8 febbraio 2017

MILANO GUIDA IL RISVEGLIO CULTURALE DEL PAESE

I fondi disponibili diminuiscono. Una tendenza da contrastare


La cultura torna a essere una risorsa per il Paese: aumenta il turismo culturale (il segmento turistico più ricco, con la spesa media giornaliera più alta), è in crescita la spesa dei cittadini in cultura (67,8 miliardi, il 4% in più rispetto al 2014, quasi 4 miliardi in più negli ultimi due anni) e crescono anche consumo e fruizione culturale. Così ci dice ‘Impresa Cultura’, il rapporto annuale di Federculture (la Federazione delle Aziende e degli Enti di gestione di cultura, turismo, sport e tempo libero), presentato il 17 gennaio scorso al MUDEC, Museo delle Culture di Milano.

Impresa Cultura’ è uno studio articolato, ricco di spunti e sollecitazioni, che restituisce un quadro di riferimento dello stato della Cultura in Italia, incrociando una significativa parte di indagini e ricerche statistiche e quantitative sull’andamento del 2015 e del primo semestre 2016, con approfondimenti tematici. Uno strumento utile per leggere e interpretare il rapporto tra cultura e territori, tra cultura e cittadini, cultura e turismo, investimenti pubblici e privati, e quindi di elaborare o precisare strategie e politiche di governance culturali.

Fruizione

La bella sorpresa del trend positivo è che i giovani e i giovanissimi sono protagonisti attivi della crescita (tra i 15-17 anni la fruizione teatrale aumenta del 16,6% e quella dei musei del 10,6%; trai 20-24 anni il teatro sale dell’11,4%, musei e mostre segnano +14,3%, i concerti di musica classica + 8,2%).

Restano criticità preoccupanti: l’astensione culturale, cioè la totale assenza di consumo culturale, riguarda ancora il 18,5% della popolazione (circa 11 milioni di italiani) e il divario tra Nord e Sud resta molto significativo (ad esempio se la spesa media mensile nazionale delle famiglie dedicata a cultura, spettacoli e ricreazione è di 126,41 euro, nel Nord-Est raggiunge i 159 euro, nel Centro i 128 euro, nel Sud e nelle Isole si ferma rispettivamente a 84 e 78 euro).

In Lombardia la spesa familiare per cultura raggiunge il top della classifica (circa 160 euro di spesa media mensile), è minore l’astensione culturale (13,2%) e nel primo semestre 2016 aumentano di più che nel resto d’Italia la fruizione di teatri, musei, concerti e monumenti. Le Fondazioni bancarie sono qui molto attive nel settore e in particolare Fondazione Cariplo investe un terzo delle sue erogazioni nel settore Arte e Cultura.

Federculture_Lombardia

Il rapporto di Federculture affronta anche il tema delle politiche, delle riforme e degli strumenti di governo, evidenziando un incremento degli investimenti dello Stato in cultura, con politiche governative di investimento più strutturali e organiche e attivazione di strumenti efficaci di defiscalizzazione per chi investe in cultura, come Art Bonus, forma di mecenatismo di comunità che ha coinvolto privati, imprese, fondazioni, enti no profit, consentendo un credito d’imposta considerevole a chi investe in cultura. Provvedimento che ha portato in due anni 133 milioni di euro, coinvolgendo quasi 4000 mecenati e che ha avuto maggiore successo nelle regioni settentrionali, con l’83% delle donazioni, il 30% arrivate in territorio lombardo.

Strumento che ritengo possa essere perfezionato e reso ancora più efficace e utile, sia allargando la platea di benefattori, con una campagna di informazione e sensibilizzazione mirata e a tappeto sui territori, di cui ANCI ha dimostrato di essere consapevole, sia, e soprattutto, ampliando il parco dei destinatari del contributo (per ora circoscritto al bene culturale pubblico e alle Fondazioni Liriche) al settore dello spettacolo dal vivo e alle attività culturali.

Accanto alle buone notizie, c’è l’evidenza di un’area di sensibile peggioramento: la contrazione degli investimenti dei Comuni, che nonostante gli sforzi delle Amministrazioni Locali, sono in grave difficoltà nel sostenere le iniziative culturali locali, e hanno visto ultimi dieci anni ridursi di un quarto gli investimenti,

Tra le cause la combinazione tra gli effetti del D.L. 78/2010 – che impone rigide norme di spending review ai Comuni, che incidono sui i capitoli di spesa del settore cultura considerati come tra i più comprimibili, riducendone le possibilità – e la scarsità di risorse a disposizione, per una consistente diminuzione delle entrate e dei trasferimenti pubblici.

