15 marzo 2017

MILANO M5, NAVIGLI: AMMINISTRARE EFFETTO“RANDOM”?

Consiglio, Giunta e Sindaco fatti per stupire


Sembra quasi una strategia quella di buttare sul tavolo tanti argomenti perché l’opinione pubblica non sappia da che parte stare ma soprattutto si lasciano comparire le notizie senza commento, visibilmente contraddittorie: una settimana da capogiro.

01editoriale10FB_Cominciamo con la vicenda ATM – M5 – FFSS e la vendita delle quote che Astaldi S.p.A. possiede in M5, della quale è azionista al 37%.

M5 S.p.A. è una società privata costituita dalla stessa Astaldi S.p.A. con Ansaldo STS S.p.A., Torno Global Contracting S.p.A., Ansaldo Breda S.p.A., Alstom Ferroviaria S.p.A. e ATM S.p.A.: è una società che cura la progettazione, la costruzione e la gestione per i primi 27 anni della nuova Linea M5 con un contratto di finanza di progetto (project financing) che meriterebbe qualche commento, come quasi tutti i contratti di questo tipo, lo stesso utilizzato per la discussa M4. Le grandi imprese fanno la parte del leone in un Paese nel quale sono loro a decidere di quali infrastrutture ci sia bisogno.

Per ragioni sue Astaldi vuol vendere la partecipazione e ATM, che come Astaldi è socia in M5, ha il diritto di prelazione e intende esercitarlo. Il 4 scorso il sindaco scrive al presidente di ATM di procedere all’acquisto e poi rivendere la partecipazione con un’asta pubblica. Si sussurra che l’assessore al bilancio del Comune Roberto Tasca non sia assolutamente d’accordo. FFSS vorrebbe la quota di Astaldi e scalpita. Il suo disegno è di diventare il primo gestore di trasporto pubblico in Italia. Anche l’affare Trenord – ATM fa parte del grande gioco, il Big Game del trasporto su ferro, ovviamente non nell’interesse esclusivo dei viaggiatori.

Pochi giorni dopo però, Sindaco Giunta e Consiglio approvano di lasciare invece via libera a Ferrovie dello Stato chiedendo dunque ad ATM di non esercitare il diritto di opzione. Pare che questa conversione a “u” sia avvenuta dopo un parere dell’avvocato Antonello Mandarano direttore centrale dell’Avvocatura comunale, di cui non ho trovato traccia.

Le domande che vengono spontanee sono: chi tra il sindaco Sala, il Presidente Rota di ATM e l’avvocato Mandarano ha più a cuore il destino dei milanesi? Perché se ATM ha utili ed evidentemente anche tesoreria (denari in cassa) per comprare le quote di Astaldi negli stessi giorni programma una riduzione di corse dei tram e contemporaneamente versa a M4 quattrini per finanziare i lavori?

Ho letto da qualche parte che ormai i cittadini per le aziende di software non sono un cliente ma una “risorsa”. E per la pubblica amministrazione? Per il Consiglio Comunale? Per le sue imprese appaltatrici? Ammettiamolo: qualche spiegazione va data.

Altra notizia. La vicenda “azioni Astaldi” non è ancora chiusa, a quanto pare, e dovrebbe chiudersi al ritorno del sindaco Sala da Chicago, dove è andato a parlare delle vie d’acqua milanesi per illustrare il progetto di riapertura dei Navigli. I fautori dell’opera esultano, i perplessi si perplimono, i dubbiosi continuano a porsi la solita domanda: ma nella scala delle priorità di spesa a che livello è la riapertura dei Navigli? Prima o dopo l’edilizia popolare? Prima o dopo la risistemazione delle scuole? Prima o dopo … ?

L’opposizione l’ha subito attaccato e De Corato si è domandato: ma il Comune dove troverà i 400 milioni per finanziare i lavori di apertura dei Navigli. Pronto l’annuncio dei sostenitori: “Ne bastano 200, abbiamo rifatto i conti”. Facciamoli bene perché il grido d’allarme è già arrivato dalla Darsena. Si è fatto un bando per appaltare il varo di un pontone privato sullo specchio d’acqua con possibilità di svolgervi attività commerciali.

Alle proteste dei residenti e dei promotori del restauro della Darsena, spazio pubblico per eccellenza, il Comune pare abbia risposto che bisogna pur cavare qualche soldo per coprire le spese di gestione, pulizia e manutenzione della Darsena stessa, spese che sembra assommino a quasi un milione di euro ogni anno. Il bando era con una base di 35.000 euro. Lungo il cammino da trentacinque al milione!

Allora riapriamo i Navigli. Ci paghiamo le spese di manutenzione con i cartelli pubblicitari lungo le sponde, tipo autostrade anni ’50? E il “paesaggio”? Quanto costerà la manutenzione?

Si parla di fare un nuovo referendum. Sono curioso di vedere il quesito. Sarà del tipo “vi piace la rinascita di vie d’acqua a Milano” senza dire cosa questo comporterà di “veri” costi e di disagio per la città? Solo la mezza mela bella: in Svizzera quando si fanno i referendum viene distribuito un opuscolo con le ragioni dei favorevoli e dei contrari. Da noi si gioca sull’ignoranza. Al Lingotto i renziani hanno citato Orwell e voglio farlo dunque anch’io che renziano non sono: in 1984, il suo famoso romanzo, uno dei tre slogan che compaiono sul cornicione del Ministero della Verità è L’ignoranza è forza (in inglese “Ignorance is strength“).

Tante domande dunque che resteranno senza risposta. Quali interessi si muovono in questo teatrino ambrosiano?

Un vecchio amico di famiglia quando ero ragazzo e la balena bianca, la DC, la faceva alla grande, già mi aveva detto che nelle grandi città c’è tutto il bene e tutto il male ma gli slogan non c’erano ancora: Di Pietro più tardi inventò la “concussione ambientale” e Carminati per Roma inventò la “città di sotto”.

Che ci inventiamo a Milano?

 

Luca Beltrami Gadola

 

 



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