31 maggio 2017

PROVARE A SMONTARE LO STORY TELLING DEI FONDI EUROPEI PER AREA EXPO

Cittadini elettori di Città Studi si interrogano


A metà maggio di quest’anno è stato pubblicato sul blog Che ne sarà di Città Studi un articolo dal titolo Il busillis dei 130 milioni di euro, nel quale, attraverso un’analisi documentata e dettagliata sulla differenza tra i fondi europei e i fondi nazionali, si è messo in evidenza come, secondo noi, i 130 milioni stanziati per il Campus dell’Università Statale a Rho, nell’ex area Expo, siano nazionali e non europei. Rientrano infatti nel Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC), che è una risorsa che si va ad aggiungere ai fondi europei, nell’ambito delle politiche di coesione. Fino a oggi nessuno ha contestato il contenuto dell’articolo.

04romanò20FBDa qualche giorno, alcuni professori universitari della Statale si sono fatti promotori di un documento pro trasferimentoPerché il campus che sta circolando all’interno dell’Ateneo, al quale si chiede di aderire. In questo documento si torna a dire che “il finanziamento di 130 milioni fa parte di fondi di coesione europei assegnati a Regione Lombardia e che Regione e Governo hanno deciso di finalizzarli al progetto in area ex Expo, all’interno del cosiddetto Patto per la Lombardia”.

Tali soldi, secondo quanto scritto nel documento pro trasferimento, risulterebbero vincolati e non sarebbe quindi possibile utilizzare quei milioni per creare il campus scientifico a Città Studi e zone limitrofe, ristrutturando gli edifici esistenti e costruendone di nuovi. A loro avviso, se anche fosse possibile, sarebbe molto più costoso.

Noi torniamo a dire che i “fondi di coesione europei” sono altra cosa. “Il Fondo di coesione (FC) assiste gli Stati membri con un reddito nazionale lordo (RNL) pro capite inferiore al 90% della media dell’Unione europea. I suoi obiettivi sono la riduzione delle disparità economiche e sociali e la promozione dello sviluppo sostenibile”. Gli Stati membri ammissibili al Fondo di coesione nel periodo 2014-2020 sono Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Repubblica Slovacca, Slovenia e Ungheria. Come si può vedere, l’Italia non rientra tra gli Stati ammessi al Fondo di coesione.

ll Patto per la Lombardia prevede nella Scheda Interventi, di cui  riportiamo qui di seguito uno stralcio, si può vedere come siano ripartiti i fondi per l’intera operazione “Campus dell’Università Statale di Milano”. I famosi 130 milioni provengono dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC), che è l’ex Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS) (1).

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Sicuramente la politica di coesione e la relativa assegnazione di fondi europei, di cofinanziamento e nazionali, sono molto complesse e articolate, e noi possiamo sbagliare, però ci piacerebbe che chi sostiene che i 130 milioni siano fondi di coesione europei ce lo documentasse citando fonti affidabili, ovvero governative e/o europee.

Torniamo a ricordare in questa sede che, tra le risorse europee, ci sono quelle previste nell’ambito dei fondi strutturali dell’Unione europea: Fondo sociale europeo (FSE); Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR); altri fondi che non sono strumenti della politica regionale e di coesione, ma lavorano in sinergia con i suoi strumenti finanziari. Tra questi, il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR); il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP) e il Fondo di Coesione (FC). Ognuno di questi Fondi persegue un obiettivo preciso e specifico.

Abbiamo poi visto che gli Stati possono contribuire autonomamente alla valorizzazione di aree problematiche e che il Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC) rientra tra le politiche adottate dall’Agenzia per la Coesione Territoriale in tal senso. Le risorse FSC vengono assegnate con delibere CIPE.

Non vorremmo che si fosse creata una certa confusione a seguito di una dichiarazione estemporanea del Ministro Martina, del novembre 2016, poi ripresa da vari organi di stampa e d’informazione (2), nella quale il ministro fa riferimento a “risorse aggiuntive dalla programmazione dei fondi europei di coesione e sviluppo”. Risorse con questa denominazione non ce ne sono: o si tratta di Fondi di coesione (FC) europei o si tratta di Fondi di sviluppo e coesione (FSC) nazionali.

Dopo un’accurata ricerca tecnica e affidabile su “fondi europei di coesione e sviluppo” sul sito Governo.it e “fondi europei di coesione e sviluppo” sul sito Europa.eu si è potuto constatare che nessun sito ufficiale del Governo né dell’Unione europea parla di “fondi europei di coesione e sviluppo”.

Purtroppo, sul web le notizie dilagano come un virus e molti si trovano a credere che i 130 milioni siano di derivazione europea e a riportare questa informazione, secondo noi infondata e non corretta, su vari documenti divulgativi. Si veda il documento di Sinistra per Milano dal titolo Da Città Studi allo studio della città che ricalca quanto contenuto nel documento che sta circolando all’interno della Statale. Su un volantino del PD, poi, proveniente dal circolo Ghilardotti di Porta Venezia e Gobba all’Ortica, a proposito dei costi, si sostiene “130 milioni provenienti dal Governo ma tramite finanziamento europeo (non ci sarebbero senza questo progetto e non provengono dai cittadini)”.

I cittadini si sentono dire da più parti che è l’Università che ha deciso di trasferire a Rho le sue facoltà scientifiche oggi ubicate a Città Studi, che il Comune non può intervenire sulle scelte, legittime, dell’Università, e che i fondi sono europei e sono vincolati al trasferimento a Rho.

Da quanto esposto fin qui, appare evidente che sono Governo e Regione ad aver deciso, di comune accordo, di intervenire per sostenere l’area di Rho e realizzare sui terreni ex Expo una Città del sapere, della ricerca e dell’innovazione. L’Università, che si è vista attribuire queste risorse, e non intende perderle, ha quindi manifestato interesse per il trasferimento a Rho, visto che il finanziamento è vincolato al trasferimento stesso. Ma il vincolo, come si è dimostrato, non proviene dall’Unione europea ma è frutto di una scelta esclusivamente politica interna, dettata dall’esigenza di risolvere il “problema” del post Expo.

Marina Romanò

Gruppo Che ne sarà di Città Studi

(1) Fondo per le aree sottoutilizzate così definito sul sito del Ministero dello Sviluppo economico: “Lo strumento generale di governo e di sviluppo della nuova politica regionale nazionale per la realizzazione di interventi nelle aree sottoutilizzate. In queste aree tali risorse si aggiungono a quelle ordinarie e a quelle comunitarie e nazionali di cofinanziamento”.

(2)

https://www.pressreader.com/italy/il-sole-24-ore/20161101/282080571390260

https://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera-milano/20161031/281500750803984

http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/expo-statale-1.2639722

http://sito.omnimilano.it/expo-martina-conferma-fondi-governo-per-futuro-del-sitoimpegni-indiscutibili-risorse-per-campus-in-patto-per-lombardia/

 

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