7 giugno 2017

DALLA LEGGE DELRIO CI SALVI IL BUON DIO!

Irrazionale e forse incostituzionale, ma debole la risposta di politica e istituzioni


Dalle stelle alle stalle. La Città Metropolitana che vanta l’approvazione di un pomposo Piano Strategico per la grande Milano del futuro si ritrova in seria difficoltà per ripulire dalle alghe e dalle erbacce il piccolo Idroscalo del presente! Ma lo stridente divario tra enunciati enfatici e fenomenologia della realtà non pare turbare più di tanto una classe dirigente milanese e lombarda innovativa a parole ma, quantomeno nel campo della riforma istituzionale e amministrativa, adagiata sullo status quo e resistente a ogni sostanziale cambiamento.

05ballabio20FBSovviene la considerazione di Luca Beltrami Gadola: “Milano per il momento è ancora e soltanto “oggetto” politico, oggetto di politiche subite e interlocutore inesistente sulle politiche nazionali. Per passare da “oggetto”politico a “soggetto politico” sono necessarie riforme istituzionali? La legge Delrio ha dato alla Città Metropolitana il ruolo di “soggetto politico” che sarebbe la sua funzione principale? Nemmeno per idea. Il ruolo di soggetto politico si conquista con l’autorevolezza della propria classe dirigente, fatta di competenza, di capacità di elaborazione di un pensiero politico, ecc.” (ArcipelagoMilano del 27 aprile 2017).

Ma la “elaborazione di un pensiero politico” presuppone una visione a largo raggio, una lungimiranza appunto politica che non è propria dell’amministratore di condominio neppure quando (chiusa l’evanescente parentesi pisapiana) assume il rango di “manager”. Nel caso si finisce a gestire l’ufficio di palazzo Isimbardi come dependance di quello principale di palazzo Marino, lamentando correttamente la morosità dello Stato che non consente di chiudere i conti. Ma ci si chiede la ragione per cui una falsa e screditata “città metropolitana” non riesce neppure a mantenere i livelli, già per altro decaduti, di credibilità ed efficienza della vecchia provincia?

Tuttavia, la responsabilità di tale vuoto di critica e proposta non si può ascrivere solo agli organi politici ed elettivi. Il patrimonio di idee e argomentazioni che hanno accompagnato l’accanita campagna referendaria non pare sortire effetti conseguenti. La riconferma del Titolo V a opera dell’inequivocabile sovranità popolare avrebbe dovuto portare a una continuità, anche organizzativa, a sostegno di coerenti proposte attuative, a cominciare dalla modifica delle leggi ordinarie in evidente contrasto con lo spirito e la lettera del testo costituzionale tuttora vivo e vigente.

A cominciare dalla legge Delrio che risulta evidentemente incostituzionale sul punto di diritto e irrazionale sul piano di fatto, destinata a rimanere purtroppo tale anche nel caso venisse approvata la modifica firmata da Daniela Gasparini ed altri parlamentari lombardi (DdL 4357), ovvero un mediocre emendamento che non ne intacca l’impianto incongruente, il cui esito fallimentare risulta evidente a tre anni dall’entrata in vigore. Alla sua puntuale confutazione ha per altro provveduto, con un breve saggio su questa colonne (del 3 maggio e del 10 maggio 2017), Ugo Targetti con un’approfondita analisi delle ragioni storiche e culturali della deriva “populista” che in forma occulta o palese ha contaminato pressoché tutto il panorama politico e mediatico nazionale.

La legge Derio non è emendabile. Va abrogata e rifatta dalle fondamenta, non per tornare a un improponibile statu quo ante (come auspicato da un nostalgico PdL Calderoli) bensì per andare avanti, sulla traccia delle virtuose e consolidate esperienze europee, verso una radicale ridefinizione del rapporto poteri locali/ente intermedio, per ridisegnare nuove Province e vere Città metropolitane, nel pieno rispetto degli art. 114 e 118 della riconfermata Costituzione.

Una sintetica proposta al riguardo (Carta rifondativa per le Province 2.0, come ho scritto su ArcipelagoMilano del 24 gennaio 2017) attende tutt’ora di essere smentita o confrontata con altre possibili, tenuto conto che la realizzazione di un disegno ex novo potrebbe richiedere tutta la gradualità possibile. Però il geometra non costruisce neppure una villetta se prima di accumulare mattoni e travi non ha disegnato la planimetria e le sezioni in scala: il “progetto” indispensabile anche per una preventiva discussione sia in famiglia che con gli amici “esperti”.

Ma è appunto sulla scala lombarda e metropolitana che in questa materia non si sentono voci, se non flebili e isolate, dagli autorevoli “esperti” giuristi sociologi urbanisti nonché opinionisti, ovvero dei “chierici” portati talvolta per distrazione od opportunismo a tradire una politica fragile ma spesso arrogante.

Valentino Ballabio



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