22 dicembre 2009

L’ALTA VELOCITA’ ALLUNGA LE DISTANZE


Milano, 24 novembre 2009, sul sito di Trenitalia leggo le anticipazioni dell’orario invernale: Frecciarossa e Frecciargento dal 13 dicembre “rivoluzioneranno il modo di viaggiare degli italiani”. Cerco i treni per Venezia e la rivoluzione mi travolge: il Milano Venezia del mio prossimo futuro serve Bologna, Padova, Mestre, talvolta Rovigo, in alternativa Ferrara.

Percorro quella tratta da quand’ero bambina: Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Mestre, queste stazioni hanno rappresentato i miei rudimenti di geografia, una scansione del tempo e delle abitudini del viaggio rimasta identica negli anni. Tre ore anche quando introdussero le fermate intermedie a Desenzano e Peschiera; la prima volta alla stazione di S.Bonifacio, mi ero chiesta a quale onorevole avesse dato i natali quel luogo sperduto, dove non saliva mai nessuno tanto meno l’onorevole in questione.

Tangentopoli, le lenzuola d’oro, il mitico Ezio Gallori: con quel treno ho attraversato la storia d’Italia mentre mutavano i paesaggi che mi avevano regalato lo sfondo per le tetre letture scolastiche di Manzoni. Vago tra i ricordi ma lo sguardo che cade sul tempo di percorrenza mi riporta al presente: 3 ore e 18 minuti; dopo aver corso tra Milano e Bologna sono previsti 50 minuti in attesa della coincidenza: nel capoluogo emiliano si cambia treno. Pausa piadina? Chissà che non aiuti a meditare seriamente sullo squarcio in ricordo della strage del 2 agosto 1980. Come alternativa sembra vi sia un unico superstite; parte da Milano a mezzogiorno e arriva in laguna alle luci del primo meriggio. Ha la carrozza ristorante: ideale per gli innamorati. Intanto sbircio le recenti promozioni. Elargiscono grandi sconti per viaggi in giornata superiori a 3 ore e mezza a tratta; la Milano Venezia è quindi esclusa ma ho motivo di sperare: se continua così, massimo due anni e passo da Roma.

Milano, 14 dicembre 2009, riapro il sito di Trenitalia per comprare il biglietto tra il rassegnato e l’attratto dal brivido dell’alta velocita’ più glamour della stagione, la mortadella, il Po. “In treno per l’ambiente” mi ammonisce la bimba delle ferrovie nel pieno del Vertice che a Copenaghen ridiscute le sorti del Protocollo di Kyoto: basta universi chiusi tra Renzo e l’Adda, siamo cittadini consapevoli del terzo millennio. Nell’orario ormai definitivo noto subito: Milano Venezia, 2 ore e 35 minuti. E Bologna? Un falso allarme, un ballon d’essai, una burla? Si torna all’itinerario classico, una partenza ogni mezz’ora per venti treni al giorno. Nel Nord Est la rivoluzione che ammicca alle tradizioni avanza con Frecciabianca. Anche il parente povero dell’Alta Velocità “accorcia le distanze”; “da quando c’e’ lui caro lei” il tempo “è denaro”: trenta minuti guadagnati, ridotti i tempi in stazione, cancellate le fermate minori e con la sostanziale messa al bando dei convogli regionali, risolti pure i ritardi.

Dovrei rallegrarmene e invece ripenso alle vicende dell’esclusione di Bergamo dalla linea storica. Raffronto all’attuale inanellarsi di periferie e capannoni, le immagini dal finestrino della mia infanzia: i nuovi emarginati, i pendolari che non vivono nei centri principali stanno in coda in autostrada. Accanto ai binari come un tempo i contadini al passaggio delle littorine, guardano lontano: laggiù c’e’ il Ponte sullo Stretto e oltre il mare, territori inesplorati, spazi mitici sempre più vicini. Per i diseredati delle Frecce solo Milano si allontana all’orizzonte ma nel traffico resta molto tempo per sognare.

A.Valentinelli


 



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