3 maggio 2017

ADOLESCENTI MILANESI E AMBIENTE

La “buona pratica” può nascere solo dalla consapevolezza e l’informazione


In un momento storico-politico mondiale in cui i clangori di guerra e le scellerate prese di posizione d’oltreoceano, sull’energia e le emissioni, descrivono scenari tutt’altro che confortanti per la salvaguardia dell’ambiente, qualche speranza residua la riponiamo, almeno per il futuro, nelle nuove generazioni. In una “coscienza ecologica” patrimonio culturale collettivo che avremmo il dovere – sebbene non possiamo definirci d’esempio – di creare nei giovani.

09tucci16FBLaboratorio Adolescenza e l’associazione Cittadini per l’Aria hanno di recente realizzato un’indagine su un campione di 644 studenti milanesi frequentanti la terza media (età 12-14 anni), proprio per sondare il terreno e cercare di capire se e quanto la tematica “ambiente” faccia parte, in qualche modo, del vissuto dei nostri teenager.

E i risultati, a una prima lettura, appaiono confortanti: l’82% degli adolescenti milanesi vorrebbe essere più informato, dalla scuola o in famiglia, sui problemi ambientali del nostro tempo; l’85% ritiene che la protezione dell’ambiente non sia un problema che riguardi solo governi e amministratori, ma che ogni cittadino (per cui anche i ragazzi) abbia il dovere di contribuire; il 76% ritiene che anche gli adolescenti potrebbero/dovrebbero essere maggiormente coinvolti in attività di volontariato a favore dell’ambiente e oltre il 90% sarebbe disponibile a utilizzare parte del proprio tempo libero per migliorare l’ambiente in cui si vive.

Ma dove va a finire tutta questa buona volontà espressa? L’unica “buona pratica” che di fatto coinvolge un consistente numero di adolescenti (55%) è la raccolta differenziata dei rifiuti. Meno del 20% sceglie il mezzo di trasporto anche tenendo conto dell’ambiente e appena il 5% afferma di concretizzare la sua attenzione verso l’ambiente nella scelta dei prodotti alimentari e non alimentari che acquista.

La disponibilità a utilizzare parte del proprio tempo libero per migliorare l’ambiente – espressa dal 90% degli intervistati – è dunque solo una risposta “politicamente corretta”? In quota parte forse sì, ma in larga maggioranza il “non fare” deriva dal “non sapere che fare”: oltre il 55% delle ragazze e dei ragazzi intervistati lo dice esplicitamente. E qui la palla torna inesorabilmente a noi che oltre a non aver rispettato l’ambiente (come generazione), non siamo nemmeno in grado di insegnare e dare ai nostri figli gli strumenti per farlo.

L’evidenza è che li dove hanno ricevuto una adeguata informazione – come nel caso della raccolta differenziata dei rifiuti (l’85% ne ha parlato in famiglia e l’83% a scuola) – il coinvolgimento e l’impegno degli adolescenti sono evidenti. Più difficile mentalizzarsi all’uso del tram o della bicicletta, al posto dell’auto, se mamma e papà si spostano sempre a quattro ruote.

Quasi impossibile pretendere dai ragazzi che prima di acquistare un prodotto riflettano sulla biodegradabilità del packaging o sulla filiera lunga o corta, quando è molto probabile che non abbiamo mai sentito parlare di queste cose.

Il capro espiatorio ideale di questa lacuna informativa è, come sempre, la scuola. Una sorta di “Signor Malaussène” di pennacchiana memoria, lasciato solo di fronte a richieste di tutti i tipi. Una scuola che in realtà – sia pure un po’ troppo a macchia di leopardo – un bel po’ di cose le fa.

Molte scuole medie già impegnano i loro studenti in attività che li mette a diretto contatto con l’ambiente (per esempio, i progetti legati agli orti di Milano o i “percorsi natura”) e anche nelle scuole superiori nascono – spesso per la particolare sensibilità di qualche insegnante – percorsi di grande interesse (cito, a mero titolo di esempio, un lavoro sul controllo dello spreco alimentare portato avanti da diversi anni all’Istituto Varalli da Teresa Caputo, insegnante di geografia).

Se la scuola potrebbe fare di più il resto della società che gravita intorno ai giovani dovrebbe quantomeno iniziare a fare qualcosa. Laboratorio Adolescenza grazie a una collaborazione con Legambiente e al sostegno di Mediatyche, (l’agenzia di comunicazione di Massimo Tafi che ha fatto della sostenibilità la propria bandiera e il proprio impegno sociale) ha avviato un osservatorio su “giovani e ambiente”.

Si prefigge l’obiettivo di fornire alla scuole, ma anche a tutte le altre realtà interessate, degli spunti e delle ipotesi di lavoro per informare e coinvolgere attivamente gli studenti in percorsi e comportamenti virtuosi circa la sostenibilità e la salvaguardia dell’ambiente.

La scommessa – sempre facendo solo uno dei tanti possibili esempi – è che se avremo modo e capacità di spiegare agli adolescenti l’importanza, per la sostenibilità dell’ambiente, di un packaging biodegradabile, saranno molto più attenti di noi ad orientare le loro scelte, così come oggi, nelle famiglie, sono spesso proprio loro i più rigorosi “differenziatori” di rifiuti.

Maurizio Tucci

Presidente Laboratorio Adolescenza



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