12 luglio 2017

sipario – “TALENTEATRO” … PENSIAMOCI SU


Cosa succede quando l’arte entra nell’industria dell’intrattenimento? quale ruolo possono avere i talent show nella promozione della cultura? Sipario – dietro le quinte incontra chi ha vissuto quest’esperienza in prima persona: Giacomo Occhi, attore e cantautore da sempre e semifinalista di Italia’s Got Talent 2017, ci racconta la sua esperienza di artista sul palco e nella vita, prima e dopo la partecipazione al programma.

sipario26FBGiacomo, ci parli un po’ di te, del tuo percorso di formazione artistica e delle tue esperienze nel mondo teatrale?

Il mio percorso nel mondo dell’arte è iniziato prestissimo: da piccolo ho frequentato la Scuola di Circo e alcuni corsi per bambini organizzati dal Franco Parenti e dal Teatro Carcano, e già allora scappavo di casa di nascosto e andavo a esibirmi per strada. Poi ho fatto uno stage in direzione di scena alla Scala e ho frequentato l’Accademia teatrale di Udine. Ho anche collaborato con l’Associazione Bambini in Romania, per la quale ho interpretato spettacoli su alcuni importanti palcoscenici di Milano.

Contemporaneamente ho seguito anche un percorso come musicista e cantautore, ma come dico sempre la mia “vera professione” è quella del babysitter … Da diversi anni mi ritrovo in questo ruolo e lavorare con i bambini è occasione di divertimento e fonte di ispirazione: per loro ho improvvisato innumerevoli gag e scenette, che sono confluite in un vero e proprio spettacolo dal titolo Mario Poppins … emblematico.

Cosa significa essere un attore “di strada”? Che cosa implica?  

La strada è il palcoscenico più accessibile per un attore autodidatta e al tempo stesso una platea che ospita un pubblico vasto ed eterogeneo. Per strada ti trovi davanti chiunque, ma la visibilità immediata è anche una sfida continua con un pubblico in movimento, estemporaneo e disomogeneo. C’è chi apprezza la tua performance, chi ti ignora, chi ti disprezza. È una buona palestra, una scuola difficilissima, una dimensione “social” costruita dal vivo e non attraverso i network o la tv. Con tutti i vantaggi (e i rischi) del feedback immediato da parte dello spettatore.

I talent show sono una forma di intrattenimento molto di moda oggi, che suscitano pareri discordanti e frequenti polemiche. C’è chi li adora e chi li considera delle farse grottesche … Perché hai deciso di partecipare a questa formula televisiva?

All’inizio anch’io ero scettico e titubante: temevo di “declassare” un’arte nobile come il teatro prestandola all’industria dell’intrattenimento. Ma a Italia’s Got Talent, a differenza di quanto avviene in altri programmi, le riprese si svolgono in un teatro, davanti a un pubblico vero (cosa che mi ha messo molto a mio agio) e i partecipanti possono presentare una propria creazione, non decisa dalla produzione. Ho deciso di iscrivermi alle selezioni pensando che in fondo non avevo nulla da perdere: avrei fatto una nuova esperienza, mi sarei messo in gioco in un mondo in cui non ero mai entrato e avrei conosciuto persone nuove. E da questo punto di vista sono rimasto piacevolmente sorpreso: non solo per la competenza e gentilezza dei membri della produzione, ma anche per l’altissimo livello di tutti i partecipanti.

Per questo la performance che hai portato sul palco (e sullo schermo) prende in giro i moderni mezzi di comunicazione nel momento stesso in cui vi partecipa?

Ma il mio non è un teatro “classico”; a me piacciono tutti i tipi di performance basati su una comicità intelligente, che mettano in luce pregi e difetti di personaggi in cui chiunque possa rispecchiarsi.

I social sono quanti di più lontano possa esistere da teatro, perché viene a mancare quel rapporto diretto e immediato tra io e te. Io ho in qualche modo stabilito un legame tra questi due mondi, utilizzando dei riferimenti immediatamente riconoscibili e utilizzando l’ironia per raccontare il dramma di chi (come me) non vorrebbe essere “social” ma è costretto a vivere in un mondo che comunica sempre di più attraverso i network.

Ho proposto una riflessione su questo aspetto della modernità attraverso l’ironia, lo strumento con cui si può affrontare qualunque argomento in modo leggero e adatto a qualsiasi tipo di pubblico. Questo vale in teatro, per strada, in tv o sui social … La tv ha solo la capacità di amplificare enormemente il messaggio e la platea di riferimento. Partecipare a Italia’s Got Talent ha rappresentato per me un “esibirmi in strada all’ennesima potenza”; non ho fatto nulla di diverso da ciò che faccio di solito (infatti lo sketch in cui mi sono esibito l’avevo già portato in giro l’estate scorsa in tutta Italia), l’ho solo fatto davanti a un pubblico più ampio.

Sei arrivato in semifinale, ma anche se non hai vinto questa esperienza è servita? Dal punto di vista professionale ti ha aperto nuove opportunità?

Tantissimo e in un modo al quale forse non ero del tutto preparato: al momento delle audizioni e delle riprese è difficile pensare che la tua esibizione verrà vista da milioni di persone. Ma dopo l’andata in onda del programma e soprattutto grazie alle condivisioni sui social (appunto), ho ricevuto moltissimi contatti e proposte di partecipazione a eventi e festival, in Italia ma anche all’estero. Questo riconferma quanto dicevo prima: le moderne forme di comunicazione sono lontanissime dal teatro tradizionale, ma oggi il successo si valuta anche in numero di “like”.

E se è vero che sul web la visibilità è alla portata di chiunque, sono pochi coloro che riescono a mantenere un successo duraturo. Anche il pubblico dei social (come quello dei talent), sebbene non specialistico, sa distinguere tra una performance fine a se stessa e una forma di arte. Quindi chissà che proprio grazie a queste formule “aliene” non si riesca a riportarlo anche in teatro?

Chiara Di Paola

questa rubrica è a cura di Domenico Giuseppe Muscianisi e di Chiara Di Paola

rubriche@arcipealgomilano.org



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