22 dicembre 2009

PARTITI POLITICI O UFFICI DI COLLOCAMENTO?


Sul Corriere Economia del 19 Giugno 2006 si leggeva: “Intorno alle società pubbliche c’è una vera e propria rete di potere e di interessi. Gli incarichi spesso vengono conferiti o per piazzare chi è tagliato fuori dalle elezioni o chi deve essere ripagato di altri lavori o servizi resi qua e là nel tempo. Elargire cariche è anche un modo per creare consenso e per pagare indirettamente la macchina della politica”.

Gli effetti pratici sull’economia del nostro Paese, sulla sua competitività e sull’efficienza delle sue pubbliche amministrazioni di questa “invasione” della politica e dei partiti politici sono assolutamente devastanti. Troppo spesso nelle aziende pubbliche le assunzioni, le carriere, gli investimenti, le consulenze, i fornitori e addirittura le scelte strategiche sono state e sono decise nelle segreterie di partiti politici, senza nessuna considerazione per le forze del mercato e per i problemi della concorrenza e della competitività.

Sul Corriere della Sera del 27 febbraio 07 c’era scritto, testualmente:

“Abbiamo convenuto – conferma la Gelmini- sul fatto che sia giusto arrotondare lo stipendio di alcuni consiglieri….” Fin qui la cosa è bizzarra, ma, come dire “sono affari loro”: ogni partito politico ha il diritto di utilizzare i suoi soldi come meglio crede. Ma continuiamo a leggere:

“Abbiamo convenuto – conferma la Gelmini- sul fatto che sia giusto arrotondare lo stipendio di alcuni consiglieri, quelli che hanno già fatto una legislatura e che sono impegnati a tempo pieno, affidando loro alcuni incarichi in enti esterni”.

Dunque nella circostanza la “filosofia di fondo” sembra essere questa: gli incarichi nel nostro paese non vengono assegnati dopo aver identificato “le persone giuste al posto giusto”, ma per arrotondare alcuni stipendi. In questo modo non sono più “affari loro” perché l’arrotondamento dello stipendio lo pagano gli “enti esterni”. E se sono enti pubblici alla fine lo pagano i cittadini.

A chi lo pagano? A “quelli che sono impegnati a tempo pieno”. Ma se sono impegnati a tempo pieno dove trovano il tempo per svolgere altri incarichi? Mah. Andiamo avanti a leggere: “Questo– conclude la Gelmini – anche per garantire qualche soddisfazione ad alcuni di loro, che potevano legittimamente aspirare a un posto di assessore e non l’hanno avuto”.

Dunque il rappresentante di un partito politico dichiara che il suo partito politico assegna degli incarichi in enti 1) per arrotondare stipendi e 2) per consolare consiglieri afflitti. A Milano diciamo (o dicevamo?) “robb de matt”.

Aggiungo due cose: primo che la Gelmini, che adesso è ministro e ogni tanto parla di ” merito”, secondo me più che altro nella circostanza era “vittima” di una cultura diffusissima. Questa prassi è ormai consolidata nel nostro Paese ed è caratterizzata da, chiamiamole così, “radici culturali” molto profonde. E secondo devo dire che più o meno i partiti politici mi sembrano tutti uguali. Certo che quel virgolettato del Corriere è veramente incredibile.

Tempo fa avevo depositato una mozione da discutere in consiglio comunale a Milano. Il titolo era “Partiti politici o uffici di collocamento?”. In quel testo avevo citato l'”incredibile” (almeno, per me, anche se ormai ne ho viste di tutti i colori) intervista del Corriere della Sera e altre cose, e proponevo ai colleghi del Consiglio Comunale di Milano:

* di diventare portavoce di un messaggio innovatore, che interpreti il desiderio delle “persone normali” (ma a volte mi chiedo se ce ne sono ancora nel nostro paese) di non sentir più parlare di nomine “in quota” a questo o a quel partito.

* Di statuire che ogni nomina, almeno a Milano, dovrà essere effettuata esclusivamente sulla base di criteri di meritocrazia, d’indipendenza e di professionalità.

* Di dichiarare che a giudizio dei consiglieri del Comune di Milano i soggetti nominati dalle nostre istituzioni presso enti, aziende e istituzioni dovranno essere selezionati esclusivamente per le loro competenze e sempre a prescindere dalle loro preferenze politiche personali.

* Di dichiarare che a noi interessa che lavori bene. Chi se ne frega per chi vota. Voti per chi vuole. L’importante è che lavori bene. Le sue preferenze politiche non dovrebbero avere assolutamente nulla a che fare con l’attività professionale. E viceversa, naturalmente.

* Di dichiarare, infine, che “in Italia oggi non è così”, e questa “invadenza della politica” è sicuramente uno dei motivi della decadenza economica del Paese, della sua continua perdita di competitività e del pessimo funzionamento della nostra burocrazia e di alcune nostre pubbliche amministrazioni.

“Ciao pep”. Il 3 Luglio 2008 la mozione è stata votata a Palazzo Marino ed è andata così: 30 contrari, 15 a favore, 3 astenuti.

E buonanotte alla capitale morale!

 

Giancarlo Pagliarini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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