26 luglio 2017

IL CENTRO SINISTRA IN LOMBARDIA PUÒ VINCERE?

Dall'analisi alle ricette


Alle votazioni, tenutesi il 24 e 25 febbraio 2013, hanno votato 5.938.044 elettori (76,73% degli aventi diritto), circa un milione in più delle elezioni del 2010, aumento del tutto inconsueto presumibilmente dovuto alla concomitanza con le elezioni politiche e quattro milioni in più che nel 2005.  Le schede bianche e nulle sono state il 3%.

02marossi28FBRoberto Maroni ha vinto con il 42,81% le liste provinciali a lui collegate hanno ottenuto il 43,07%. Umberto Ambrosoli ha ottenuto il 38,23% dei voti; Silvana Carcano 13,64%; Gabriele Albertini 4,12%; Carlo Maria Pinardi 1,20%. Maroni ha ottenuto 48 seggi perchè la legge elettorale prevede, che sia assegnato almeno il 60% dei seggi alla coalizione di liste collegate al presidente eletto che abbia conseguito una percentuale di voti pari o superiore al 40%.

In valori assoluti Maroni ha preso 2.453.437 voti e le liste a lui collegate 2.329.000 per la precisione 904.809 il Pdl (percentuale migliore a Pavia, peggiore a Mantova); 700.798 la Lega (percentuale migliore a Sondrio, peggiore a Milano); 552.000 voti la lista Maroni (percentuale migliore a Varese, peggiore a Sondrio dove non c’era); 84.011 Fratelli d’Italia (percentuale migliore a Mantova, peggiore a Lecco); 50.880 la lista dei pensionati.

Ambrosoli ha preso 2.190.914 voti e le liste a lui collegate 2.015.542 per la precisione 1.369.161 il Pd (percentuale migliore a Mantova peggiore a Sondrio); 380.468 la lista Ambrosoli (percentuale migliore a Milano dove supera il 10%, peggiore a Cremona); 97.878 Sel; 63.981 il Centro Lombardo; 52.211 Etico a Sinistra; 35.000  IdV; 16.662 il Psi (non presente in tutte le province).

Albertini ha preso 236.392 voti di cui 133.479 con la sua lista e 85.740 con l’Unione di Centro. Silvana Carcano 781.000 voti (percentuale migliore a Mantova, peggiore a Sondrio) e Carlo Pinardi 69.000 avevano una sola lista. 324.000 elettori avevano votato per il presidente ma non per le liste; in valori assoluti 6.500 elettori Cinque Stelle, 175.000 elettori Ambrosoli, 124.000 elettori Maroni, 17.000 elettori Albertini, Pinardi aveva invece ottenuto meno voti della lista.

Su base provinciale dei 263.000 voti di differenza tra Maroni e Ambrosoli 94.000 erano a Bergamo, 96.000 a Brescia, 51.000 a Como, 12.000 a Cremona, 9.000 a Lecco, 7.000 a Lodi, 23.000 a Monza e Brianza, 24.000 a Pavia, 21.000 a Sondrio (l’unica provincia in cui Maroni ha superato il 51%), 70.000 a Varese. Mentre a Mantova aveva vinto Ambrosoli per 6.000 voti come a Milano però per 140.000 voti.

In sequenza storica Maroni perde 250.000 voti e 13 punti percentuali rispetto al Formigoni del 2010, 385.000 voti e 11% rispetto al Formigoni del 2005. Ambrosoli recupera 591.000 voti rispetto a Penati e 5 punti percentuali, ma perde 84.000 rispetto a Sarfatti e ben 5 punti percentuali. Da questa prima sommaria esposizione si evince che:

1- gli elettori del centro destra e del centro sinistra votano il presidente più che le liste; ergo il candidato in queste coalizioni fa la differenza;

2- le liste del presidente pesano nel centro destra più che nel centro sinistra, ma in entrambi i casi sono ben più pesanti di tutti i partitini coalizzati; infatti delle liste presentate ben 11 su 19 non superano il 2%; ergo la lista del presidente è fondamentale per la vittoria. Del resto l’ultima tornata di comunali sancisce la centralità del civismo;

3- Sarfatti resta il più votato dei candidati del centro sinistra e Sarfatti era il candidato con più liste coalizzate; ergo sarà anche vero che le discussioni sulle alleanze annoiano gli italiani, ma in una elezione a turno unico più alleati (e candidati) hai, meglio è;

4- il 4% ottenuto da Albertini (la metà circa di quello che liste analoghe hanno avuto alle politiche) ma ancor prima quello di Pezzotta evidenzia che l’elettore è consapevole che nei sistemi a turno unico vince il bipolarismo e non spreca il voto; ergo l’affermazione “le elezioni si vincono al centro” va rivista in “le elezioni al centro si perdono”;

5- il dibattito pre-elettorale ha un peso relativo nella campagna elettorale esemplare il caso della lista Etico a Sinistra il cui candidato aveva preso 34.000 voti alle primarie ma solo 52.000 (0,97%) alle elezioni; ergo non sempre le primarie aiutano a vincere, talvolta fanno perdere tempo;

