28 giugno 2017

sipario – UN’AUDIZIONE PER MORIRE


Spazio DiLà di Milano, recita del 14 giugno 2017.

Audizione Tragedia in atto unico. Testo di Chiara Arrigoni. Regia di Francesco Toto. Interpreti: Massimo Leone, Andrea Ferrara, Chiara Arrigoni. Produzione della Compagnia delle Ore Piccole.

Stavolta non scriverò di danza, ma invaderò lo spazio della prosa teatrale. Nell’ambito del Festival Milano OFF FIL (Felicità Interna Lorda) 2017 presso lo spazio performativo DiLà a Milano le serate dall’11 al 18 giugno sono state occupate da una compagnia esordiente. Si tratta delle Ore Piccole, quattro neodiplomati dell’Accademia Nazionale di Arte Drammatica «Silvio D’Amico» di Roma, che hanno debuttato nella loro prima produzione, creata interamente ex novo dalla drammaturgia, alla messa in scena.

L’audizione è uno dei momenti più terribili e stimolanti per gli artisti di arti sceniche; ma Audizione di Chiara Arrigoni non racconta di attori in cerca di visibilità: racconta, invece, di malati in cerca di morte, da consegnare e regalare a sorteggio, come loro stessi ne sono stati gli ‘eletti’.

La drammaturgia parte da una storia vera accaduta alcuni anni fa nel Regno Unito, quando alcuni medici denunziarono un proliferare di HIV e di AIDS in pazienti, che giocavano a una roulette della morte. Feste esclusive di ricchissimi che partecipano a orge consapevoli del fatto che un componente anonimo e insospettato è affetto da HIV, per provare il brivido di una macabra ebbrezza. Le Ore Piccole trattano un tema che si può dire anche démodé – stando a guardare le cronache giornalistiche -, ma affrontandolo da una prospettiva insolita: la scelta dell’insospettato sieropositivo da strapagare e inserire nella roulette.

sipario24FBUn tavolo, un computer, due curriculum da sfogliare e qualche dichiarazione di riservatezza da firmare; un paio di sedie e uno spazio dove ‘provare’ e cercare di convincere il cinico recruiter di essere «realmente cattivi» e di credere che la «la vita degli altri sia meno importante della propria». Due candidati sostanzialmente anonimi con due storie di disperazione alle spalle: lui, ragazzo padre, costretto a prostituirsi nelle favelas e non solo, per garantire un sostentamento al figlio; lei, una neolaureata, proveniente da una famiglia benestante con l’unica colpa di essere stata fidanzata con un ragazzo che la tradiva con una sieropositiva.

Dopo un inizio da subito a tinte fosche, ma dominato dalla presenza e dalle parole sferzanti del recruiter, che cerca di mettere i candidati l’uno contro l’altro puntando sui rispettivi punti di forza, cioè l’esperienza del primo e la totale insospettabilità dell’altra, i due candidati lasciati soli si confrontano, si conoscono, scoprono le reciproche verità: lui non è davvero sieropositivo, finge per ottenere quel ricchissimo stipendio che gli basterebbe una vita o quasi; lei non vuole neanche così tanto lo stipendio, è rassegnata, vuole vendicarsi e regalare la morte.

I dialoghi sono spesso serrati di botte e risposte, con lo stesso ritmo della sticomitìa nella drammaturgia antica: i dialoghi spesso toccano il tema con argomentazioni generiche, ma espressive e funzionali alla diegesi. La svolta conclusiva si ha quando il recruiter a poco a poco sempre meno padrone della scena, non sa chi scegliere e chiede ai due aspiranti di provare una scena di sesso ‘improvvisata’ davanti ai suoi occhi. Le verità dei due aspiranti non trapelano al recruiter che resta uno spettatore superficiale del rifiuto e conseguente fuga della ragazza. Perché tanta cattiveria e poi ritrosia? sarà stata veramente cattiva? sarà stata pentita o avrà avuto uno scrupolo di coscienza nel non infettare il candidato ‘rivale’? Tante le domande senza risposta e lasciate semiologicamente aperte alla lettura dello spettatore. Una tragedia … con beffa – dico io.

Domenico Giuseppe Muscianisi

Foto di Riccardo Freda: Chiara Arrigoni e Massimo Leone (recruiter).

questa rubrica è a cura di Domenico G. Muscianisi e di Chiara Di Paola

rubriche@arcipealgomilano.org



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