avvocati per una difesa pregiudiziale di quanto già ratificato, ma quello di aprire una verifica sulle manchevolezze evidenziate dal ricorso dei cittadini nel merito di decisioni forse troppo affrettatamente assunte senza adeguato confronto.

È vero che le modifiche necessarie per ovviare a quelle carenze di spazi pubblici non sono di facile determinazione, perché se ci si limitasse ad aggiungere 140.000 mq di verde e servizi di quartiere a Farini si arriverebbe a densità fondiarie superiori a 80 mc/mq (quindi, addirittura con altezze ben superiori a quelle di Citylife e Porta Nuova) e aggiungendone 100.000 mq a Romana addirittura non resterebbe più superficie privata per gli edifici.

Le carenze denunciate chiamano quindi in causa gli indici edificatori spropositati che a Farini e Romana superano 0,80 mq/mq, mentre per una dotazione adeguata di spazi pubblici – sia a verde territoriale (lo sbandierato Fiume Verde) sia a verde e servizi di quartiere – non si dovrebbe oltrepassare la soglia di 0,45-0,50 mq/mq.

L’apertura di interlocuzione con le “osservazioni” avanzate dai cittadini tramite il ricorso al TAR (visto che non si è voluto consentire loro di farlo con la normale procedura di pubblicazione dei contenuti della Variante di PGT insita in un Accordo definito “a scatola chiusa” solo con FS e “mostrato” ai cittadini solo per i suoi aspetti più effimeri) darebbe il segnale di un’Amministrazione che sa confrontarsi con il sapere diffuso, il quale non vorrebbe essere sempre costretto al ricorso alla tutela di legge per essere preso in considerazione ed ascoltato.

Non sembra però questo l’atteggiamento dell’Assessore all’Urbanistica Maran che il 5 dicembre sul sito degli Stati Generali ha pubblicato un auto encomiastico intervento in cui annuncia l’avvio del bando per la cessione e la progettazione sull’ex scalo di Greco e di altre 44 aree che seguiranno a breve.

Nel titolo annuncia una sorpresa finale che infine svela essere il fatto che, grazie alla collaborazione con WWF e altre istituzioni (Fondazione Politecnico, Fondazione Cariplo, ecc.), il progetto “rotaie verdi” – che aveva sviluppato le connessioni ecologiche nella cintura ferroviaria sud della città tra San Cristoforo e Porta Romana – è stato candidato nell’ambito dei bandi europei Horizon 2020 e premiato con un finanziamento di 2.5M che contribuirà alla sua realizzazione. Peccato che sulla sorpresa ancora maggiore, cioè i ricorsi dei cittadini e di Italia Nostra, senza la risoluzione dei quali tutti i suoi sogni di gloria rischiano di naufragare, non spenda una parola riguardo come intenda affrontarli, se solo per via giudiziaria o entrando nel merito delle illegittimità e delle carenze di spazi pubblici rilevate. Chi voglia sostenerne l’azione che ancora necessita di risorse economiche per essere condotta a termine sino in fondo, soprattutto se il Comune sceglierà la strada dell’opposizione giudiziaria ad oltranza, se vuole può contattarmi con un messaggio privato sulla mia pagina Facebook.

Sergio Brenna



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