8 febbraio 2017

SUONI E PROFUMI D’ORIENTE A MILANO

Al Portello un occhio a mondi sconosciuti


Fermata Portello della linea lilla della metropolitana: entriamo nel cuore dell’Oriente a Milano. Quest’anno per la prima volta infatti il Festival dell’Oriente lascia il Parco delle Esposizioni di Novegro e entra nel polo fieristico urbano con cerimonie tradizionali, danze tipiche, canti e arti marziali, con un continuo avvicendarsi di show e performance. Un appuntamento annuale itinerante, che tocca le principali città italiane e aggrega in un unico happening anche il Festival Salute e Benessere da Oriente a Occidente e quello delle Arti marziali.

10bramante05FBEntriamo con un red bindi decorativo e benaugurante in mezzo alla fronte, goccia della tradizione indiana preparata con curcuma rossa e siamo subito immersi nell’atmosfera di un’immensa area geografica: India, Cina, Giappone, Thailandia, Corea del Sud, Indonesia, Malesia, Vietnam, Bangladesh, Mongolia, Nepal, Rajasthan, Sri Lanka, Birmania, Tibet.

I ritmi delle percussioni giapponesi – o-daiko il re dei tamburi, il più grande a forma di barile con un diametro di oltre 50 centimetri, accompagnato dai più piccoli miyadaikos, shime-daiko e gojinjo-daiko, dimensione da cintura – fanno rivivere frammenti delle musiche popolari della tradizione nipponica: il taiko ha una voce potente, simile al tuono e nel VI-VII secolo veniva usato in battaglia per intimorire i nemici, per incitare le truppe e per inviare comandi. Energia allo stato puro!

Una musica delicata e dolce accompagna invece una particolare autovestizione acrobatica del kimono, composto da circa 16 pezzi e normalmente indossato con l’aiuto di un paio di persone. Indossare il kimono è un’arte complessa e rituale, per la quale le giovani giapponesi frequentano una scuola e ottengono un diploma di maestra di vestizione.

Delicato anche il suono dell’erhu, chiamato “violino cinese”. Differisce dallo strumento occidentale sotto molti aspetti: non ha alcuna tastiera, l’archetto è incorporato e l’erhu è tenuto in verticale, spesso appoggiato sul grembo del musicista, che deve far vibrare le corde premendo solo sulle corde stesse. L’erhu è uno degli strumenti cinesi più importanti e espressivi, con una storia di più di 4.000 anni; è capace di imitare i suoni più vari, dal cinguettio degli uccelli al nitrito dei cavalli e produce melodie delicate e malinconiche. Per gli appassionati degli antichi strumenti cinesi e di musica Shen Yun da non perdere anche le performance della Shen Yun Symphony Orchestra e lo spettacolo Shen Yun 2017. Vivi una cultura divina, in scena al Teatro degli Arcimboldi dall’11 al 13 marzo, dopo un lungo tour negli Stati Uniti, in Canada e in altri paesi europei.

Poi ancora tanti ritmi dall’energia contagiosa, come il ramè, caotico e gioioso insieme. Un docente di psicologia positiva alla University of East London, Tim Lomas, ha raccolto termini che raccontano uno stato d’animo o un’esperienza positiva in idiomi diversi, dal coreano all’inuit: qualcosa di ramè a Bali è il gamelan. Si tratta di un’orchestra composta da numerosi strumenti, tra cui tamburi, gong, xilofoni, flauti di bambù e strumenti a corda. La musica prodotta è complessa e articolata, con melodie sovrapposte e più linee ritmiche suonate insieme. Il risultato: caotico, allegro e vitale. In una parola: ramè.

Usciamo con un’orchidea, simbolo di perfezione, abbondanza e crescita interiore. Il Festival dell’Oriente ci aspetta ancora a Milano dal 10 al 12 febbraio.

 

Rita Bramante



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