18 gennaio 2017
DAVID ARMITAGE
JO GULDI
MANIFESTO PER LA STORIA
Il ruolo del passato nel mondo d’oggi
Donzelli, 2016
pag. 264, euro 22,00
Con una stupenda introduzione di Renato Camurri, “Manifesto per la storia” è un appello appassionato per una maggiore conoscenza e consapevolezza storica a tutti i livelli. Soprattutto in questo momento di politica turbolenta, di erosione della vita civile, di tensioni che incrinano gli ideali della democrazia e di cambiamento climatico che minaccia la sopravvivenza della nostra stessa specie. Mai prima d’ora abbiamo urgente bisogno di quello sguardo lungo sul passato che solo gli storici possono offrire. Ecco il compito civile della storia e di chi la racconta.
Sotto alcuni aspetti la storia è oggi molto popolare. Basti pensare al successo di molti film, di romanzi ambientati nel passato e di pubblicazioni di storia, rivolte a un vasto pubblico, molto richieste, soprattutto nel mondo di lingua inglese. Eppure questa fame di storia raccontata si contrappone a una resistenza, a una volontà di rimanere ignoranti nei confronti di una risorsa necessaria per orientarsi nei nostri tempi problematici. L’ascesa del populismo e l’affermazione di alcune forme di autoritarismo, in Europa e negli Stati Uniti, ne sono la conferma. Le generazioni che non ricordano il periodo tra le due guerre, della Grande Depressione o della Seconda guerra mondiale, sembrano ripetere gli errori catastrofici del passato.
La storia è stata da tempo relegata alla funzione di una sia pure accurata narrazione di un passato che, in quanto tale, può essere fonte di attrazione o repulsione, ma senza rilevanza nella soluzione dei problemi contemporanei. Si pensi allo scarsissimo ruolo che l’indagine storica ha all’interno dei grandi progetti europei di finanziamento. Il calo dei finanziamenti, come sostiene David Armitage, docente di Storia americana alla Harvard University, è un sintomo, e non una causa, della crescente e deplorevole marginalità della nostra vita pubblica.
In Italia, non c’è mai stato maggior bisogno di prospettiva e consapevolezza storica. Negli Stati uniti, almeno, a seguito delle recenti elezioni, gli storici sono stati protagonisti tra gli studiosi che hanno allertato il pubblico sui segni premonitori di autoritarismo. Di fronte a una nuova amministrazione americana che non solo è indifferente alla storia, ma è determinata a distruggerla, gli storici hanno il dovere di parlare, di scrivere, di insegnare a un pubblico più ampio.
Oggi gli storici dovrebbero avere tre obblighi etici: verso il passato (recuperandolo nella sua complessità, contingenza e distanza), verso il presente (per istruire e mettere in guardia nei momenti di crisi) e verso il futuro (per prepararci agli eventi imprevisti, ma anche per immaginare scenari di come il futuro potrebbe manifestarsi).
La storia può tornare a essere pubblicamente rilevante solo se dimostra di sapere controllare la lunga durata, la sedimentazione di idee in un arco di più di duemila anni. Il passo, non impossibile, è quello di illuminare il presente per aiutarci ad affrontare meglio il futuro, usando le risorse del passato in modo critico.
Cristina Bellon
questa rubrica è a cura di Cristina Bellon