12 luglio 2017

MEDITATE, CONSIGLIERI, MEDITATE!

Un esame dell’Accordo di Programma sugli Scali: tra irresponsabilità e sorprese


Mentre leggete queste righe il Consiglio Comunale è già convocato per ratificare l’Accordo di Programma per il recupero degli scali ferroviari. Va così a compimento il procedimento più controverso e contrastato della politica urbanistica del sindaco Sala e dell’assessore Maran che hanno gestito nel modo più spregiudicato e irresponsabile le scelte che condizioneranno lo sviluppo urbanistico di Milano per i prossimi decenni.

03battisti26FBUn’opportunità che avrebbe consentito riorganizzare completamente la città rovesciandola come un guanto, ridefinendo radicalmente il rapporto tra centro e periferia, investendo con i suoi effetti positivi la Città metropolitana e proiettandoli sull’intera Regione Lombardia. Ma così non sarà perché si è voluto andare all’incasso di un provvedimento in termini essenzialmente burocratico-amministrativi e senza porsi la questione del modo più giusto e corretto d’interpretare l’interesse pubblico.

Interesse pubblico che viene sottovalutato sotto vari aspetti quantitativi e qualitativi sia in riferimento alle scelte urbanistiche sia per quanto riguarda l’assegnazione dei vantaggi economici derivanti dalla concessione alle aree dismesse degli scali da parte del Comune di 674.460 mq di superficie lorda di pavimento. Scali che prima della ratifica dell’Accordo di Programma non disponevano di un solo metro quadro e quindi, come aveva dichiarato pubblicamente l’ex assessore De Cesaris fin dall’ottobre 2013 “Senza un accordo quelle aree valgono zero”.

Si tenga anche conto che la superficie effettivamente costruibile e vendibile è certamente superiore mediamente di un 4% per le premialità che deriveranno dall’applicazione di quanto previsto al punto e) dell’Accordo di Programma (pag. 15) per gli edifici di alta qualità ambientale ed efficienza energetica. Sia di un ulteriore 10% perché la Slp non tiene conto dello spessore dei muri perimetrali e degli spazi di accesso e tecnici che invece vengono regolarmente venduti. A causa di questi incrementi automatici le superfici vendibili a un prezzo medio di 3000 euro a mq supereranno i 770.000 mq. per un totale di 2.300.000.000 (due miliardi e trecento milioni) di euro.

Il primo aspetto paradossale della procedura riguarda il fatto che l’Accordo di Programma viene sottoposto alla ratifica del Consiglio Comunale senza consentire di discuterlo ed eventualmente emendarlo. Come avrebbe dovuto essere fatto portandolo alla discussione del Consiglio in bozza.

Una bozza concordata tra Comune, Regione e FS Sistemi Urbani ma ancora suscettibile di emendamenti e affinamenti visto che era stata data facoltà al Consiglio di votare una delibera di indirizzo la cui applicazione e corretto recepimento all’interno dell’Accordo di Programma, lo stesso Consiglio avrebbe avuto il diritto di verificare prima di ratificarlo.

Invece, il Consiglio si è trovato alla fine della consigliatura passata e si trova oggi nella condizione di dover ratificare l’Accordo di Programma a scatola chiusa con una procedura che non si comprende come possa rispettare le prerogative di autonomia e piena responsabilità discrezionale delle scelte politico-amministrative del Consiglio stesso nell’interpretazione dell’interesse pubblico che, nel caso del recupero degli scali ferroviari ha una portata che travalica la dimensione soggettiva dell’interesse di ciascuno di noi ma si proietta ad una scala collettiva e sociale di carattere universale.

Una dimensione che non ha minimamente sfiorato la consapevolezza dei nostri amministratori e di tutti coloro che hanno loro tenuto supinamente bordone: dagli Ordini degli architetti e degli ingeneri, al Politecnico di Milano, ma anche di tutte quelle organizzazioni che non si sono espresse prima fra tutte la sezione lombarda delI’INU, e poi Italia Nostra, Lega Ambiente, FAI che, con il loro silenzio, si sono prestati al gioco senza esprimere né critiche né proposte. Come ha invece ritenuto opportuno fare il WWF con il progetto Rotaie Verdi che è l’unico esplicitamente citato nell’Accordo di Programma come da realizzarsi a prescindere, anche in questo caso, da ogni dovuta procedura di evidenza pubblica. (pagg. 27 e 43).

Ma proviamo a esaminarlo questo Accordo di Programma e vediamo quali sorprese ci riserva. Un aspetto veramente incomprensibile consiste nel fatto che il procedimento che ha condotto all’Accordo di Programma precedente, quello non ratificato da Consiglio Comunale, viene assunto come valido in ogni suo passaggio, con una presa di posizione da parte dei contraenti a dir poco di totale arbitraria inconsistenza affermando che sia “opportuno non appesantire ulteriormente il procedimento, valutando di considerare ancora validi i passaggi già espletati che rispondano ancora agli obiettivi ed in particolare la possibilità di mantenere efficace in tutto o in parte il percorso dell’Accordo di Programma promosso il 27 luglio 2007 sino alla fase precedente la sottoscrizione” (pag. 20). Ma Se il precedente Accordo di Programma non è stato ratificato “pertanto la sottoscrizione del Sindaco all’Accordo ha perso ogni efficacia” (42. pag.13) come possono essere considerati validi gli atti e il procedimento che hanno presieduto alla sua formulazione?

