4 aprile 2017

FRONTIERE E CONFINI NON ESISTONO PIÙ: LA CRISI DI OGGI

Cosa tiene in piedi la cattiva politica

Presso BASE Milano (spazi dell’ex Ansaldo) e nelle sale del MUDEC – Museo delle Culture è andata in scena dal 24 al 26 marzo la terza edizione della Fiera nazionale dell’editoria indipendente Book Pride, appuntamento per oltre 180 espositori con un ricco programma di presentazioni di libri, tavole rotonde, reading e laboratori, incontri per addetti ai lavori della variegata comunità editoriale.

Tema centrale di questa edizione: l’incontro con lo straniero e il superamento dell’indifferenza, nella logica dell’etica e dell’ecologia dell’ospitalità. Nelle stesse ore Milano ha ascoltato il messaggio di Papa Francesco al Parco di Monza, in visita alla città come sacerdote preoccupato degli ultimi, dei sofferenti, i dimenticati delle periferie, i carcerati e i migranti. Francesco ha esortato con forza a non avere paura di «abbracciare i confini», le differenze; ospitare le differenze, integrarle con rispetto e creatività.

Di fronte a tante situazioni di dolore non possiamo rimanere come spettatori, pensando che la divisione e l’estraniamento possano essere soluzioni. È inaccettabile che si speculi sui poveri e sui migranti e occorre prendersi il tempo per la solidarietà e per la memoria. Rivolgendosi ai milanesi il Papa ha aggiunto: «Milanesi sì, ambrosiani certo: ma siete parte del popolo multiculturale e multietnico di Dio».

A Book Pride il professor Franco Farnelli, ordinario di geografia all’Università di Bologna, ha approfondito il tema della trasformazione della frontiera in confine. Uno stato moderno deve essere continuo, omogeneo per condivisione collettiva della stessa visione simbolica e isotropico, in quanto tutte le parti del territorio guardano verso una sola direzione, il centro identificato con la capitale.

Eppure, oggi le categorie spazio temporali non significano quasi più nulla e, se il confine è ciò che distingue dall’altro, dallo straniero, i confini non hanno più significato come marcatori di differenze. La globalizzazione, che coincide con l’avvento della rete, non si sta fermando, ma sta andando avanti, malgrado Trump, la Brexit e i muri.

Il mondo è un globo e i confini non hanno quasi più nessun senso e anche se i confini vengono marcati molto di più con muri, il muro non è il confine, ma il riconoscimento stesso della crisi dei confini. Oggi che la realtà del territorio non ha più nessuna determinazione spazio-temporale, l’impreparazione dell’umanità al cambiamento sta facendo affiorare numerosi conflitti tra diverse identità culturali, ancorate ad uno spazio ed a un tempo che sono ormai concetti anacronistici.

E di migrazioni ha parlato Wolfang Bauer, giornalista del Die Zeit e autore di Al di là del mare (reportage, edizione italiana a cura di A. Ricci, Roma, La Nuova Frontiera, 2015). Sotto mentite spoglie, fingendo di essere un profugo tra i profughi, ha sfidato la morte, unendosi a un gruppo di siriani che dall’Egitto tentavano di raggiungere l’Italia alla volta dei Paesi del Nordeuropa.

Si è immerso in un’odissea che va dalla ricerca dell’intermediario alla drammatica traversata su un barcone, 300 profughi rannicchiati in 24 metri, gambe che si intrecciano alle gambe, braccia che premono sullo stomaco e sui fianchi di sconosciuti; i bagagli occupano le poche fessure tra un corpo e l’altro. Qui ciascuno perde la propria identità: non gioca più alcun ruolo la professione che faceva prima, o il ruolo di padre o madre, se a terra ha lasciato i propri figli.

Durante questo viaggio Bauer ha provato sulla propria pelle cosa significa essere profughi e incontrato uomini e donne meravigliosi, che gli hanno insegnato che cosa significhino amicizia, onore e dignità. Conclude il suo brillante e angosciante reportage con un appello: «Smettete di costringere uomini, donne e bambini a salire sulle navi. Aprite le frontiere. Abbiate misericordia!».

Più volte è riecheggiato in questi giorni nell’aria milanese un appello a più voci: «Abbracciare le frontiere!».

Rita Bramante