Federculture_comuni

 

La ricaduta negativa non è trascurabile, perché in tempo di crisi il contesto locale è quello dove più è evidente la funzione sociale ed economica della cultura, sia in termini di crescita del patrimonio cognitivo accessibile a fasce sempre più ampie della comunità, sia per lo sviluppo del sistema di imprese dell’economia dei territori.

Milano, nonostante le difficoltà di bilancio, negli ultimi anni ha promosso la crescita dell’offerta culturale, in qualità oltre che in quantità, tanto che la nostra città si è definitivamente affermata come polo culturale di livello internazionale e meta di turismo culturale (seconda città dopo Roma per incassi dalla tassa di soggiorno nel 2015, con 60 milioni) con un annata straordinaria anche nel 2016.

Il successo è frutto di azioni complementari e organiche dell’Amministrazione che ha potuto incrementare la spesa in conto capitale relativa alla funzione Cultura, grazie anche alla ridefinizione dei rapporti con privati e Fondazioni, maggiormente coinvolti su obiettivi comuni. Rispetto al passato Milano ha diversificato e articolato l’offerta, e oltre a investire strategicamente sulle istituzioni culturali storiche, ha valorizzato e creato sistemi con le attività e le strutture culturali del territorio (ad esempio le biblioteche e il sistema dei teatri), interpretando la Cultura nel suo duplice aspetto di Bene Culturale e di Attività Culturale, e accettando la sfida di superare questa contrapposizione forzata, perché è tempo di dare pari dignità ad entrambe e sollecitarne la complementarietà, l’alleanza, che consente di produrre nuova cultura.

In questi anni sono cresciute in qualità e quantità le relazioni e gli scambi tra produzione culturale e filiera della formazione, e c’è stata grande attenzione e sostegno alla nascita e allo sviluppo di nuove realtà culturali, che hanno scommesso anche su luoghi decentrati (Mare Culturale Urbano, Laboratorio Formentini, Fondazione Prada, BASE).

Il 2016 dimostra che Milano è capace di attrarre turisti e farli tornare anche dopo la stagione di Expo, e nel contempo di creare tra i suoi cittadini più consapevolezza della sua offerta culturale, perché ha investito e introdotto modelli e progetti non occasionali di cultura diffusa (come BookCity, Piano City, La prima della Scala diffusa), con l’obbiettivo di far crescere il patrimonio di conoscenza e l’accesso al sapere di tutta la sua comunità.

Possiamo crescere ancora, e a proposito di cultura diffusa e di pensiero largo, vorrei introdurre una considerazione per approfondirla in futuro: le attività di messa a sistema e di valorizzazione delle reti culturali non devono né possono fermarsi ai confini della città, perché la possibilità di allargare lo sguardo all’area vasta porta sicuramente vantaggi reciproci.

Soprattutto in questo momento storico, in cui l’impatto della riduzione dell’azione culturale di enti come le Città Metropolitane – che pur possedendo beni, hanno perso o hanno di molto ridimensionato le loro competenze in campo culturale, a favore delle Regioni – ha lasciato un vuoto di governance tra i diversi livelli istituzionali. Vuoto che si sente anche nella culturalmente pulsante area metropolitana milanese, prima provincia italiana per valore aggiunto della cultura (contributo economico del settore alla totalità del PIL) e occupazione culturale (in Lombardia risiedono più di 60.000 imprese che hanno come core business la cultura sulle quasi 290.000 complessive in Italia).

Ancora c’è da lavorare, perché sia riconosciuta la funzione specifica e fondamentale degli Enti locali, e di Milano e della sua area metropolitana in particolare, come protagonista delle politiche culturali, rivendicando un maggiore coinvolgimento nelle decisioni prese centralmente. È necessario tenere insieme le tante anime ed espressioni della cultura e fare in modo che si confrontino con continuità e sempre più in profondità, e dare strumenti agili e risorse per il consolidamento di politiche culturali territoriali a sistema, anche in area vasta, perché la cultura sia davvero motore di sviluppo economico e sociale del territorio.

 

Paola Bocci

 

* infografiche dal sito Federculture e dalla presentazione in Mudec a cura di Claudio Bocci, Direttore Federculture.

XII Rapporto Annuale Federculture – Impresa Cultura Creatività Partecipazione Competitività

 

 



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