26 settembre 2017

GREEN CITY INCONTRA I PAESAGGISTI DEL FUTURO

Un’occasione per “reinventare il suolo”: sostenibilità e rigenerazione


Nel cuore di Milano, nella centrale via Cappuccio, c’è uno storico istituto tecnico industriale per periti edili, che dal 1872 si occupa della formazione dei giovani nel settore dell’edilizia: “il Bazzi”, come è chiamato dai milanesi.

04bramante31FBIn occasione di Green City il preside Umberto Andolfato ha voluto ospitare una “lezione” speciale sul tema della trasformazione paesaggistica urbana della nostra città, sulle best practice europee e sulle nuove frontiere del digitale nel mondo delle costruzioni, dai modelli tridimensionali, al laser scanning, al cloud per la condivisione dei progetti lungo tutta la filiera.

Tanti gli ospiti dell’associazionismo e gli esperti di settore che hanno regalato un affresco ricco di dettagli sulle trasformazioni del paesaggio urbano milanese, tra storia, presente e progettualità per il futuro, quel futuro che i giovani studenti di oggi non solo vedranno, ma contribuiranno a creare.

Il paesaggio è il nostro futuro, un bene comune da tutelare nel cambiamento. Una città “verde”, come Milano si propone di diventare, deve trovare un rinnovato equilibrio tra edilizia, recupero dell’esistente, sistema del verde e delle acque, sostenibilità e qualità della vita della popolazione. Non è più possibile consumare suolo, ma è doveroso reinventarlo per renderlo sostenibile, con una politica di rigenerazione paesaggistica a vantaggio di chi lo percorre e lo abita.

L’Amministrazione comunale ha optato per una gestione sinergica del paesaggio urbano e del verde, accorpando gli assessorati all’urbanistica, al verde e all’agricoltura e sostenendo le linee guida della Convenzione europea del paesaggio, orientate a protezione, gestione e pianificazione del paesaggio, non solo le eccellenze, ma anche i paesaggi della vita quotidiana e soprattutto i paesaggi degradati.

Nell’ultimo decennio c’è stata una trasformazione del paesaggio urbano milanese, dai giardini, ai parchi urbani, a City Life, esempio di area spenta all’interno della città, che è stata ripensata unendo un progetto iconico di architettura a una grande area di verde pubblico realizzato su infrastrutture underground, a piazza Gae Aulenti, al social housing di via Gallarate.

Molte sfide urbanistiche restano aperte, come quella della progettazione dei 120 ettari di spazi (un campo di calcio è mezzo ettaro) delle aree ferroviarie dismesse da sottrarre al degrado, rigenerandole con aree verdi per almeno il 65%. E come il progetto di riapertura dei Navigli, quasi otto chilometri di rete d’acqua che dovrebbero essere restituiti alla città, già a partire dal 2020 per un primo tratto di due chilometri, in concomitanza con l’apertura della linea 4 della metropolitana.

Ne parla il professore Antonello Boatti del Politecnico, che si è occupato di questo progetto da vent’anni e ha affidato dal 1997 una pioggia di tesi di laurea ai suoi studenti, che insieme a lui hanno creduto a un’operazione non nostalgica, ma in equilibrio tra storia e futuro e hanno realizzato rendering che fanno apparire in 3D la rete navigabile dei Navigli, la promenade alberata sull’acqua lungo via Melchiorre Gioia, una barca da 36 posti che può percorrere l’intero corso in due ore e mezza.

C’è passione ed entusiasmo nel messaggio di tutti i relatori e uno di loro, l’architetto Paolo Villa dice ai ragazzi: “Io sono fortunato, da 35 anni faccio un bel mestiere e mi diverto! La mia ‘fortuna’ di lavorare in un settore che mi appassiona sono andato a cercarmela, grazie alla scelta del mio percorso di studi”. Poi sottolinea la passione per la “parte umana” del progetto, convinto della necessità di cercare risposte nuove, con fantasia e senza pregiudizi, avendo a cuore i bisogni, la soddisfazione e il piacere di chi vivrà quegli spazi.

È la gente l’anima dei nuovi spazi di uso collettivo ed è per la gente che bisogna pensarli e progettarli: non è più possibile consumare suolo, ma è doveroso reinventarlo e renderlo sostenibile, con una politica di rigenerazione paesaggistica a vantaggio di chi lo popola. I paesaggisti di domani applaudono calorosamente. Loro sono i depositari dei nostri sogni per Milano città sempre più verde.

Rita Bramante



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