Possibile che espressioni come quelle citate possano comparire all’interno di un atto tanto impegnativo senza inficiarne la validità? Altrettanto che senso può avere l’espressione “confermando la condivisione del principio conservativo del procedimento al fine di non causarne un aggravio, contrario agli interessi pubblici?” (pag 21). Il cosiddetto aggravio del procedimento potrebbe essere anzi necessario proprio per meglio esprimere gli interessi pubblici all’interno dell’Accordo di Programma.

Inoltre, l’Accordo di Programma assume i punti dalla a) alla q) della delibera di indirizzo del Consiglio comunale n. 44 del 14.11.2016 nel loro testo integrale, ritenendo con ciò di assolvere al compito di rendere esplicite all’interno dell’Accordo di Programma stesso le condizioni per il perseguimento di quei determinati obiettivi (pagg.14-19). Ma lo fa senza fissare specifiche disposizioni rispetto a procedure, priorità, risorse, fasi e scadenze per perseguirli.

Una farsesca semplificazione assolutamente inaccettabile per la quale si è arrivati ad inserire anche il punto p) “Prevedersi prima del perfezionamento della procedura dell’Accordo di Programma di risolvere il contenzioso in essere con F.S. Sistemi Urbani s.r.l., attraverso la rinuncia da parte della stessa a ogni ricorso esistente”; che rappresenta la condizione senza la quale lo stesso Accordo di Programma non può essere ratificato e che va applicata a prescindere. Non può essere quindi prescritta dall’Accordo di Programma stesso prima della sua ratifica.

Ma non finisce qui perché prima si dichiara di “prevedere il ricorso a procedure concorsuali per la stesura di Masterplan per gli scali maggiori e concorsi di progettazione per gli interventi pubblici più rilevanti” (pag. 34); ma poi i concorsi vengono limitati agli scali Farini, Romana e Genova mentre per gli altri quattro non c’è obbligo alcuno.

Infine, si fissa una scadenza di sei mesi per l’avvio del solo concorso per il Masterplan dello scalo Farini riducendo a una dimensione puramente locale l’occasione concorsuale e mettendo le mani avanti con tutta una serie di possibili salvaguardie agibili unilateralmente da parte dei proprietari delle Unità Scalo e Valtellina della Zona Speciale Farini nel caso in cui la scadenza per la definizione del Masterplan non venga rispettata (9. pag. 48).

Non intendo ritornare sulla questione del calcolo e dell’assegnazione delle plusvalenze perché sull’argomento si sono espressi altri molto più competenti di me su ArcipelagoMilano, come Gabriele Mariani del 13 giugno 2017 e del 31 maggio 2017, Roberto Camagni del 21 giugno 2017 e Camagni con Alberto Roccella del 12 aprile 2017.

Ma non si può trascurare il fatto che “il contributo fisso di 50 Mln €” del precedente Accordo di Programma, nel nuovo Accordo di Programma “è articolato nella messa a disposizione di un contributo anticipato di 36 Mln e di ulteriori 14 Mln in sede di progressiva rendicontazione annuale a valere sul 100% delle Plusvalenze” (5. pag. 58). Ma la quota a favore del Comune gira sempre intorno a quegli ipotetici 50 milioni di euro senza che vengano mai esposti i veri importi economico- finanziari dell’operazione scali.

Tuttavia, la sostanza del calcolo delle plusvalenze e della relativa suddivisione tra FS Sistemi Urbani e Comune non sfugge ai calcoli già pubblicati da Gabriele Mariani, Roberto Camagni e altri, che dimostrano come FS Sistemi Urbani all’atto della ratifica da parte del Consiglio comunale recuperi oltre un miliardo in termini di valorizzazione del proprio patrimonio immobiliare e al Comune, per ben che vada, rimarranno poco più di cento milioni di euro nell’arco della durata pluridecennale degli interventi, se e quando si faranno.

Alla faccia del rilevante vantaggio per l’interesse pubblico (come richiesto dall’art.88 della LR 12/2005) quale condizione per concedere volumetrie sulle aree dismesse degli scali. Forse i Consiglieri comunali che sono indotti a ratificare a scatola chiusa questo nuovo Accordo di Programma almeno qualche interrogativo dovrebbero porselo.

Perché se dovesse emergere che hanno contribuito a causare un danno erariale, sia in termini di un’entrata non acquisita e forse anche come detrimento dell’immagine e della personalità pubblica del Comune di Milano, dovranno risponderne personalmente. Meditate, consiglieri, meditate!

Emilio Battisti

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