6- la dimensione provinciale è fondamentale: Brescia, Bergamo e Como da sole fanno la differenza e fanno vincere Maroni.  Il centro sinistra è Milano-centrico, in città del resto Ambrosoli vinse con 100.000 voti di vantaggio; ergo il centro sinistra dovrà fare il possibile per recuperare consensi sul territorio magari proprio scegliendo un candidato provinciale;

7- il rapporto tra voto di lista e preferenza è in ascesa: in Lombardia il 23% degli elettori da anche la preferenza (in Campania è il 90,6%). Alle ultime comunali milanesi su 145.000 voti al Pd si sono contate 52.832 preferenze e su 19.260 voti a Sinistra per Pisapia 13.000 preferenze; ergo più candidati “pesanti” corrisponde a maggiori chanches di vittoria anche se ciò intristisce gli uscenti;

8- la contemporaneità tra elezioni politiche e regionali non determina comportamenti coerenti. I Cinque Stelle nella città di Milano hanno avuto alle regionali 50.000 voti in meno che alle politiche, Pinardi ha perso il 50% degli elettori di Fare, il Pdl 44.000 voti in meno; ergo il centro sinistra (ma anche il centro destra) può affrontare le regionali anche in presenza di una campagna elettorale nazionale diversa per alleanze e programmi anche se questo non piacerà ai “romani” di tutte le tribù;

9- l’astensionismo alle ultime regionali è stato relativamente basso se confrontato con le comunali per via della contemporaneità delle politiche. Tuttavia, se Beppe Sala ha preso 224.000 voti a Milano, solo 5.000 in più di Parisi al primo turno, 264.000 voti con 17.000 di differenza al secondo mentre Ambrosoli ne aveva presi 346.000 ben 100.000 più di Maroni, è perché nella città di Milano alle regionali hanno votato 731.382 elettori contro i 550.206 alle comunali, ma se qualche decina di migliaia di elettori in soli tre anni decide di abbandonare il candidato del centro sinistra forse c’è dell’altro; certo Sala non è un trascinatore ma non lo era neppure Ambrosoli; ergo prima si sceglie il candidato e parte la campagna, meglio è;

10- il programma in genere non lo legge nessuno sia nel centro destra che nel centro sinistra; tuttavia, con un sistema elettorale nazionale di tipo proporzionale che tende necessariamente a rafforzare gli elementi identitari e caratterizzanti vi è il rischio di cacofonie e di corticircuiti comunicativi. Centrale sarà la questione dell’immigrazione dove la Regione non ha ruoli significativi, ma che è al centro dell’interesse dell’elettore; con Minniti o con Majorino? questo è il dilemma. Ergo diventa fondamentale la comunicazione e del resto è già caccia agli spindoctor (astenersi perdigiorno);

11- come a ogni elezioni riparte nel centro sinistra lo stanco rituale dei vertici di partiti, dei tavoli di confronto, del protagonismo di dignitari che non hanno il voto neppure della propria prole, dei consigli non richiesti, dei dilemmi sui partecipanti: ci sono non ci sono i radicali? A porre fine alla babele sarà il candidato che in autonomia scioglierà i nodi. Il che non è sempre positivo, l’idea goriana di votare si al referendum di Maroni mi pare caratterizzata da un eccesso di fretta personalistica e di volontà di svincolarsi dalla tutela di partito. Ergo suggeriamo maggiore riflessione sulle uscite del candidato;

12- nelle elezioni del 2013 la Lega Nord ha speso 3.386.000 euro, pressoché tutti fondi del partito, ricevendo rimborsi dello stato per 926.677,24 euro; la lista Maroni presidente ha speso 369.000 euro ricevuto contributi per 550.000 euro e rimborsi dello stato 730.000 euro; il Pd ha speso 930.000 euro ricevuto contributi per pari importo e ricevendo rimborsi dello stato per 1.810.000 euro; la lista Ambrosoli Patto Civico ha speso 1.050.000 euro ricevuto contributi per 1.126.000 euro e ricevendo rimborso dello stato per 5.030.00 euro.

(12-) Per tutti i rimborsi dello stato sono relativi al triennio 2013/2016 mentre i dati sono presi dalla Relazione prevista dall’art. 12, comma 3, della legge 10 dicembre 1993, n. 515, come richiamato dall’art. 5, comma 4, lettera d), della legge 23 febbraio 1995, n. 43. In pratica (anche se non mancano incongruità nella relazione come il fatto che il Pdl ha dichiarato di aver speso meno del Psi) come diceva la mia mamma quando andava a comperarsi un vestito “chi più spende meglio spende” ovvero chi ha speso di più ha vinto; ergo considerate anche le modifiche delle leggi sui rimborsi elettorali, il fundraising sarà una aspetto fondamentale della campagna elettorale.

In conclusione, si può tranquillamente affermare che il centro sinistra può vincere le prossime elezioni regionali, fino al 4 dicembre ci avrei anche scommesso la barba, perché mai dai lontani tempi di Masi il divario tra le coalizioni è stato così ridotto, perché il centro sinistra amministra più comuni che in passato, perché l’evaporazione del centro moderato rende più semplice la competizione al centro, perché il modello Milano risulta in qualche modo attrattivo oltre che vincente, perché Gori è un candidato competitivo, decisionista e innovativo, etc.

Tutto è possibile nei prossimi mesi sempreché non si passino a discutere di abbracci.

Walter Marossi



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