21 febbraio 2017

LETTERA AI CINQUESTELLE SULLA FUSIONE ATM TRENORD

I problemi e le criticità stanno altrove


Cari amici pentastellati, vi siete espressi in questi termini sull’ipotesi di fusione tre ATM e Trenord: Milano, 13 feb. (askanews) – L’M5S si oppone all’ipotesi di fusione tra Trenord e Atm. Lo ha scritto in una nota la capogruppo nel Consiglio comunale di Milano, Patrizia Bedori. “Ci opponiamo a gran voce a questa ipotesi. Atm è un’azienda dei cittadini, pagata dai cittadini. È un bene pubblico che appartiene ai milanesi e che solo nel 2015 ha avuto un utile di 23 milioni di euro contro i 3,8 di Fnm”. Ha aggiunto: “Se la fusione dovesse andare in porto, il Comune perderebbe il controllo su Atm e quindi non avrebbe più la facoltà di decidere sul trasporti pubblico locale, scendendo al 33% contro il 66% di regione Lombardia e Fs” ha osservato Patrizia Bedori.

05boscarelli-ponti07FBLa fusione è del tutto insensata, però non per le ragioni suddette, che non rispondono alla realtà, ma quasi per ragioni opposte, come vedremo. I fatti: ATM è pagata solo in parte ridotta dai cittadini milanesi. Il 50% dei costi di esercizio sono sussidi (un milione di euro al giorno!) pagati da tutti i contribuenti italiani, come lo sono la gran parte degli investimenti.

Gli “utili” non sono reali, come quelli di una vera impresa: arrivano a valle di tutti quei sussidi, che se venissero aumentati un po’ farebbero salire mirabilmente quegli “utili” (!?), mentre se i sussidi fossero un po’ diminuiti (per esempio, portandoli a livelli medi europei) manderebbero ATM in un vivace “rosso” di bilancio. E lo stesso vale esattamente per Trenord: sono tutti numeri privi di vero significato economico, costruiti spesso proprio per nascondere le realtà dei bilanci.

Poi la “perdita di controllo” è un ben strano concetto: gli altri soci, cioè Trenord, che pure gestiscono trasporti pubblici iper-sussidiati, sarebbero male intenzionati? Appare improbabile: è quasi impossibile individuare imprese pubbliche “buone” e “cattive”, perché tutte sono interessate a massimizzare la loro maggior fonte di risorse, che sono i sussidi pubblici. Il che, dal loro punto di vista, è logico, peccato che sia costosissimo per i contribuenti.

Poi c’è l’aspetto importantissimo della socialità del servizio: la socialità non è data dalla proprietà pubblica, spesso inefficiente, ma dalle tariffe, dalla frequenza e dalla puntualità del servizio. E questo in tutta Europa si ottiene meglio mettendo in gara i servizi, per vedere quale impresa, nazionale o no, è in grado di garantire quelle condizioni chiedendo meno sussidi, cioè con più efficienza e meno costi per i contribuenti. Se ATM vincerà la gara, vuol dire che è la più efficiente. Ma perché non provarci seriamente? Perché le giunte di qualsiasi partito hanno paura a mettere in gara (periodica!) le loro imprese? Finora hanno fatto solo gare finte, vinte per il 99% dalle loro stesse imprese!

Chiarito che le aziende di trasposto pubblico sono un elevato costo per la collettività e che al contempo hanno una importantissima funzione sociale, veniamo al vero motivo della fusione annunciata: evitare le gare, sia per Trenord che per ATM. Infatti c’è una “clausolina” nella legge che consente nel caso di cambiamento della struttura societaria di evitare le gare … certo tutto questo per il nostro bene!

Altri motivi non ce ne sono: infatti tutte le esperienze e le ricerche mostrano che con le fusioni i costi tendono ad aumentare, non il contrario. E comunque una volta creati grandi elefanti pubblici iperprotetti, anche in un futuro più lontano ogni vera competizione sarà difficilissima, anche per l’assurda regola che consente un super-confitto di interessi, che il giudice (cioè colui che deve assegnare il servizio, quando si facesse la gara: Comune, Regione) possa essere anche concorrente nella gara con una sua società.

 

Lorenzo Boscarelli Marco Ponti

 



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