12 aprile 2017

L’INTERESSE PUBBLICO E IL BANDO PER LE AREE EX EXPO

Reindire il bando: una necessità internazionale per Milano


È nell’interesse pubblico rifare il bando in corso per il masterplan delle aree ex Expo Milano 2015? Sì, nel caso in cui le candidature fatte entro la scadenza del 28 febbraio 2017 fossero così poche (3 o 4), da non garantire una vera concorrenza.

S03ave14FBarebbe un esito fallimentare da porre all’attenzione dei soci di riferimento di Arexpo (Mef, Comune di Milano e Regione Lombardia) e dell’opinione pubblica, insieme alle misure correttive necessarie, cioè un nuovo bando. Il regolamento consente di fare una nuova gara alla sezione VI-3 punto 10 lettera b), in cui Arexpo S.p.A. si riserva il diritto di «sospendere, reindire o non aggiudicare la gara motivatamente». Le ragioni non mancano.

Il governo attribuisce un ruolo strategico al progetto e lo sostiene con 1,5 miliardi di euro ripartiti in dieci anni: un impegno inusuale. Un numero esiguo di risposte è inaccettabile. L’amministratore delegato di Arexpo, Giuseppe Bonomi, ha dichiarato che il bando per il masterplan serve «per realizzare un obiettivo ambizioso che ha una grande valenza che supera certamente i nostri confini nazionali».

Ma se le candidature fossero non più delle dita di una mano e di operatori già presenti a Milano, il bando avrebbe fallito nell’attirare interesse dall’estero. Non è pensabile che una vera gara internazionale, con una base d’asta di 3 milioni di euro per servizi di consulenza, produca pochissime domande e non garantisca vera concorrenza. Nel 2012, per esempio, il bando del Comune di Torino per il masterplan della Variante 200 ha attirato 19 domande da tutto il mondo, a fronte di un importo a base d’asta di soli 500 mila euro.

L’impressione è che una partecipazione così scarsa, se confermata, sia dovuta a come il bando è stato concepito e gestito. Se ci fossero state scelte preordinate a limitare la concorrenza, ciò sarebbe sanzionabile e anche moralmente inaccettabile. In gioco ci sono tanti soldi pubblici e una occasione unica per sviluppare la competitività del sistema Italia, non solo di Milano e della Lombardia.

Vista la sua importanza, perché il bando è stato pubblicato solo in italiano? Arexpo ha presentato l’area di progetto (non il bando) in inglese al Mipim, il più grande evento internazionale del settore, dal 14 al 17 marzo 2017, nell’ambito del padiglione Italia, pagato con soldi pubblici, dedicato alle aree ex Expo e a altri grandi progetti pubblici.

La documentazione in inglese era quindi disponibile e avrebbe potuto essere utilizzata senza ulteriori costi. Perché chiudere il bando due settimane prima dell’apertura del Mipim, anziché lanciare lì il concorso? Sarebbe stata una operazione a costo zero per Arexpo, il cui azionista principale (39,3%) è il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il lancio del bando in inglese al Mipim 2017 avrebbe suscitato l’interesse a partecipare di molti operatori internazionali con esperienza specifica di masterplan di parchi scientifici e tecnologi.

Un altro dubbio sorge dalla scelta di presentare il bando nel gennaio 2017 solo nella sede di Arexpo e alla ambasciata d’Italia a Londra. Luoghi e modalità che non potevano garantire un afflusso di offerte internazionali. Inoltre, il bando prevede l’assegnazione «anche in presenza di una sola offerta valida» (sezione VI.3.10), cosa incomprensibile visto che la qualità delle proposte per un masterplan emerge solo da una comparazione tra un numero adeguato di proposte.

Si è richiesto agli offerenti (sezione III 1.2 a) un fatturato minimo annuo di 2 milioni di euro nei tre ultimi esercizi «realizzato nell’esecuzione di servizi analoghi a quelli oggetto della Fase 1) di cui al precedente punto II.1.4) (elaborazione masterplan, progetti immobiliari su vasta scala o progetti di riqualificazione urbana di vasta scala)».

In realtà. il testo al punto II. 1.4 prevede per la Fase 1 solo una «attività di advisory tecnica, economica e finanziaria» per l’ideazione ed elaborazione del masterplan e per il piano economico e finanziario. Includere anche «progetti immobiliari su vasta scala o progetti di riqualificazione urbana di vasta scala» è un modo per annacquare la soglia richiesta di fatturato per competenze specifiche nella progettazione di parchi scientifici. Si è aperta la porta a operatori immobiliari magari bravi, ma privi di esperienza nell’oggetto specifico del bando.

La finalità di Arexpo non è la regia di una ordinaria operazione immobiliare di vasta scala. Infatti, la società scrive che la sua mission è trasformare l’area «per dar vita a un parco scientifico e tecnologico di eccellenza a livello internazionale». Ma senza la competizione tra molte candidature non si ha l’eccellenza che si deve perseguire nell’interesse pubblico.

Occorre indire una nuova gara, come consentito dalla sezione VI-3 punto 10 lettera b), e fare un vero bando internazionale. E farlo anche in inglese, per fare entrare Milano nella competizione in atto tra le maggiori metropoli europee per l’attrazione delle nuove opportunità di investimento nell’Europa post Brexit.

In questo caso, il riuso delle aree ex Expo 2015 può diventare il progetto bandiera di un piano strategico di cui la città metropolitana di Milano ha bisogno, viste anche le difficoltà che la mancanza di un quadro generale di indirizzi pone ad altri grandi progetti di interesse pubblico quali il programma integrato di intervento Falck di Sesto San Giovanni, o il riutilizzo degli immobili dell’Università liberati per le funzioni da trasferire nel nuovo parco scientifico.

Gastone Ave

Professore ordinario di Tecnica e Pianificazione Urbanistica all’Università di Ferrara



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