18 gennaio 2010

BOB NOORDA: UNA BELLA FIGURA MILANESE VENUTA DALL’OLANDA


Capita che con un’avvolgente telefonata Ornella mi comunichi all’improvviso che Bob è mancato si apre così una nuova ferita con una pugnalata che va ad aggiungersi alle altre che il corpo e lo spirito sopportano per necessità.

Bob Noorda a Milano tutti lo conoscono e s’intende fuori dalla cerchia delle mura in giro per il mondo, anche per aver disegnato la segnaletica della metropolitana di New York dopo quella delle nostre tre linee metropolitane a partire dagli anni sessanta quando, con Franco Albini, Franca Helg e il sottoscritto, abbiamo iniziato a occuparci delle finiture delle stazioni della prima e della seconda linea. Questo lavoro ci ha visti impegnati per decenni ed anche ora, nel tentativo di realizzare un aggiornamento nelle stazioni mantenendo quello spirito compositivo e quei principi costruttivi e di comunicazione che hanno concluso degnamente il primo mezzo secolo di vita.

Come avrebbe voluto la logica, dopo aver chiarito insieme, con la Soprintendenza e il Ministero dei Beni Culturali l’interesse per la conservazione di un progetto e una realizzazione complessa, abbiamo sempre sperato di poter essere utili custodi del pensiero generatore. Mille ostacoli hanno rallentato le procedure e i confini di una collaborazione con ATM con cui però non è stato possibile ancora raggiungere accordi tesi a una conservazione ragionevole di alcune stazioni e di un rinnovamento, dove è necessario, bloccando il degrado in atto e attivando quelle migliorie di supporto a una gestione degli spazi aggiornata.

Noorda è professionista che si è sempre imposto per la sua serietà; il rigore del suo approccio ai temi della comunicazione seguiva il filo della razionalità che proveniva dalla cultura del suo paese d’origine, ha valorizzato le sue linee essenziali con il colore e con la misura mai in eccesso ma in armonia con lo spazio disponibile.

Ma d’altro si veste la sua figura di uomo che ha mantenuto i principi della serietà professionale senza spingere ma facendo ricorso alle doti di discrezione e della sua sensibilità restia a cogliere gli spunti della progettualità dalle forme alla moda quanto piuttosto dalle necessità della comunicazione. Il logo della Regione Lombardia, di Agip, Feltrinelli, Mondadori, Pirelli, aprono la fila delle riconoscibilità.

Il tono mite, educato all’ascolto, la dolcezza degli occhi azzurri che aveva un riscontro nel movimento delle labbra che difendevano un leggero accento del nord lo rendevano autorevole, affidabile, incapace di tradire.

Per caso abbiamo sempre abitato a poche decine di passi l’uno dall’altro affermando così rapporti anche occasionali colti con il sacchetto del pane o la bottiglia di vino. Poche chiacchiere di cui non c’era bisogno ma l’affermazione ogni volta del piacere di una presenza di cui non si può fare a meno.

Siamo sopravvissuti agli accadimenti più tristi e crudeli senza sfuggire al peso che il nostro carapace ha sopportato con gli scricchiolii delle nostre risorse.

Chi esce di scena prima è più fortunato: agli altri è concesso un altro tratto di vita che ci fa ricchi di consapevolezza ma riduce i pilastri su cui ci vorremmo appoggiare per rimanere ancora attenti e partecipi.

 

Antonio Piva



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