20 dicembre 2016

WORKSHOP SUGLI SCALI FERROVIARI. C’ERO ANCH’IO

Molta progettualità. Qualche perplessità sul percorso futuro


La tre giorni “fondativa” sul futuro degli scali ferroviari potrebbe essere ricordata a lungo: forse non per i contenuti nessuno dei quali può essere stato una sorpresa, quanto per la buona volontà e l’intenzione di “lavorare insieme”: FS, Comune e collettività. E senza entrare nel merito della discussione del titolo di FS/Sistemi Urbani ad assumere un ruolo in Accordo di Programma stante la sua ambigua natura pubblico/privata, rimango nel contenuto del workshop con due riflessioni.

08bonomi42fbLa prima riflessione è sull’“ansia di progettazione” che ha permeato molti partecipanti e, collettivamente, tutti i tavoli. Un anelito a definire contenuti e addirittura, per qualcuno, a delineare forme. Tutti i cinque tavoli di lavoro in cui era articolato il workshop hanno visto una partecipazione ampia di un pubblico in realtà di addetti ai lavori, e questo è stato un bene perché ha limitato la dispersione su argomenti utopici; si sono definiti principi informatori e linee guida, procedendo in equilibrio tra spinta “dal basso” e regia dall’alto (tranne un tavolo, il mio, abbandonato a se stesso sul più bello).

Hanno prefigurato di tutto e di più, ma di sicuro ci si è trovati d’accordo sul fatto che il percorso sarà molto lungo, tanto da mettere enfasi sugli usi temporanei, e che il driver di indirizzo sarà principalmente la flessibilità dello sviluppo degli scali.

Ma l’”ansia di progettazione” di cui dicevo ha portato a sottovalutare la flessibilità, la resilienza della città che si interrela con le aree su cui si stava riflettendo. Milano è un organismo potente e dinamico, pronto a cogliere tendenze e opportunità, e il rischio è che lo sviluppo delle linee progettuali emerse per gli scali, che avranno comunque procedure complesse e tempi lunghi, vengano anticipate dall’iniziativa della città e degli operatori che devono già comunque intervenire su una imponente massa di volumi da rigenerare.

Non si prospetta un percorso di sviluppo lineare e predeterminabile, bensì un processo che si autocostruisce nel divenire: cosa e come sarà opportuno fare in ciascuno scalo dismesso dipenderà dalla dinamica evolutiva del contesto (domanda di nuove funzioni e servizi) che anticiperà in “time-to-market”, in tempo reale, le risposte del mercato alle esigenze. All’obiezione che il mercato non ha interesse a dare risposta a esigenze sociali importanti ma non economicamente vantaggiose rispondo che ciò che era vero in passato ora è superato da una realtà di mercato 2.0 consapevole di non poterle ignorare.

Direi allora che, in questa relatività del divenire, in questa fase “fondante”, il lavoro da svolgere dovesse essere (e in buona misura lo è stato) raccogliere idee, esigenze e tendenze, ma limitandosi a una prefigurazione di massima su funzioni, tempi e “valori” medi. L’”ansia di progettazione”, ossia l’urgenza di calare principi e linee guida nei luoghi può portare a scontrarsi con una realtà adattiva che è sempre più avanti, per definizione. L’unico ambito tematico del workshop dalla cui visione e progettualità di lungo termine non si può prescindere è “la città delle connessioni” in virtù della caratteristica di rete che lega anche storicamente tali aree.

La seconda breve riflessione è sul metodo; direi che la collettività è stata ben rappresentata dai presenti, con competenza e vera partecipazione, il metodo di analisi è stato efficace e i risultati dei tavoli di lavoro vitali e profondi.

Tuttavia ho percepito una frattura tra l’output delle sessioni e la sintesi dei team leader: tranne uno di loro (che, a mio fallibile giudizio, ha ben saputo portare il pensiero espresso dal suo tavolo), tali progettisti, ciascuno indiscutibilmente valido, non sono riusciti a fare adeguate sintesi tra i contenuti elaborati collettivamente e la loro esperienza e visione, chi per eccessiva distanza (fisica, culturale) chi per eccessivo personalismo.

Rimane comunque il significato dell’incontro, il valore dell’intenzione, e il coraggio di ricominciare proattivamente un percorso complesso tra attori di un confronto ineludibile. E sono uscito alla fine soddisfatto da una gratificante sensazione di concreta partecipazione alla crescita della mia città.

 

Giuseppe Bonomi

 



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