13 dicembre 2017

L’E-COMMERCE SCONVOLGE IL TRAFFICO E INQUINA, TRA L’ALTRO

Attrezzare la città prima che sia troppo tardi


La consegna delle merci in città ha sempre costituito un problema di difficile soluzione per tutte le amministrazioni locali, che hanno dovuto inventare provvedimenti più o meno efficaci per gestire la compresenza del traffico e dello stazionamento dei mezzi di trasporto merci con il trasporto delle persone. Zone a traffico limitato, orari di consegna differenziati, piazzole di carico e scarico destinate alle merci, sono state finora largamente impiegate per gestire i flussi di consegna delle merci e i necessari stazionamenti. Non si può dire, però, che siano state sufficienti.

goggi41FBOggi la velocissima crescita dell’e-commerce, con la conseguente ingente massa di consegne, da tempo non più rivolte alle sole attività commerciali ma prevalentemente alle singole famiglie, casa per casa, ha reso la situazione insostenibile. In aggiunta, i vettori dell’e-commerce, nonostante trasportino spesso colli di piccola dimensione, per ottimizzare i carichi e i percorsi utilizzano furgoni di taglia piuttosto grande e, in cronica carenza di spazi di sosta, non esitano a fermarsi sui passi carrai o in seconda fila.

Da quasi vent’anni il problema è studiato da tutti gli esperti del settore che ormai sostanzialmente convergono su alcune soluzioni, in particolare le cosiddette piattaforme urbane per le merci (anche dette “centri di distribuzione urbana” CDU). Nel 2012 la Regione Lombardia ha prodotto le “Linee guida regionali a sostegno della logistica urbana”; inoltre a Como, sempre nel 2012, nell’ambito del progetto europeo SmartFusion, è stata sperimentata una piattaforma urbana con consegne effettuate con mezzi ecologici. Tuttavia, concrete ed estese applicazioni di questi strumenti nelle nostre città non si sono ancora viste. Milano non fa eccezione, anche se vede crescere di giorno in giorno la congestione generata dall’e-commerce.

La soluzione delle piattaforme urbane consiste nell’individuare in città alcuni luoghi, ognuno destinato a servire un ambito urbano non troppo esteso, in cui le merci vengano convogliate per poi essere distribuite casa per casa o negozio per negozio da mezzi elettrici di piccola taglia. Il sistema introduce nella catena logistica un’ulteriore rottura di carico e, quindi, un costo. Questo costo però può essere recuperato dal vettore principale che non deve più gestire la consegna frazionata in un ambito urbano congestionato e, quindi, risparmia tempo e risorse per altri viaggi.

Questa sembra essere oggi la soluzione più efficace. Una soluzione analoga, ma con piattaforme ubicate al di fuori della città (utilizzata a Padova e a Vicenza), può essere adatta per le piccole città, ma nelle grandi non garantisce che le consegne vengano effettuate con mezzi poco congestionanti, perché spingerebbe verso la concentrazione dei carichi. Il sistema delle piattaforme può essere utilizzato per tutte le merci che non hanno controindicazioni (come i farmaci, gli alimentari freschi e altri), ma in particolare va benissimo per l’e-commerce. Infatti, mentre in precedenza il problema riguardava soprattutto il rifornimento delle attività commerciali, oggi si va ingigantendo il peso della consegna casa per casa alle famiglie.

Altro sistema pensato per l’e-commerce è quello di specifici armadi situati in strada a distanza pedonale dai destinatari (detti package station) in cui vengano depositati i colli (magari con consegne notturne) che poi gli interessati preleveranno a mezzo di un codice trasmesso allo smartphone. Nulla di tutto ciò sembra essere applicato in modo consistente a Milano.

Il Comune, nel 2005, aveva progettato la sperimentazione di una prima piattaforma urbana, posta nello scalo di Porta Genova, con una proposta anche per Via Ferrante Aporti, destinata alla consegna delle merci negli ambiti circostanti. Il Ministero delle Infrastrutture ne aveva deliberato il finanziamento per 1,4 milioni di Euro ma, con il cambio di amministrazione, il Comune – per motivi non resi noti – non firmò mai la convenzione né per questo né per altri tre progetti di mobilità urbana con finanziamento già deliberato.

Ora Milano non può più trascurare il problema, anche perché esistono le condizioni per risolverlo con efficacia: con le recenti trasformazioni economiche l’uso di molti immobili va scemando, molte attività commerciali o di piccola industria chiudono lasciando spazi disponibili, lo stesso Comune di Milano è proprietario di un’ingente quantità di aree inutilizzate. Le enormi aree degli scali ferroviari, come si sa, sono dismesse. Utilizzare solo una minuscola porzione di queste aree, non a caso connesse alla ferrovia, potrebbe consentire passi avanti definitivi per la soluzione del problema.

I tanti spazi inutilizzati consentirebbero la realizzazione di un sistema completo di piattaforme logistiche urbane o di altre attrezzature ottime per l’e-commerce ma perfette anche per gli altri tipi di distribuzione. Sarebbe drammatico se questi spazi fossero tutti destinati all’edificazione privata, come – purtroppo – il PGT consente ovunque, senza essere utilizzati per fornire servizi necessari e migliore qualità della vita ai cittadini.

Intanto, nell’inerzia delle amministrazioni, alcuni operatori, come Amazon, stanno sperimentando l’uso dei droni. Prima di vedere i pacchetti volarci sopra la testa, però, sarebbe meglio utilizzare gli spazi che abbiamo.

Giorgio Goggi



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


21 novembre 2023

OPERE A SCOMPUTO ONERI

Pietro Cafiero



3 ottobre 2023

PGT 2030, O FORSE NO….

Pietro Cafiero



2 maggio 2023

PGT: FORSE SI CAMBIA

Gregorio Praderio









9 aprile 2021

ASPETTI QUANTITATIVI DEL PGT DI MILANO

Gregorio Praderio


Ultimi commenti